Se avete un bisogno impellente e state cercando l’agognato luogo della liberazione magari voi chiedete il bagno o i servizi (dove è omesso ma scontato che si intendono quelli igienici). O la toilette, appunto. Il riferimento è uguale se vi allontanate dalla tavola o dal divano della compagnia. Magari invece di richiamare proprio l’atto per il quale vi muovete sfruttate la classica e apprezzata pratica di pulizia: vado a lavarmi le mani…
Se poi siete tra amici, tra mollezze e confidenze, ci scappa pure: devo correre in cesso. D’accordo, è questione di contesti e di abitudini. Insomma il linguaggio che adottiamo è più o meno formale e aggraziato oppure vagamente sfacciato perché è influenzato dalle situazioni, dai rapporti che abbiamo con gli interlocutori, dal nostro grado di rilassatezza o di disagio. Non è raro che nella giusta e umana complicità sia usuale esprimere che scappa la pipì. E anche, talvolta, qualche “atto grosso” come amabilmente lo definisce un mio caro amico.
A me è piaciuto moltissimo nella sala d’attesa di un pronto soccorso sentire una gentile e sorridente signora italiana spiegare ad un bel ragazzo nero, se non erro di nazionalità americana, che accompagnava per una visita, che avrebbe dovuto memorizzare subito che “andare a pisciare” per la nostra lingua è corretto ma un po’ troppo disinvolto e poco elegante. Specialmente con le donne, ha rimarcato con lo sguardo affettuoso del consiglio.
L’impatto è stato quello di una scenetta divertente. Insomma avevo assistito a una sorta di piccola gaffe deliziosamente sciolta dal brillante garbo della signora. Poi ho pensato a quelle lezioni di stile e cultura che sempre devono affiancare l’approccio a una lingua. E anche a quella meravigliosa armonia dello scambio, naturalmente.
Poi ripensandoci mi sono pure chiesta quante volte ci incastriamo nelle parole.
Infilandoci in gabbia, forse. O invece esercitando anche la finezza del pensiero.
Che bello. In toilette e dalla toilette possono accendersi tante luci. Di riflessioni leggere, di idee geniali, di propositi o di complesse elaborazioni. Perché tutte le umane relazioni sono anche flussi di parole.
E adesso, per rispetto o per sfoggio di padronanza linguistica, non potete mandarmi ad espletare impegnative funzioni corporali!
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