Novara art festival, Novara gospel festival, Novara cine festival, Novara jazz festival, Novara danza festival. E poi Novara classique ovvero il festival della musica classica. E festival del fumetto. Temo di averne dimenticato qualcuno, se fosse chiedo venia.
In tempi di crisi e con la rivoluzione delle attitudini e del tessuto cittadino conseguenti alla caduta libera di industria, commercio e affini scoprire una vocazione credibile è un saggio tentativo di salvezza. Il centro storico di Novara, i locali, i parchi, le atmosfere, i servizi sono felicissimo palcoscenico per qualsiasi festival. Dunque la scalata per la notorietà è un sogno realizzabile, un obiettivo possibile, un geniale moto di riscossa.
Ha scelto aree un po’ di nicchia un po’ fascinose. Ha lavorato alacremente per migliorarsi ad ogni edizione. Ha organizzato una serie di eventi collaterali con risvolti commerciali di comune interesse. Insomma Novara ha intrapreso il cammino della città set. La città delle manifestazioni culturali, musicali, di richiamo artistico.
Insieme alla sempre interessante stagione teatrale e al fermento per la ristrutturazione del meraviglioso Castello che potrà degnamente ospitare Musei e mostre di ampio respiro Novara e i suoi Festival si presentano come un cantiere di espressioni creative, di svago, di cultura. E’ d’obbligo aggiungere l’intenso impegno per rilanciare lo sport in città, per realizzare strutture di prestigio, per attirare gli appuntamenti importanti di varie discipline. E potrei continuare…Con i tour enogastronomici, ad esempio. E non solo.
Benissimo. Questa è un’attenta politica del territorio. Lungimiranza e adeguato sfruttamento delle risorse e delle potenzialità, fantasia e attenzione alle opportunità che certe iniziative possono aprire. E non solo. E’ anche uno dei migliori modi per valorizzare il patrimonio locale, per dargli vita e futuro, per offrire nuovi canali di energia e possibilità ai cittadini, per allargare gli scambi e incrementare la circolazione di idee, quattrini, meraviglie.
Sulla soddisfazione e sulla partecipazione dei novaresi dovrei aprire una lunga e complicata parentesi. Sorvolo, per ora. Il tempo, forse, produrrà frutti e, con essi, gli entusiasmi collettivi. Me lo auguro, ecco.
Mi piace invece riflettere su questo panorama. Su questo lavoro di “ricostruzione” di una città. Su quest’opera di ricerca di uno sviluppo moderno e sostenibile. Su questo bilanciamento di cultura, costume, economia che fondamentalmente nel nostro Paese potrebbe avere un unico nome: turismo. L’asso nella manica per una terra piena di bellezze naturali e architettoniche, densa di storia e degna di encomiabili citazioni in ogni ambito intellettuale. In fatto di genio e intrattenimento potremmo non prendere lezioni da alcuno. Abbiamo paesaggi irripetibili. E una grande tradizione di accoglienza.
Accidenti, partire da questo è possibile. Urgente, essenziale direi.
Ogni monumento, ogni scorcio, ogni pietanza, ogni festa hanno tanta magia da regalare. Basta seguirne il respiro. Rispettare la loro identità e nel contempo tenerli desti, renderli fruibili, giocare mirabilmente con le loro qualità…
Novara è un ottimo esempio, direi.
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