Il passato è sempre più presente, accidenti.
Alla faccia delle distanze generazionali e dei mutamenti sconvolgenti il 2010, che a scriverlo e pronunciarlo, sembra un anno da film d’avanguardia e fantascienza, è il tempo del revival. Via la polvere e tutto quello che era stato archiviato e infilato in qualche remoto angolo di soffitta torna buono per i giovani gusti. Musica e moda attingono vistosamente da decenni floridi e fantastici che credevamo superati.
Noi che ragazzi non siamo più abbiamo già vissuto certe atmosfere e amato certi brani. Abbiamo già visto certe combinazioni e magari abbiamo ancora nel guardaroba i vestiti originali che oggi si affannano a scopiazzare. Tutto torna. Come se non ci fosse più estro per inventare cose nuove. Come se il meglio fosse proprio da ripescare in uno scorcio passato di grande fermento e di splendidi movimenti. Nostalgia, revival, rivisitazione, ammirazione postuma.
Spiace solo che spesso la riedizione scarseggi in qualità, sia una riproduzione sbiadita o un saccheggio dal patrimonio storico senza alcuno slancio culturale. Le materie prime, innanzi tutto. Insomma scopriamo che le stesse forme e gli stessi colori non godono più dei buoni pellami di una volta o non conoscono la calda lana. E poi il recupero è affidato a mani che non hanno la vecchia abilità, il maniacale impegno, la serietà professionale. Il risultato spesso è un po’ kitsch o goffamente rabberciato.
Per fortuna la musica offre qualche performance gradevole: mescola i generi, compie uno sforzo di interpretazione, raggiunge felici sintonie tra tradizione e orizzonti da esplorare. Sul filo della riviviscenza ci sentiamo tutti vicini, ecco. D’un tratto genitori e figli possono ritrovarsi ad ascoltare lo stesso cd. E pure a condividere gli stessi abiti, più o meno.
Il cruccio è quello della relazione sfilacciata con la storia e con il costume. Insomma noi abbiamo legato canzoni e abbigliamento a momenti, a fenomeni. Per noi sono stati espressione di qualche tendenza, di una scelta, della forza delle idee. Per molti ragazzi di oggi sono calati dall’alto, dal mercato, dagli orientamenti delle firme e dalle onde dei media.
In fondo non c’è la stessa percezione, la stessa elaborazione, lo stesso coinvolgimento intellettuale. Il revival è uno spudorato sfruttamento di un ricco bagaglio. Ma le emozioni non si ripetono sempre. Manca la scintilla che c’era quando qualcosa è nato, con tutta la passione per quello che rompe e irrompe.
Non so se il passato esercita un vero fascino, ecco. Ho l’impressione che molti seguano ciò che “si usa” senza occuparsi delle radici, delle ragioni, senza neanche sapere che quello che gli arriva addosso è l’eco dell’urlo di ieri. E che tutte le meraviglie di altri decenni servano a colmare il vuoto di questo periodo flaccido, sbadato, rintronato.
O magari abbiamo davvero consumato tutte le risorse della fantasia…Chissà.
Comunque mi interrogo soprattutto sulle relazioni. Tra noi e i nostri ricordi. Tra noi e l’attualità. Tra le epoche che si toccano, si sovrappongono, si confondono. Tra le differenze che si annullano nonostante l’anagrafe…
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