Urtava il tuo spirito battagliero fosse ammirata la tua bellezza.
Ma i tuoi tratti splendidi, la pelle tesa e fresca, la chioma esuberante, lo sguardo vivace e profondo non potevano passare inosservati. Inutile mortificare il corpo in informi giacconi, tenere candido il viso e assolutamente trascurata la femminilità. La voce, le movenze, le labbra morbide e le sopracciglia in naturale disegno, le gambe affusolate e gentili facevano la loro straordinaria figura.
Ti arrabbiavi, con la tua smorfia grintosa. Perché ogni causa era passione e zelo. Ma non riuscivi ad inasprire le fossette dolci delle guance, gli occhi di un verde cristallino, le mani delicate. A te quel corpo sembrava una gabbia. Ti sentivi violentata dalla bellezza. Tarpava le tue ali di combattente, velava la tua intelligenza. O almeno questa era la sensazione che avevi.
Non ti ascoltavano mai abbastanza. Tutti rapiti dal tuo aspetto incantevole. E allora ti accanivi contro di te con una tenacia e uno sdegno impressionanti. Smagrivi i tuoi fianchi, scavavi le tue gote, attorcigliavi i capelli in improbabili e severi chignon, vestivi il tuo prosperoso seno di larghi pull dai colori neutri. Ma un poco alla volta sfiorivi anche tu. Si placava la tua ira, si facevano flebili i discorsi, evaporava la tensione emotiva.
Come se la carica fosse svanita con la bellezza. Come se il tempo avesse smorzato tutto, aspetto e toni.
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