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23/03/10

Commenti

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fulvio

Incontro molti laureati ai colloqui. Non posso generalizzare, sono persone diverse l'una dall'altra, ovviamente. Negli ultimi mesi ho dovuto però selezionare solo persone provenienti da una nota università milanese privata, anche qui molte teste diverse, ma un tratto comune a tutti: tristezza, scarsa fiducia nel futuro e pentimento per la scelta universitaria fatta a suo tempo. I bocconiani non sanno più come collocarsi...accettano tutto, purché abbia una parvenza di "crescita professioale". Ma chi avrà detto loro che cavolo è sta crescita professionale? Che cos'è crescita professionale? Nelle aziende, oggi, la professionalità sta sparendo. Al massimo si impara ad usare bene Outlook per archiviare le mail e quando non si hanno più mail da leggere si viene spostati - pardon, si cresce - per leggere altre mail diverse, sempre di più.

irene spagnuolo

Certo, mai generalizzare Fulvio. E il discorso è lungo, un post resta solo uno spunto...Ma appunto cosa diavolo si intende per crescita professionale? E perchè è meglio archiviare bene delle mail piuttosto che fare ottimamente il cuoco?
Mah........

Ciao ;)

Pim

Non si può generalizzare, ma spesso i non laureati trovano lavoro più in fretta, hanno più prospettive. E talora guadagnano meglio. (Quest'ultima osservazione nasce dal conto che mi ha presentato l'idraulico un paio di mesi fa.) E poi bisognerebbe parlare di certe lauree brevi, dal respiro corto, praticamente un parcheggio sul nulla... Senza dubbio, meglio i piatti!
Buona giornata, un abbraccio.
Pim

Alex

Perdonatemi, ma al di là della pur triste, indubbia verità empirica dei vostri commenti, non posso fare a meno di leggere, tra le righe, una sottile, maligna consolazione. Come se, in fondo, provaste quasi una malcelata soddisfazione per l'evidente paradosso del nostro mercato del lavoro. Ovvero, quella gigantesca stortura che impedisce la naturale affermazione della meritocrazia e che, altrove, invece, è la regola. Io sono un giornalista pubblicista e la laurea in Scienze Politiche me la sono sudata dopo anni di sacrifici. Aspirare alla piena realizzazione professionale, in linea coi propri studi, non penso sia affatto un crimine o una situzione di cui vergognarsi se per ottenerla abbiamo lavorato onestamente e tenacemente. Anzi, dovrebbe essere una delle tappe fondamentali del proprio percorso di vita! Sono i vostri discorsi di persone piccole, malcelatamente invidiose, avare di sogni slanci e coraggio a mantenere questo Paese in una perdurante, malinonica immobilità.

annie

io ce l'ho la laureata, l'ho sudata, ho faticato per poterla avere e i miei hanno fatto sacrifici per permettermelo. Sai, grazie alla laurea, nessuno mi ha ancora offerto un lavoro vero, solo stage (se non call center,certo) e nessuno mi vuole insegnare a fare la segretaria o l'impiegata delle risorse umana o l'impiegata del marketing o che so io....perchè ho la laurea umanistica, quindi so far niente per partito preso ed è sempre meglio una ragazza diplomata ragioniera o segretaria d'azienda...
non per dire, certo, non si voleva generalizzare...ma non è che i laureati, tutti i laureati, hanno la puzza sotto il naso....non è così semplice vivere al giorno d'oggi, essere GIOVANI e LAUREATI è solo una fregatura....ma vallo a spiegare a tutti quelli che hanno pagato fior di quattrini per farmi avere quel maledetto, inutile, odioso pezzo di carta...
certo certo, ho tanta cultura....ma non posso andare a vivere sola, non posso sposarmi e mantenermi, non posso progettare oltre il mese, se va bene,...perchè la mia laurea mi frutta 700 euro al mese, mezzi in nero e mezzi no per 5 mesi al momento...e non faccio ciò che vorrei...te lo assicuro, mi accontento....ma il cuore sanguina....
e vorrei tanto poter imparare un mestiere...
ah, dimenticavo. Volevo fare l'insegnante. Ho dato tutti gli esami per entrare alla SIS, mi sono laureata in tempissimo per il test d'ingresso....e l'hanno eliminata, hanno tagliato migliaia di persone dalle scuole e non hanno + attivato un percorso formativo...io un mestiere potevo averlo...non chiedevo tanto...

Pier

Irene
leggendo post e commenti.
La "crescita professionale" è sopratutto una serie di "zuccate", "insuccessi" o "insoddisfazioni" che ci permettono o dovrebbero permetterci di capire se siamo sulla strada giusta. In caso contrario, andarsene, cambiarla ! Certo non collima con le raccomandazioni e la voglia di "posto" invece di "lavoro".
Per finire, lauree in legge, economia, scienze politiche e/o economiche ... mica ingegneria o medcina..
Ieri sera alla Sette è stato citato un dato:
in Italia oltre un migliaio di "Patrocinanti in Cassazione", mentre in Germania sono 44, esatto, QUARANTAQUATTRO.
A presto
Pier

fulvio

Quante vite rovinate dai sogni di gloria!
Quanti mancati idraulici, panettieri, sarti, gommisti, meccanici, tornitori, contadini, mungitori, commessi, pizzaioli...Non è che tutti possono diventare esperti economisti o giuristi o professori di sto cavolo e molti la stoffa per farlo semplicemente non l'hanno. Non vorrei chiudere gli ingressi alle università, ma vorrei insegnare che la vita è altro da un percorso universitario. E' brutto diffondere l'idea che laurea è bello e poi chiudere gli accessi all'università. Meglio sarebbe dire che tutto il resto è bello, il resto del lavoro, che non occorre sognare un posto dietro una scrivania prestigiosa per essere persone di valore.

Chris

In un certo senso, sono vittime di un sogno: che basti una laurea ad incasellarti in una non ben chiara elite, ed a garantirti una vita stabile, magari al calduccio di un ufficio, finchè morte non ci separi, collezionando diritti e schivando doveri.

No, non funziona così, non più, perché la laurea oggi è diventata troppo semplice, e nella sua semplicità illude i suoi corteggiatori convincendoli di essere in grado di fare tutto a prescindere dalle proprie inclinazioni e dalle richieste del mondo di lavoro.

Ed in una società in cui la scuola nè prepara, nè seleziona, ma solo certifica, è naturale che la fiducia delle aziende nei laureati vada a picco: il trionfo del nepotismo e delle assunzioni per raccomandazione è la logica conseguenza, se non ci si può fidare del foglio di carta, meglio poter contare sugli amici degli amici.

E non assolvo neppure la società, che d'immensa bifolcheria disprezza i lavori artigianali, quindi forzando la gioventù su strade di gregge, a far numero sulle statistiche dei laureati italiani - quando l'unico numero veramente importante dovrebbe essere quello della gente felice del proprio lavoro.

irene spagnuolo

Bellissime osservazioni Chris. Il quadro è sconfortante perchè effettivamente tutti siamo colpevoli. Abbiamo creato un sistema molle e insulso e non siamo neppure armati dalla buona volontà di cambiarlo...

irene spagnuolo

Alex la mia laurea in giurisprudenza è meritata e sudata quanto la tua, credimi :)
Peralto è stata conseguita in tempi e luoghi in cui aveva un buon valore...
Sono colma di sogni, slancio e coraggio. Per questo non vorrei mai valere per il titolo che ho ma per quello che sono, Alex.
Di malinconica immobilità è davvero zeppa invece questa società fondata su riferimenti troppo "friabili", qualche volta supponenti, spesso lontani anni luce dalla realtà.....

irene spagnuolo

Fulvio tu cogli sempre l'essenza....: "vorrei insegnare che la vita è altro da un percorso universitario". Ecco, hai scritto tutto tu in un pugno di parole :)

irene spagnuolo

Pier: fai un esempio illuminante!
Grazie

Pim: eh eh l'idraulico guadagna bene...e ne sono lieta, almeno quando non devo pagargli il conto :)

Annie...auguri, di cuore.
Certo, c'è un laureato precario a 700 euro/mese e un laureato che fa il cuoco a tempo indeterminato per un sostanzioso stipendio... Questa è la situazione. Ciascuno poi può commentarla come vuole!
Spero tu possa trovare presto una soluzione.

Un caro saluto a tutti
Irene

Giuseppe

Il seguente e' tratto da un articolo apparso su "La Stampa" un paio di settimane fa:
«Habbiamo» invece di «abbiamo»: proprio così, con l’acca davanti. Oppure «correzzione» con due zeta. O «violenza delle norme» anzichè «violazione» delle norme. E sono solo alcuni degli strafalcioni commessi dagli aspiranti avvocati alle prove d’esame per l’ammissione all’albo. Parola di uno dei commissari, un veterano delle aule di giustizia torinesi, che denuncia di essersi trovato alle prese con lavori lardellati di «errori di morfologia, grammatica e sintassi». «Al punto che - come spiega lui stesso - per un motivo o per l’altro abbiamo mandato all’orale solo una media di tre candidati su dieci. E con grande fatica».
A questi 'avvocati' aggiungerei quanti si recavano alla facolta' di Giurisprudenza di Catanzaro per ottenere una facile laurea. Ricordiamo tutti lo scandalo!
Ecco, tutti questi laureati si, li manderei a zappare.
Perche' si rincorre una laurea, cosi', tanto per ottenerla, e poi lottare tanto per un ottenere un lavoro, a volte mal retribuito, e non ad esempio una certificazione Microsoft o Cisco se proprio fare di fare l'idraulico non si ha voglia?
Non voglio fare la morale, e non voglio fare di tutta l'erba un fascio, pero' credo che alla laurea si ambisce perche' si ha una vocazione, si e' bravi e si ha passione per un determinato campo, non perche' si e' schizzinosi per fare un certo tipo di lavoro o peggio, perche' gli si viene chiesto dai genitori. Parlo per esperienza. Conosco tante di queste persone che ottenuta la laurea, in tanti fuori corso, adesso sono ancora in cerca di una lavoro stabile o peggio disoccupati, e parlo di persone oltre i quarant'anni.
Ciao,
Giuseppe

Pier

E' un argomento senza fine.
Ma anche per questo in nazioni libere, con economia libera, si arriva, volenti o nolenti ad un equilibrio.
Avremo in Italia, ditte di proprietà di ex clandestini, laureati o non, che assumeranno come segretarie, centralinisti o impiegati d'ordine i nostri laureati, amanti del "posto fisso", molto schizzinosi ma affatto desiderosi di impegnarsi in una propria attività !
Le ruote della vita , come il mondo, girano senza fine verso dove non è ben chiaro.
Pier

irene spagnuolo

Ecco, condivido Pier. Altrove si arriva a un equilibrio...

Giuseppe è un "problema" culturale e di costume, come scrivo nel post...Temo che forse sarà questa crisi a insegnarci con brutalità qualcosa. Insomma non tutto il male verrà per nuocere :)

Irene

zia elena

Non è detto che a lavare i piatti ti prendano, Irene, se sanno che sei laureata. Perchè, a conti fatti, un laureato resta a lavare i piatti fino a quando non trova qualcosa di meglio, mentre uno che lo ha sempre fatto, è più facile che resti a lungo. Ed i datori di lavoro, di questo tengono buon conto.

Concordo con la tua analisi, ma, soprattutto di questi tempi, ti assicuro che ho raccolto anche testimonianze di laureati (e non solo) che farebbero qualsiasi cosa, ma che non trovano proprio nulla.

E non dimentichiamoci che, anche nei lavori umili, viene comunque richiesta l'esperienza: da chi pulisce le camere d'albergo, a chi porta i vassoi al bar, la preferenza va a chi quel lavoro l'ha già fatto...

Un abbraccio.

Elena

irene spagnuolo

Ma si Elena...un pò è così. Ma non è questo propriamente il punto. E' questione di ripensare un pò al nostro "modello" di vita, di società, di cultura...Altrimenti altro che futuro, ci sfuggirà in un lampo pure il presente ahinoi.

Bacione grande!
Irene

gian49

Abbiamo svalutato molte lauree dal 1968 in poi, poi naturalmente, medie, licei, istituti... Mica solo in Italia. Oggi molti laureati sono ignorantissimi, non leggono, non sono informati, scrivono in modo approssimativo e sgrammaticato...E ripetono sempre che hanno sudato, come se tutto dovesse essere gia' servito precotto.... E sono tanti, troppi.... Tutti con logiche, e talora esagerate, aspirazioni di "crescita professionale" e stipendi adeguati.... Mah! Se ne puo' parlare all'infinito... Se qualcuno offrisse un lavoro serio (e vero!) a mia figlia architetta, farei grandi salti di gioia....questo e' sicuro!

Carlo

La realta` che stiamo vivendo non e` una sorpresa, ma e` figlia di governi e governi che tutt'ora continuano a guardare i problemi del presente e non provano ad analizzare i problemi del futuro. La mia non vuole essere una affermazione "col senno di poi" ma solo una triste analisi di quello che vedo oggi e che si e` visto nel passato. Diffondendo il mito della laurea e del posto fisso, diffondendo il mito dei fantomatici SERVIZI (che non sono le toilette) si e` del tutto perso il valore dell`economia "reale" quella basata sulla merce di scambio, sul prodotto fisicamente esistente e necessario. Lo si sapeva ma non si e` cercato di porre rimedio, faceva comodo (a pochi, ma sono quelli che contano). Chi riesce oggi con fatica e sacrifici a produrre un bene, ad esempio un frutto, non e` considerato nella catena del profitto. Spingere i giovani verso la laurea per considerarli "disoccupati" solo dopo che abbiano avuto i 23-25 anni non e` lungimiranza del governo ma solo un rimandare un problema ai prossimi governanti a prescindere dal "colore" degli stessi. Io non penso che i laureati del passato siano migliori o piu` preparati dei lauerati di oggi, non ho mezzi per verificarlo e le realta` lavorative sono drammaticamente differenti, e vi invito a distinguere il "protezionismo" del titolo di studio, ad esempio il caso delle facolta` di medicina attraverso il numero chiuso, con la preparazione e la certezza dell`occupazione. Spero solo che questa pratica di governo del guardare all'oggi e mai al domani cambi, perche` come diceva un famoso spot pubblicitario "prevenire e` meglio che curare".

N.B. mi scuso per i caratteri accentati, la tastiera di questo pc non ha il layout ITALIANO.

Nicola Marrella

Il problema è che anche ad arrivare a prenersi una laurea, chi e lo può permettere, non è garanzia non solo di occupazione oper quello che si ha studiato ma neanche per una "formazione" personale matura, critica e obbiettiva che ti permette di affrontare la vita con aperture alla conoscenza e lo sviluppo delle risorse personali che, anzi, sembra voler essere evitato per non rischiare di dare una coscienza critica e autonoma alle masse in grado, poi, di decidere e autorganizzarsi per quelli che sono gli interessi comuni e non quelli dei potenti che sfruttano le paure e la non capacità di autoanalizzarle egestirle in modo da esserein grado di ragionare da uomini liberi e non da cittadini in preda ad ansie , preoccupazioni, insicurezza e appunto PAURA. Bisogna fargliela venire a loro la paura che una di queste mattine non ci facciamo trovare tutti davanti a montecitorio a buttargli le monetine (ndr) e dirgli di andarsene a casa...

ivo

Si sta perdendo di vista la realtà lavorativa. Se ci sono 10 posti di lavoro per laureati ma si laureano in 100, va da sè che 90 dovranno adattarsi a fare altro al di fuori della loro preparazione specifica e dovranno competere con quelli che la laurea non ce l'hanno...non ci vedo nulla di strano o fuori dal normale. Se poi vogliamo discutere della qualità dei posti di lavoro e relativi problemi, allora quello è un discorso che abbraccia tutto il mondo del lavoro e va ben oltre ai problemi dei laureati...
Ciao, buona giornata!

stella valiera

scusate se mi intrometto, ma vorrei ricordare che l'Italia, indipendentemente dalle considerazioni sul titolo di studio, ecc., non è proprio in testa alle graduatorie per percentuale di laureati, diplomati, ecc., non è in testa alle graduatorie per fondi destinati alla cultura e alla ricerca, e abbiamo scoperto da poco che non siamo messi bene nemmeno come tenore di vita, e abbiamo un ascensore sociale praticamente fermo. probabilmente le uniche cose in cui eccelle l'ex belpaese sono evasione fiscale, corruzione e criminalità organizzata. senza dubbio ci sono laureati alla camomilla, ma ci sono anche persone capaci, che hanno studiato duramente, con passione, e non possono aspirare a lavori adeguati soprattutto perché nate nelle famiglie "sbagliate", e perché quei lavori sono già destinati a chi nasce nelle famiglie "giuste".

irene spagnuolo

Personalmente trovo molto valida l'analisi di Carlo. Ma ringrazio tutti voi, Stella, Ivo, Nicola, Gian. Davvero il "dibattito" è ricco di osservazioni molto interessanti... Probabilmente dovremmo fermarci e ripensare davvero ai nostri schemi, ammesso non sia già troppo tardi. Nicola anche tu auspischi una rivoluzione culturale eh?!

Buona serata
Irene

Adriana

Gentile Irene,
è verissimo che ci sono molti studenti universitari poco preparati e che nel momdo del lavoro ci vuole flessibilità. Ho il massimo rispetto per operai, idraulici, segretarie etc, ma ritengo che per chi ha fatto degli studi specifici finire a svolgere un lavoro poco qualificato possa essere frustrante.

irenespagnuolo

Adriana ma non è che confondiamo chi siamo con cosa facciamo? la vita con il lavoro?
Scrivo da laureata che fa un lavoro "non rispondente" senza alcuna frustrazione :)

Irene

 dragor

Un grande post che condivido dalla prima all'ultima parola. Cara Irene, sei rientrata alla grande. L'importante è fare qualcosa. In attesa di fare l'ingegnere nucleare, si possono anche raccogliere i pomodori.
Typepad non funziona più! Non posso pubblicare. Tu come ti trovi?

Ciao, a presto

dragor (journal intime)

irenespagnuolo

Dragor, grazie.
Neanch'io posso pubblicare da ieri.
Infatti ho due post, uno di ieri e uno di oggi, che finiranno nel cassetto accidenti. Uffa ancora l'incubo typepad!
Fatico pure a lasciare commenti...

Un abbraccio
Irene

Mike

una laurea significa sacrifici economici per la famiglia dello studente, sacrifici per chi studia e costi per lo stato. Se questo alla fine non serve è una perdita di tempo e denaro per tutti.
La soddisfazione personale per aver preso una laurea è maggiore di quella che si avrebbe a sposarsi ed avere un figlio a vent'anni?
Il tempo passato a risolvere integrali piuttosto che studiare le teorie macroeconomiche chi le restituisce?

Va anche detto che per fare ad esempio il camionista bisogna seguire dei corsi, che hanno un costo ed un tempo e bisogna superare una serie di esami.
Per fare il cuoco od il pizzaiolo esistono delle scuole superiori, così come per fare il fresatore CNC aver fatto l'ITI meccanico è molto consigliato.

Alla fine anche per fare molti lavori 'manuali' è richiesta una preparazione, che molto spesso si ottiene seguendo corsi specifici.
Questi percorsi formativi ovviamente non sono compatibili con il seguire i corsi di laurea, e quindi bisogna fare una scelta.

L'errore nella scelta secondo me è dovuto ad un errore logico: la laurea, o il liceo classico, è condizione in generale necessaria per raggiungere alcune posizioni di prestigio, ma non è purtroppo condizione sufficiente.

Pier

Mike un amico (piccola ind)mi ha raccontato di aver offerto il lavoro ad un ragazzo figlio di conoscenti, appena diplomato all'IT, dintorni di MI.Ditta a tre Kh da casa.

Condizioni:
Tempo indeterminato, hanno tanto lavoro perchè fanno valvole per le condotte petrolifere e gasdotti, livello elevato da specializzato, come spetta ai diplomati, mansioni guarda caso fresatore CNC , 1.350 € netti, mensili.
Colloquio: ah ! devo stare alla macchina ? si certo... quindi devo mettere la tuta .. si oppure il camice, come preferisci, è una officina. Bene ci penserò.

Più sentito o visto. Due mesi dopo ha saputo che si è impiegato a MI,a Fastweb, per non fare nomi...., contratto di 6 mesi,per 6 ore al giorno, poco più di 600€ netti e deve farsi circa 100 Kh. al giorno in auto.

Italia nostra! Fatto reale!

Pier

ivo

Bè, Pier, senza voler fare polemica ricodiamoci che è giusto che ognuno faccia le proprie scelte. Magari avrà avuto i suoi motivi, chi lo sa...

Pier

Certo, io sono per la più grande "resposnsabilità individuale" è non è fare polemica rilevare che
non puoi studiare 5 anni per fare un IT (di Monza) valido e quando ti offrono un lavoro nel tuo settore vai a lavorare al call center.
Infatti poi oltre il 50% dei laureati italiani trovano 1000 motivi validi per attendere che "gli si offra un POSTO ADEGUATO".
Caro Ivo è dal 1960 che lavoro, cambio, vedo, sento e potrei raccontare mille e mille casi veri ed anche più suggestivi di questo.
Se poi si leggono fra le righe bene anche alcuni dei commenti qui sopra non è difficile intravedere il senso di quanto dico.
Pier

ivo

Caro Pier anch'io è da un bel pò che lavoro, non quanto te sicuramente ma quest'anno faccio 28 anni di 'marche'. Sono praticamente arrivato ad uno stadio della vita che cambiare non è più possibile per uno del mio livello a meno che non ci sia costretti, e se la ditta e la legge'tiene' tra una dozzina d'anni porterò a spasso il cane invece di timbrare al mattino. Rimpiango d'aver scelto il posto sicuro a quattro passi da casa, avrei voluto fare altro ma non me la sono sentita di andare contro ai miei genitori, conoscenti, parenti tutti e modo di pensare generale che appunto imponevano questo altrimenti sei uno che capisce nulla. Se l'ha fatto per una sua 'motivazione' e non per..."pelandronaggine" capisco quel giovane che tu citi. Ciao, buona giornata.

gobettiano

D'accordo con il primo commento di Pier. Abbiamo una bassa istruzione media e pochi laureati. E poco lavoro per i laureati perchè le imprese non richiedono personale qualificato essendo poco tecnologicamente avanzate ed ancor meno innovative. E' ovvio che i momenti duri sia giusto anche raccogliere frutta, ma le aspettative, si sogni, le ambizioni, la voglia di fare e di arrivare sono il sale della vit di ciascuno.

Marco

Irene prima diceva "ma non è che confondiamo chi siamo con cosa facciamo? la vita con il lavoro?
Scrivo da laureata che fa un lavoro non rispondente senza alcuna frustrazione"

Ottima riflessione Irene, ma non è che si confonde però anche il lavoro con la vita? Certamente non si vive per lavorare, ma sarà pur sempre vero che il lavoro, questo benedetto lavoro, la vita te la condiziona e non poco?
Ecco una domanda: "chi siamo?" - Risposta: "semplici persone che vorrebbero realizzarsi anche grazie al lavoro". E' possibile oggi? Mica tanto se sei laureato...e questo è un paradosso, perchè se a qualcuno non viene frustrazione, a qualcun altro invece e purtroppo sì...e a giusta ragione a modesto parer...non tutti i laureati poi sono uguali e nemmeno tutte le facoltà, ci mancherebbe, ma per chi ha sudato veramente sarebbe strano ora se la frustrazione non venisse, almeno un po' dai, non neghiamolo.

Inutile frignare comunque e soprattutto un grande Grazie a tutti i lavori considerati "umili" che poi umili in realtà non sono, altrimenti sembra che la soddisfazione sia solo e sempre concessa a lavori post studio, mentre mi ricorderò per sempre uno spazzacamino che aveva una grinta ed una soddisfazione per il suo "sporco" lavoro a dir poco invidiabili.

Marco

Scusa Irene, ho dimenticato un'ultima cosa però: quanti pizzaioli, camionisti, cameriere e badanti oggi leggerebbero il tuo blog e si prenderebbero la briga di scriverci su qualche commento?

irene spagnuolo

Marco non so...facciamo un'indagine sul mestiere o sul titolo di studio dei lettori?!
Scherzi a parte capisco le tue osservazioni...

Pier ottimo esempio il tuo :)

Irene

francesca

Ciao irene sto promuovendo il mio libro, a maggio sarò alla fiera di torino e a settembre farò una presentazione sempre a torino ( a Roma c'è stata il 26 ed è andata molto bene)
ti invio il link
http://perronelab.it/node/356

irene spagnuolo

Ciao Francesca...passerò sicuramente a leggere!!!
Intanto complimenti e in bocca al lupo :))))
Irene

Elena

Sono laureata, ho fatto per anni lavori che non centravano niente con quello che avevo studiato (prima con ribellione, e poi con tanta frustrazione) e all'alba dei 40 ho deciso di riprendere in mano i miei studi e di cercare in quel settore (oltretutto quello umanistico). Per ora tanto volontariato culturale, ma sono mille volte più felice di quando facevo l'impiegata infelice.
E se ho massima ammirazione sempre e comunque per chi fa lavori cosiddetti umili, non tollero i truffatori come quelli dei call center: e a proposito, sfatiamo il mito dei laureati che lavorano lì, per lo più sono falliti che si sono persi per strada e non hanno voglia di andare a sudare...

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