E’ tornato, il Moncler. Per i nostalgici, per i nuovi affamati di tendenze, per le macchiette alla Enzo Braschi. Al paninaro del 2010 mancano le timberland, forse. O assisteremo a un nuovo exploit pure di quelle?
Erano gli anni ’80 quando i paninari, partiti dal varesotto e poi dal milanese, hanno invaso la penisola con le cinture El Carro, le camicie Naj Oleari, i jeans Americanino o Fiorucci, le felpe Best Company. E, appunto, scarpe o scarponcini Timberland e giubbotto Moncler o bomber Avirex.
Una festa per il ghiotto mercato di firme. Loro, i paninari, con l’impegno politico e sociale degli anni 70 alle spalle, si godevano la vita attingendo a piene mani e allegramente dalle boutique della moda i loro simboli di benessere e ricercatezza.
Ai paninari, si contrapposero presto i China, i punk, i metallari, i dark. L’abbigliamento era il marchio di appartenenza. E ogni gruppo aveva i suoi miti, dalla musica al cinema, ovviamente. Chi sollevava e poi cavalcava l’onda. Perché questo siamo, acqua che si lascia agitare, increspare, trasportare…
In modo straordinario il Drive in, con Enzo Braschi nei panni del paninaro, interpretò la parodia di un fenomeno “culturale”: quello del gruppo, dell’omologazione e di una sorta di rimbambimento da marketing. Il guardaroba, più che una necessità o un piacere (ammettiamolo) diventa identificazione con una compagnia di simili.
Nessun tentativo di esprimere la propria unicità. Anzi.
Oggi davanti al prepotente ritorno di tutte le mode di un tempo già vissuto più che ai corsi e ai ricorsi penso all’indebolimento della fantasia e all’apoteosi di un certo letargo intellettuale che fa infilare in una manciata di sigle troppi desideri e troppe gioie spocchiose. Si, perché la vanità con la quale si esibisce una mise del tutto identica a quella di migliaia (o saranno milioni?) di altre persone trasmette povertà di personalità e spirito genuflesso.
Nulla contro le qualità di un Moncler, per carità. Quello che impressiona è il boom. Specie oggi. A fronte della quantità di offerte di nomi sconosciuti che potrebbero farci sbizzarrire e godere altrettanto. E a fronte del costo che, se la crisi è reale, dovrebbe almeno considerarsi proibitivo…
Ma quello che mi stuzzica di più è questo paninaro che ritorna, accidenti. Lo vedo. Come vedo il truzzo, con quei capelli acconciati in maniera quasi orribile, in mutande Dolce & Gabbana che escono vistosamente dai pantaloni ben calati sulla camminata con molleggio. E il fighetto che smania per Prada, Gucci, Woolrich. Insomma il fatto che in un momento storico a dir poco ruvido e fosco più che movimenti, ideologie, ribellioni, passioni civili ci siano ancora tanta materia grigia e tante risorse sprecate in spasmodici bisogni di conformità assoluta al trend…
E’ vero che subiamo pesanti lavaggi occulti del cervello, perché i messaggi di stordimento collettivo arrivano copiosi dai media e si insinuano capillarmente nella nostra quotidianità ma non possiamo giustificarci, farcene una ragione e tirare a campare. Basta! Non dobbiamo assolverci, siamo colpevoli almeno di leggerezza, di pigrizia, di stupidità. E poi…possibile che non scatti la voglia di libertà, di creatività, di manifestazione della propria inimitabile singolarità? Suvvia, tirate fuori il carattere, il gusto, l’originalità!
L'incrocio tra Moncler e D&G è qualcosa che nemmeno Mendel avrebbe immaginato... ma forse hai ragione, non è detto che non sia geneticamente possibile.
Buona giornata, Irene, ciao.
Pim
Scritto da: Pim | 07/01/10 a 07:42
Divisa. L'abbigliamento divisa per potersi sentire in un gruppo. Autonomia ed indipndenza no. Omologazione in divisa.
Scritto da: gobettiano | 07/01/10 a 17:24
Paura, Irene.
E' Paura di essere diversi fuori. Sai che la vedo anche io, soprattutto tra i trentenni, a dire il vero e in modo particolare tra quelli che hanno un pochino di soldi. Sono questi che vanno in giro con i piumini moncler, quelle altre giacche come cavolo si chiamano peuterry, che ormai lo vedo scritto talmente tante volte in metropolitana che penso di essere finito in un set di un campo di concentramento. Pena, ecco cosa mi fanno quelli che descrivi tu. Sono impauriti, si coprono di catene per non essere liberi, altrimenti dovrebbero chiedersi che ne è rimasto della loro individualità.
Scritto da: Fulvio | 08/01/10 a 00:21
Sai, Irene, dal modo in cui scrivi mi sembra di capire che ti ritieni superiore a chi per vestirsi si rifugia nelle marche alla moda. Di nuovo direi un pochettino snob(anche se a rovescio). Un tempo ti avrei fiancheggiata anche io, ma poi mi sono accorto che anche quelli come me che davano addosso alla moda in realtà seguivano un'altra moda, quella appunto degli anticonformisti...che a volte è più feroce dei comformisti stessi. E mi sono anche accorto che rimanerne fuori è praticamente impossibile, poichè dovunque cadi c'è un gruppo in cui ti identifichi, sicuramente quello'giusto'. Per cui non sono d'accordo sul fatto che sia uno spreco di intelligenza etc., è semplicemente un modo d'essere. L'importante è non fermarsi davanti alla facciata, che sia prada o made in cina e guardare dentro che c'è.
Ciao, buona serata.
Scritto da: ivo | 08/01/10 a 00:58
Condivido Fulvio. E aggiungerei scarsa voglia di giocare, nel senso più bello e profondo, con la vita...quella che ci vuole tutti meravigliosamente diversi :)
Ivo credo che chi mi conosce, io compresa, userebbe molte altre definizioni, forse, ma anticonformista no! Che orrore "sentirsi anticonformista".....
Direi che mi sento Irene, per intenderci. Nel male e nel bene :)
Buona serata anche a te!
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 08/01/10 a 20:43
Bè, Irene, non avrò usato un termine esatto ma credo che il senso del mio pensiero sia chiaro (a parte che sono andato su wikipedia a leggermi la definizione di anticonformista e secondo me ti sta a pennello..che tra l'altro pare una cosa bella, a me).
Dici di essere d'accordo con Fulvio, il quale afferma " Pena, ecco cosa mi fanno quelli che descrivi tu. Sono impauriti..etc..". Strano modo di essere tolleranti...vorreste vedere le persone libere di scegliere, ma guai se scelgono di fare gruppo vestendosi in un certo modo. Boh?...
Ciao, buona notte!
Scritto da: ivo | 09/01/10 a 00:19
Guarda che la pena, per me è una grande esressione di tolleranza. E non partire per cercare la definizione su wikistoc....o, gentile Ivo, perché non la voglio sapere. Ciascuno può vestirsi come crede, io esprimo solo il mio disagio nel vedermi circondato da persone che scelgono la stessa giacca per vestirsi, scelgono in un mondo appunto di libera scelta, scelgono la stessa cosa. Anticonformista Irene? Se gli anticonformisti tutti fossero come te Irene, forse avremmo veramente la possibilità di fare una rivoluzione.
Scritto da: Fulvio | 09/01/10 a 02:09
Fulvio: il discorso è un altro. Da fastidio, fa incazzare chi vestendosi alla moda deride o snobba chi si veste normale, e questo lo sostengo anch'io. Ma vestirsi normale per criticare quelli alla moda...è uguale, ci si mette sullo stesso piano. Quello che vorrei dire, è che se veramente uno si sente al di fuori di mode, estetismi patetici di circostanza e vestiti che comunque denotano ed esprimono una certa condizione sociale si veste come gli piace e non glie ne frega nulla di come si vestono gli altri.
Ciao, buona giornata.
Scritto da: ivo | 09/01/10 a 11:30
Non era pena...la parola, Ivo. Era paura. E davvero, a parer mio, hanno paura... fuori dal moncler o che altro sia.
Poi: non è una critica a chi si veste griffato...è tristezza, è diverso :)
E ancora, fondamentale, tu scrivi "se veramente uno si sente al di fuori di mode... si veste come gli piace e non glie ne frega nulla di come si vestono gli altri"....Non la penso così. Mai. Non posso fregarmene degli altri, mai. Vivo qui e ora, in una comunità. Non credo che sia possibile e giusto, come persone e come cittadini, fregarsene degli altri....No.
Comunque grazie so che sul mio conto anticonformista lo dicevi con una connotazione positiva :)))
Buona giornata Ivo e grazie degli interventi!
Fulvio...la rivoluzione non è esclusa. Anzi!!!
Tieniti pronto :)
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 09/01/10 a 13:21
Irene, perdona ancora questa precisazione che non vuole essere polemica: ce ne passa dal fregarsene degli altri al fregarsene di come si vestono.
Riguardo alla mia opinione su quanto scrivi e di riflesso su te stessa, se pensassi che non ne vale la pena già da tempo non avresti più visto su questo blog, invece mi piace quanto scrivi e la passione che ci metti. E mi piace scambiare opinioni con te ed i tuoi partecipanti.
Ciao, grazie dell'attenzione ed arrivederci su un altro argomento.
Scritto da: ivo | 09/01/10 a 19:57
@ IRENE, sovente mi appassiono alle risposte dei lettori /scrittori. Sinceramene sull’argomento paninari, moda look,
linguaggio ,. ecc.. non avrei saputo argomentare. 1° perché non mi piaceva nulla dei “paninari”; 2° per svariati motivi personali poco sereni ho un’allergia ai passati anni *80. ! Però ho letto le varie risposte inerenti. Ora sparo i miei pensieri. Alla fine moda o non moda, conformismo e anti conformismo, più o meno, nei vari decenni un po’ ci siamo cascati in certi stereotipi di
“immagine”, nell’apparire, nel comportarsi, nel aggregarci a ondate di pensiero. Chi appartiene alla mia generazione credo ricorderà (lo uso solo come esempio per chiarire cosa intendo) la “moda” in stile El Che… intendo Eskimo, zaini/tascapane, scarpe o scarponi…
in un certo tipo. Chi era tendenzialmente di sinistra aveva quello stile. Poi le donne
“femministe”,al fine di contestare la moda, usavano gonnelloni, maglioni informi che nascondevano la femminilità, portavano capelli “incolti” ed erano ancora lontane anni luce dal pensare di rifarsi tette, labbra, zigomi.! Nella NON moda però eravamo personalizzate- nel- nostro- essere- noi – stesse -come eravamo-senza troppi artifizi.! Almeno credo. Poi verso la metà degli anni 80 le ragazzine esplosero ‘impazzendo’, imperversando per lo stile Madonna! (non quella dell’azzurro manto, ovvio, ma la cantante). Non so se ho reso l’idea. Ciao carissima.
Scritto da: Silvia GM | 10/01/10 a 13:44
Irene
Parecchi anni fa Susanna Agnelli scrisse un bel libro "Vestivamo alla Marinara" era la moda delle ragazzine dei tempi, ma solo di una "èlite", come del resto la storia da lei raccontata.
Poi via via sono giunte quelle dei clan, delle masse, dei gruppi politici, musicali, sportivi, metallari, ecc.
La voglia o necessiatà di una divisa o di far parte di un gruppo forse rassicura chi non possiede una vera personalità.
Ma mi pare si sia tutti d'accordo che è di certo una innocente mania e se servisse come valvola di sfogo di tutte le frustrazioni.. ben venga!
Pier
Scritto da: Pier | 10/01/10 a 18:52
mi permetto di sostenere che spesso si fa critica al contrario... io porto il moncler, perchè mi piace. punto. mi dispiace sentire che faccio pena a qualcuno che non lo porta. è come sostenere che chi non lo porta mi fa pena. Il bello è mettersi addosso quello che ci piace e ci fa stare bene... poi il resto è noia!
Scritto da: matteo | 17/12/10 a 10:25
Matteo il discorso, naturalmente, non si riferisce mai alle libere scelte. Per carità...non arrabbiarti. E non annoiarti :)
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 17/12/10 a 20:00