Ho letto su “Il fatto quotidiano” la lettera aperta di Massimo Fini al Presidente Napolitano perchè a Renato Vallanzasca venga concessa la grazia.
Il bel Renè ha trascorso 30 anni in carcere, cosa piuttosto rara nel nostro Paese. D’altra parte di condanne ne ha accumulate talmente tanto da essere destinato tecnicamente e teoricamente al carcere a vita. Anzi, una vita media non gli basterebbe!
Negli anni ’70 a capo della banda della Comasina Renato Vallanzasca ha compiuto furti, rapine, omicidi, sequestri di persona, ha condotto una ricca vita da spaccone, ha collezionato numerose vittime sentimentali con il suo bel viso e il suo carisma. Una storia agghiacciante e romantica insieme. Trattandosi di un criminale e ricordando la sua lucida ferocia, le sue rocambolesche evasioni, la sua testarda insofferenza all’ordine è impressionante intravedere qualcosa che evochi romanticismo, dignità, personalità accattivante.
Eppure…Non possiamo dimenticare quella sua onesta assunzione di responsabilità: ben ricorda Massimo Fini ciò che Vallanzasca rispose <alla canea sociologicizzante dei giornalisti che, in clima immediatamente post Sessantotto di giustificazionismi universali, gli chiedevano se non si ritenesse una vittima della società: "Non diciamo cazzate">. E non possiamo dimenticare quell’essenza fiera, leale, forte. Un po’ come le sue reali o romanzate avventure amorose: da galantuomo di un tempo e di un mondo che quasi non sappiamo più esistere.
Parlare di grazia per chi ha infranto così ostinatamente la legge e soprattutto ha commesso così orribili violenze mi procura enorme disagio. Però, lo ammetto, comprendo la civiltà sociale di una richiesta di grazia. L’Italia non ha rispetto della sua tradizione giuridica, della sua cultura del diritto, del suo patrimonio intellettuale e umano. E appare di uno sconcertante, quasi immorale, rigore non provare un po’ di “ammirazione” per un uomo che tutto sommato ha pagato il suo debito, almeno con la società. Dentro potrebbe e dovrebbe non trovare pace mai, forse. Ma questo appartiene alla coscienza più che alle aule dei tribunali e alla cella di un penitenziario. E appare ancor più sconcertante e immorale il rigore verso Vallanzasca in una Patria che non lo riserva equamente e imparzialmente a tutti.
Non so cosa se ne farebbe della libertà a 60 anni, di cui metà trascorsi dietro le sbarre, un uomo come lui, che aveva fatto della vita un palcoscenico di azioni scellerate, di azzardi, di trasgressioni, di spietate esecuzioni. Non so se potrebbe tornare a delinquere, se ancora ne avrebbe desiderio e occasione o se semplicemente non troverebbe che un deserto ad attenderlo, fuori.
Non sono qui a dichiararmi favorevole o contraria alla possibilità di una grazia e penso sia difficile per tutti schierarsi. Piuttosto mi chiedo come possa convivere, rinchiuso o in libertà, con il suo passato. Mi chiedo quanta freddezza o quanta compassione possa avere un essere umano davanti alla propria brutalità. Mi chiedo anche se qualche volta il bel Renè si sente migliore di tanti banditi, anche di quei colletti bianchi che magari senza sporcarsi le mani mietono vittime senza alcun rimorso, senza troppa riprovazione collettiva, senza una reclusione che almeno metta fine ai disastri della loro crudeltà.
Mi chiedo quale sia natura bestiale che ci costringe a confrontarci con realtà così inquietanti. Quella di Renè, che pare mostrarsi delinquente per inclinazione, e quella dei tanti che delinquono per motivazioni più o meno comprensibili.
Aleggia su tutto il fascino del denaro, questo si. Perché a riflettere sugli stimoli e sugli obiettivi finiamo sempre per incontrare una brama di ricchezza e di vita sopra le righe. E questo rende tutto più conturbante. A parte ogni norma, esiste una morale che sia limite all’empietà?
Siccome l'esempio serve e visto che anche perchè umanamente la pena di morte l'abbiamo eliminata e chiediamo a tutto il mondo di eliminarla, il carcere a vita, l'ergastolo, per avere un senso deve essere tale.Certo il tutto su prove reali ed indiscutibili.
Senza sconti, buona condotta, attenuanti, malattie od altro.
Se ti penti fai i tuoi conti con Dio che se vorrà ti premierà, ma devi morire in carcere.
Anche per i "pentiti di giustizia" (Quale?)
quelli con 20,30,40 omicidi e bambini sciolti nell'acido?
Pluriomicidi che se stanno belli comodi e dobbiamo pure pagarli e proteggerli? La pena o è un deterrente duro o non serve a nulla e credo che il vero ergastolo faccia più paura della stessa pena di morte.
Pier
Scritto da: Pier | 02/01/10 a 02:24
Irene, in Italia manca la certezza della pena. Bisognerebbe che così fosse.
Io sono contrario alla grazia a Vallanzasca.
Fino
Scritto da: Fino | 02/01/10 a 09:29
Sono perfettamente d'accordo con Pier.
Ciao, Irene, buon fine settimana.
Elena
Scritto da: zia elena | 02/01/10 a 09:32
Il carcere dovrebbe essere un luogo di rieducazione e invece è un inferno. Non ho mai compreso tutto questo accanimento della gente verso chi ha sbagliato. Credo nell' unica Giustizia che certamente non è quella degli uomini. Far rimanere una persona decine di anni in un inferno non mi trova favorevole.
Certo sono un buonista, comunista etc etc (lo dico per il coglione che sicuramente mi sta leggendo) ma da sempre ho il vizio del senso umano delle cose ovvero tutti possono sbagliare e nostro compito è quello di rieducare e lavorare sull'indirizzare la nostra società a ciò che è giusto. Non mi piace l'idea di lasciare indietro chi non ce la fa.
Buon anno a tutti!
Scritto da: [email protected] | 02/01/10 a 12:42
@ IRENE: bello tosto come argomento d’inizio anno! Interessanti le domande sulle quali riflettere. Difficile rispondere. A primo impatto direi NO assolutamente, niente grazia. Ne ha combinate talmente tante (per ammorbidire un po’)che se egli fosse stato rinchiuso
dietro le sbarre, in un qualche Stato Americano ove esiste ancora la pena di morte, da tempo sarebbe già 'arrostito' sopra una
sedia elettrica!!
Condivido il pensiero di chi scrive: **La pena o è un deterrente duro o non serve a nulla e credo che il vero ergastolo faccia più paura della stessa pena di morte.** E nello stesso tempo anche questo:** Il carcere dovrebbe essere un luogo di rieducazione e invece è un inferno.** E pure questo: **in Italia manca la certezza della pena.** -Non sono giudice, né avvocato, neppure mai sono stata a contatto con detenuti e meno ancora ho mai messo piede in un carcere. Però seguendo programmi Tv (seri) in cui sono stati messi a confronto leggi e sistemi carcerari, (ad esempio in Svizzera) sono convinta che essi debbano essere luoghi di rieducazione, prima di tutto. Abbinando poi agli anni di reclusione con
l’imposizione di regole severe (e non solo come luogo passatempo per nulla facenti…) grazie alle quali, il carcerato, abbia modo di pentirsi sinceramente per il male compiuto. Il tutto stimoli la persona detenuta ad una rinascita, o meglio ad una specie di risurrezione dalla cattiveria della propria indole; questo proprio grazie alla certezza che, per mezzo di quella pena inflittagli, trovi modo di espiare il male di fronte alla legge ed alla coscienza, se ne ha una. Purtroppo non può far tornare in vita le persone che ha ucciso, o risanare i danni fisici, morali commessi, però ha la speranza di fare “i conti” con un sentimento chiamato rimorso.
Al tuo quesito: * A parte ogni norma, esiste una morale che sia limite all’empietà? **
Direi che dipende moltissimo dalla causa e per quali motivi, per quanti omicidi, o tipo di reati, è stata inflitta la condanna ad uno o più ergastoli. Un cordiale saluto.
Scritto da: Silvia GM | 02/01/10 a 14:14
Cara Silvia, ho visto solo ora i tuoi auguri e quindi con un ritardo "non da ridere" contraccambio, mi hanno fatto davvero molto piacere. Sulla grazia non saprei: dovessi decidere io la pena, pensando che da un mio giudizio una persona può vivere o vivere dentro un carcere con quel che ne consegue...per fortuna che sono altri a dover decidere. Ad ognuno il suo mestiere, quello del giudice non fa per me. Saluti, ivo
Scritto da: ivo | 02/01/10 a 19:49
Io sono uno dei "coglioni" che ama leggere il blog di Irene! Siano essi commenti, o post.
Anche se fu usato credo più come vezzo di modernità dal ns.PdC , almeno lo spero, e nell'arena della politica che si pensa tutto debba giustificare, non mi è piaciuto allora e non mi piace qui in un contesto come questo di Irene che si distingue , per stile, equilibrio e senza ipocrisie.
Credo che anche SB se ne sia pentito e forse senza quella infelice sortita avrebbe vinto perchè molti cittadini Italiani hanno votato diversamente allora, proprio per quel motivo.
Io sono fra quelli.
L'educazione non è solo forma come molti pensano ma anche sostanza.
Come la giustizia e l'esempio essa fa parte del vivere civile.
Il linguaggio da bar, da tifoso, da automobilista o comunque da maleducato lo riservi al Suo blog od a casa Sua se non può farne a meno. Ma è squallido vedere persone che si atteggiano ad intellettuali usare forme e linguaggi che sono giustificabili solo per persone che non hanno avuto la fortuna di studiare.
Pier
Scritto da: Pier | 02/01/10 a 20:48
@ IVO. Per carità, quale ritardo? Siamo solo al 2 gennaio, fresco di nascita. Per cui sei in tempissimo ed io accetto volentieri il tuo
“contraccambiato”. Sì, decisamente “ mica da ridere”, però riferito al mestiere del giudice, e/o peggio ancora dei giurati. Essi in base alla bravura od alla scaltrezza dell’avvocato accusatore, o difensore, hanno l’arduo compito di “sputare” una sentenza. Però cavolo! Quando ci sono di mezzo assassini che tolgono intenzionalmente la vita ad un altro essere umano direi che non mi pare il caso di esser tanto teneri. Mi riferisco ad omicidi commessi su certi livelli, inferti con ferocia, senza pietà. Irene scrive: ** Parlare di grazia per chi ha infranto così ostinatamente la legge e soprattutto ha commesso così orribili violenze mi procura enorme disagio **
Posso solamente aggiunere: accondiscendo. Anche se non ho la facoltà né il titolo per giudicare. Sarebbe poi dire che Io, Silvia, la bontà, la pietà, il perdono sono propensa a riservalo ai buoni. Ed anche, al massimo, alle persone che nel momento del crimine hanno agito sotto determinati sentimenti o stati psicologici. Non riesco mica ad esser buona con certe razze di delinquenti. Per fortuna questo è solamente un pacifico scambio di opinioni, e non siamo qui per condannare od assolvere. Poi, dicono,.. pare che… ci sia qualcun altro, al di sopra di ogni giudice umano e terreno, in grado di imporre un’autorevolezza. O almeno così ci insegnavano tanti, tanti anni fa al catechismo
. A rileggerci al prossimo quesito della carissima Irene. Con simpatia---
Scritto da: Silvia GM | 02/01/10 a 20:59
Infatti Max ai tempi dei miei studi giuridici mi incastravo in quella convivenza costituzionale tra ergastolo e funzione rieducativa della pena...
Ma in fondo forse per morale e civiltà è un principio di umanità più che comprensibile. C'è una valutazione specifica, del caso concreto insomma, e una generale: quella appunto per cui lasciare indietro chi non ce la fa non è accettabile.
Su Vallanzasca e situazioni analoghe davvero è difficilissimo esprimersi, Silvia. E pensare che se mi fosse andato bene al primo colpo il concorso in magistratura avrei potuto essere tra quelli che giudicano e decidono...mi riempie di brividi. Forse non sarei proprio stata la persona giusta! Tendo a comprendere e a giustificare troppo :))
Scritto da: irenespagnuolo | 03/01/10 a 14:06
Pier i tuoi apprezzamenti mi giungono particolarmente graditi!
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 03/01/10 a 14:07
"E appare ancor più sconcertante e immorale il rigore verso Vallanzasca in una Patria che non lo riserva equamente e imparzialmente a tutti".
Parliamo di Marco Barbone, il figlio di papa' che voleva fare il rivoluzionario, colui che si e' svegliato una mattina, ha fondato la "Brigata 28 marzo' ed ha assassinato Walter Tobagi. Si e'poi pentito ed ha trascorso qualche annetto di reclusione in un 'collegio'. Era un pentito!
Che dire dei tanti terroristi che oggi godono della semi liberta', e che possono lavorare all'esterno del penitenziario come la Faranda, per citarne una?
Giuseppe
Scritto da: Giuseppe | 03/01/10 a 14:55
Oh, quasi dimenticavo.
Marco Barbone, il rivoluzionario oggi collabora, udite udite, per "Il Giornale" , che non mi sembra sia un quotidiano di sinistra.
Giuseppe
Scritto da: Giuseppe | 03/01/10 a 15:00
scusa Pier. Non ho capito cosa cercavi di dire.
Prova a scrivere con calma... prenditi tempo che ce la puoi fare.
Su... allora.. riprova e vediamo se riesco a capire i concetti. Ti prometto tutta la mia concentrazione proprio perchè sono un "buonista" capisco le difficoltà.
Scritto da: [email protected] | 03/01/10 a 18:55
Scusa Pier.Non ho capito..... ecc. ecc.
Aggiungo solo al precedente maleducato, anche sciocco, ignorante ed arrogante !
Se non conosce bene i termini li legga sullo Zingarelli !
E la chiudo qui.
Pier
Scritto da: Pier | 04/01/10 a 12:25
[Non so cosa se ne farebbe della libertà a 60 anni, di cui metà trascorsi dietro le sbarre]
Chi nasce un po' più libero degli altri non perde il suo istinto: si gusterebbe tutta la libertà che gli resta.
Quanto all'ergastolo, di sicuro fu "un grande", ma altrettanto sicuramente se ne andava in giro per Milano sparando sventagliate tra la folla, non lo dimentichiamo.
Non dimentichiamo che l'ergastolo non è solo l'estremizzazione della galera, ma è anche il surrogato dell'esilio perpetuo e la panacea della pena capitale.
L'ergastolo è più di una pena: è la maledizione collettiva.
Credo che l'esilio per certi versi sia peggio dell'ergastolo.
Infatti, la deportazione, come in Papillon, rappresenta la sanzione suprema.
A Renè è già andata più che bene, anche per questo era un mito ... poteva morire o restare menomato in una sparatoria o in un inseguimento, ad esempio, ed invece è rimasto indenne.
Ciao
Scritto da: demata | 26/01/10 a 20:39
N.B. Pier non si fa capire benissimo, perchè ci mette troppa foga, ma non ha tutti i torti.
Ri-ciao
Scritto da: demata | 26/01/10 a 20:43
Ciao sono d'accordo per la grazia sia per renato che per gli altri ex br. Non sono d'accordo col pagare una pensione a vita alle famiglie dei morti di Nassyria ,ad assolvere chi ha tolto la vita a Giuliani Carlo , e a chi ha sparato da un lato all'altro dell'autostrada colpendo a morte un ragazzo.
Scritto da: Guerino | 20/10/10 a 20:57