Il problema non è finire in mutande su un cartellone pubblicitario. Se mai è ripensare al clamore precedente. E a quante ragazzine sognano di imitare Noemi Letizia. E’ un argomento fin troppo discusso, direte. Le ambizioni da passerella e spettacolo sono croce e delizia da molto tempo. Ma quando penso che intorno a questo grande bluff della donna in mostra circolano soldi, ossessioni, scivoloni di stupidità e baratri spaventosi ho l’impressione che non sia proprio il caso di archiviarlo. Anzi. Il tema è più che mai scottante.
C’è una crisi che fa tremare, accidenti. C’è un buco nero nella comunicazione, nel benessere sociale, nella crescita culturale, nella dimensione umana della quotidianità eppure a zig zag tra angoscia, allegria, illusione e leggerezza assistiamo all’ostinato trionfo dell’effimero. Il successo della distrazione registra il nostro istinto all’evasione. Sembriamo soffocare nei problemi e scalpitare nelle riflessioni sulla vita. E così abbiamo bisogno di trastullarci, intimamente convinti che sia lì, in quelle vie lievi della gloria a qualsiasi costo, il traguardo del piacere.
A me non sembra emozionante finire in mutande su un cartellone pubblicitario.
In verità ci sono molte altre cose che non mi arrivano come eccitante tentazione. Mi spiego a fatica come lo siano per molte altre persone. E mi chiedo perché sia quasi più scandaloso vivere senza certe ansie piuttosto che esserne letteralmente divorati.
Direte che non siamo obbligati a coltivare aspirazioni da veline o modelle, d’accordo.
Ma respiriamo qui e ora. E, su questo dovrete convenire, non possiamo non avvertire lo scollamento tra certo palpabile sbando e le luci della ribalta. Non ditemi che non vi siete mai chiesti quale valore abbiano per la nostra esistenza e la nostra storia di uomini la bellona in tv o il macho tenebroso in copertina. E perché non abbiano invece ben più attenzione e charme i meravigliosi intelletti, le generose opere, le geniali intuizioni, le felici idee.
Vecchi discorsi, fatti e rifatti, lo so. Ma perché rassegnarsi? Perché non indagare nelle nostre pieghe mentali e sentimentali per trovare il tarlo o la liberazione?
E’ ridicolo parlare di gloria quando l’affermazione è una pubblicità, una galleria di foto che rimbalzano via internet, un siparietto in qualche trasmissione o performances dello stesso genere. Eppure, non neghiamolo, siamo a questo. Sei importante se rilasci un’intervista per qualche rivelazione piccante, se sei paparazzato o entri nella casa del Grande Fratello. Sei famoso se compari accanto al politico di turno, se frequenti il salotto giusto, se magari ti scappa un flirt con qualche attore hollywoodiano.
Che poi bisogna pure riconoscerti il merito della furbizia, della sfrontatezza, dell’appariscenza, dell’intraprendenza. Che languore.
Il rischio di annoiare non mi sfiora. Non è che faccio del moralismo, ci mancherebbe. Fosse madre natura a farci posare in mutande con serena naturalezza non ci sarebbe proprio da scomporsi ma la giostra delle esibizioni francamente è più uggiosa e urticante della morale. Non fosse altro che per gli schiaffi che rifila beffardamente alla nostra dignità. Faccia quel che più le garba o le riesce, Noemi Letizia. Lei è solo uno spunto, non me ne voglia. Quello che mi piacerebbe capire è se mai i nostri orizzonti torneranno ad allargarsi.
Ultimi commenti