Schernire, impaurire, picchiare: verbi di un terribile bullismo. Di adolescenti, di ragazzi che forse nella prepotenza sfogano disagio e irrequietezza. Molestie, minacce, violenze che prendono di mira il coetaneo più fragile o il giovane brillante negli studi o quello più curato ed educato. Una beffa perfida che incalza più la vittima si mostra indifesa, intimorita, ferita. Talvolta avanza subdola, altre volte esplode in atti clamorosi.
Il malessere genera malessere. Perché quello dei bulli si scarica impietosamente sui loro bersagli dilatando così la dimensione sofferta e complicata delle relazioni, della vita. Quella vita da ragazzi che vorremmo invece immaginare più lieta e leggera.
E’ la giungla urbana ad aver esasperato il fenomeno, pare. Forse sono cresciute le distanze, sono maturate solitudine e rabbia di molti gruppi sociali, sono sfuggite alla buona volontà di tutti le azioni di integrazione e di scambio. Abbiamo perso punti in umanità. Non abbiamo sviluppato l’impegno sociale, le politiche educative. Forse.
E comunque sono tante le situazioni difficili terreno fertile per la devianza, per le turbe psicologiche, per le insofferenze. La forza spesso è l’unico linguaggio conosciuto. Un po’ come la furbizia. Là, nel baratro dove non albergano dolcezza, tolleranza, civiltà, cultura della comunicazione, spesso il groviglio di rabbia e dolore diventa una mina vagante.
Il fanciullo che subisce il bullismo rischia di patire danni enormi. Di accumulare sconforto e terrore. Di scivolare nella diffidenza, di entrare in crisi, di chiudersi nel guscio di un piccolo appartato mondo di calore e certezze. Ecco, la spirale del malessere in un lampo. Eppure sembriamo stupirci, restare sgomenti, quasi increduli di fronte alla ferocia, indignati magari dalla possibilità che essa si compia, a scuola, nel gruppo.
Ma siamo solo noi, noi adulti, a dover ritrovare maturità e riferimenti culturali e morali. Non solo tra le mura domestiche. Ma nelle strade, forse. Verso la comunità tutta. Con la presenza, il senso di responsabilità, la dedizione umana. Perché è inutile tirarci indietro con la storia che le parole sono inutili. Che a tirare in ballo i valori si sfiora la retorica o si tocca il nulla. Proprio i valori della convivenza, del rispetto, dell’amore, del confronto possono venirci in soccorso. Basta andare a ripescarli in fondo all’anima, per la quiete di ognuno e il benessere collettivo.
Non possiamo lasciare che sopravvivano, o si moltiplichino addirittura, le condizioni in cui nasce e poi colpisce il bullismo e poi piangere disperatamente la nostra stessa inadeguatezza. Insieme dobbiamo capire, insieme dobbiamo lottare, insieme dobbiamo creare un ambiente diverso. Dobbiamo anche interrogarci su qualche inquietante percorso del nostro costume. Perché troppo spesso alle pupe piacciono proprio i bulli. Quelli che apparentemente piegano tutto e tutti. Che poi chissà quante macerie e quante ansie hanno dentro, è vero. Ma questo lo sanno gli adulti, non le pupe. Le pupe sono altri virgulti deboli, affascinate dai muscoli e dalle parole toste nel mondo che sembra fatto su misura per gli arroganti, i marpioni, gli scalatori ad ogni costo.
Frustrazione, esplosione, confusione. Questo abbiamo creato. Un tessuto di rapporti poveri e frettolosi, sacche di emarginazione, spazi di miseria. Una sorta di ignoranza emotiva, uno sbando sentimentale. Ci siamo incagliati in modelli poco virtuosi in questa società affannosamente sopra le righe. E ci importa sempre poco di chi resta indietro, di chi ha un’altra natura, di chi ha troppa sensibilità per scalciare, calpestare, sbraitare. Salvo poi accorgerci che abbiamo corso troppo e sgraziatamente.
Diamo alle pupe altri esempi, altri stimoli, altre lezioni, perché non abbiano inclinazione verso i bulli. Diamo ai bulli opportunità, aiuto, sostegno, perché recuperino il significato di un’esistenza più serena. E diamo alle vittime del bullismo, oltre a tutto il nostro affetto e il nostro conforto, tutta la nostra determinazione attiva e altruista così da poter dare loro la speranza che i positivi, comuni intenti rischiareranno prima o poi gli orizzonti di tutti. Questo è il punto. Il ragazzino intenso e delicato non ha bisogno solo di rassicurazioni contingenti, desidera uno scenario migliore. A misura d’uomo, quello buono…
Educazione, famiglia e scuola
Sono convinto che se tutti fossimo in grado di operare con responsabilità su questi tre pilastri, tutto il resto si sistemerebbe da solo, anche il bullismo.
Buona settimana Irene
Pier
Scritto da: Pier | 16/11/09 a 12:11
I bulli "grandi" si trovano ovunque; approfittano del ruolo che rivestono sui più deboli. Possono appartenere a qualunque categoria: magari siedono dietro ad uno sportello e possono farti avere il modulo in mezzo minuto o farti tribolare delle ore a seconda se ti trovano simpatico o meno. Possono girarti intorno alla macchina per mezzora e multarti per una inezia che manco sapevi o lasciarti andare con un sorriso, dipende chi trovi. Magari ti fanno mille storie per un'ora di permesso e lasciano in ferie sorridendo il simpaticone... o ti fanno sostare senza motivo ore in una corsia, mentre vedi altri che entrano ed escono. I bambini che hanno questa caratteristica contano invece sulla forza fisica o sulla capacità di trascinare il gruppo. Di sicuro quello che hanno chiaro, che vedono ogni giorno nel mondo dei grandi è che il più forte ha vita più facile. Saranno domani i bulli che ho citato sopra? forse si aggiungeranno anche altri che sono state vittime per senso di rivalsa, chissà?... Certo noi adulti non è che diamo un bell'esempio!
Scritto da: ivo | 16/11/09 a 15:40
Ciao.
Quando scopri che sono bulli e pupe è troppo tardi: lo dicono tutti gli studi psicologici che le cause di questi stili di vita vengono impresse molto prima, 7-10 anni prima, quando erano bambini.
Parlo di genitori assenti o immaturi, di sovraesposizione alla TV (max 1 ora al giorno) o ai videogame non educational (meno possibile).
Se poi c'è l'assorebimento di modelli violenti c'è poco da fare.
Ricordate tutto il periodo del wrestling in fascia (oggi) protetta oppure gli spot pubblicitari di film violenti, che irrompevano tra i cartoon delle ore 16?
Oggi, quegli spettatori frequentano le superiori.
Vogliamo parlare delle pupe e delle veline del Gabibbo o delle lingerie "in carne ed ossa" dei quiz ad ora di cena?
Per quale strano motivo una ragazzina di oggi non dovrebbe sognare la maggiore età, come s'è fatto tutti, perchè così potrà esibire il fondoschiena a bordo di un macchinone rappeggiante?
Last but not least, spessissimo gli atti di questi ragazzi "tosti" corrispondono a precisi reati e tante pupe verrebbero fermate per adescamento proprio in quegli stessi Stati Uniti, dove esiste addirittura il diritto non avere documenti e di dare il nome che ti pare.
Ovviamente, noi li chiamiamo bulli, come se fossero quasi inoffensivi.
Io mi chiedo quanti di loro, a 30 anni andranno in giro a chiedere il pizzo, a battere o a far rapine e furti.
Buona riflessione a todos.
Ciao
Scritto da: demata | 16/11/09 a 20:32
Irene, purtroppo esistono anche le bulle, che in fatto di violenza non hanno nulla da inviadiare ia maschietti.
E' una lotta che a scuola facciamo mettendoci le nostre enrgie migliori.
Un caro saluto
Fino
Scritto da: Fino | 17/11/09 a 09:17
Questo problema del bullismo è un falso problema. Ma possibile che i media continuano a spostare di continuo i vostri punti di vista? Asesso c'è la storia del bullismo: tutti bulli. Ieri era la volta dei pedofili: tutti pedofili. Oggi si continua con gli ubriachi al volante: tutti ubriachi al volante... e cosi via. I media si "attaccano" alla notizia-moda del momento e la amplificano tanto da distorcere la realtà. I "bulli" tra adolescenti ci sono sempre stati. Chi è che non si è mai scazzottato a scuola? Ma che palle sta storia del bullismo....
Scritto da: maxgiordani | 17/11/09 a 10:34
Sul bullismo neanche i sociologi riescono a mettersi d'accordo sulle sue cause. C'e' chi sostiene che un bullo e' frutto di un ambiente troppo permissivista, altri invece sostengono che sia frutto di un ambiente familiare violento. Io personalmente sono innanzitutto del parere che questo bullismo sia venuto fuori negli anni del benessere, e non so spegarmene la ragione, non sono un sociologo.
Negli anni in cui ho frequentato le scuole io non ho mai assistito a certi atteggiamenti tipici dei bulli, i ragazzi piu' bravi invece di essere 'infastiditi', venivano quasi venerati.
Ritengo che bisognerebbe partire da casa, far rispettare le gerarchie, famiglia, insegnanti, coetanei, e se serve uno scappellotto, bene.
Ciao,
Giuseppe
Scritto da: Giuseppe | 17/11/09 a 14:50
Max in verità parto da un caso molto concreto che conosco, tutto qui :)
Fino credo che la Scuola possa fare molto, insieme alla famiglia. Ma come ben sai i modelli sociali e culturali di riferimento rendono durissimo il vostro lavoro e il "mestiere" di genitore.....
Scritto da: irenespagnuolo | 17/11/09 a 21:35
Giuseppe anche ai miei tempi non si conosceva bullismo a scuola. D'altra parte non c'erano neanche tante pupe. E moltissime cose erano diverse...il costume, i valori diffusi, forse anche i metodi educativi. In generale direi che oggi per i giovani c'è molto di più che ai miei tempi ma nel contempo sembrano assai più difficile la comunicazione e i rapporti. Alle volte direi che eravamo spesso più "allegri", adesso avvertono una "fatica di vivere"...o noia, non so.
Certo per il bullismo ci sono studi complessi. Probabilmente le possibili cause sono varie.
Sullo scappellotto concordo :)))
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 17/11/09 a 21:41
Demata infatti non è assolutamente da sottovalutare, il fenomeno. E, anzi, sarebbe proprio il caso di riflettere profondamente sul nostro concetto di educazione e formazione.
Grazie
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 17/11/09 a 21:44