Prima fu Michael Douglas. Poi forse Robbie Williams, vado a memoria.
Credevo fosse solo una di quelle sciocchezze pubblicitarie che ogni tanto spuntano dallo star system per acchiappare morbose curiosità. Comunque l’idea che si considerasse una promozione stuzzicante la diceva lunga sui pruriti collettivi.
Ma non era abbastanza per sconvolgermi, ecco. Il tempo invece ha portato altre dirompenti affermazioni del sesso dilagante, almeno come pensiero s’intende. E ora direi che drammaticamente non mi sorprendo a immaginare il sesso come ossessione. Anzi. E’ così chiacchierato, esaltato, insinuato, mostrato, additato da essere diventato assorbente, onnipresente. Come un chiodo fisso. E’ la nostra ombra.
La nudità dei corpi, l’eccitazione, il gioco delle seduzioni e delle trasgressioni sembrano divorare energie e attenzioni. Cacciatori, prede, guardoni, satiri, vogliose avventuriere si affannano a inseguire emozioni fugaci, a soddisfare bisogni irrefrenabili, a nutrirsi di piaceri e passioni con forsennata ingordigia. E sono anonime casalinghe, manager in doppiopetto grigio, attempati padri di famiglia, signore della resistente borghesia, giovani studenti. Un fenomeno trasversale che riguarda tutte le generazioni, le condizioni sociali, gli ambienti culturali.
Il web ha amplificato sogni, perversioni, depravazioni. O meglio ha fatto emergere forza e diffusione di un fenomeno sociale inquietante: la fame godereccia di spazi proibiti, che poi tanto proibiti in verità non sono. Ha svelato il numero di naviganti nell’eros o nel vizio atroce, la quantità di manie e di desideri più o meno confessabili. Ha aumentato vertiginosamente le possibilità di sguazzare in torbide acque, di coccolare indisturbati l’orrore della dissolutezza, di sfogare anonimamente il turpe spettacolo di bavosa lascivia. Ha fornito occasioni per diventare protagonisti della pornografia.
D’altra parte dobbiamo fare i conti con la realtà. La piazza virtuale è la perfetta fotografia delle ambizioni, delle tendenze, delle brame e delle recondite frenesie degli uomini e delle donne del nostro tempo, quelle che magari in carne ed ossa fingono esistenze quiete e morigerate.
D’altra parte dobbiamo prendere atto dell’evidenza, spia di un allarmante groviglio di convulsioni carnali. Su internet tutto è un po’ sesso, dice la signora Lia. Insomma tutto ammicca, almeno. Pure i siti dei quotidiani on line riportano con abbondanza foto, video e notizie che scatenano e nutrono pulsioni erotiche. E il fiorire di scoop testimonia solo una sorta di consacrazione nazionale della devianza sessuale. Perché di devianza si deve pur trattare se passa sopra tutto e tutti come un ciclone, se offusca ogni cosa, se diventa incontenibile urgenza.
D’altra parte a questa baldoria dei sensi abbiamo associato libertà, evoluzione, diritto, conquista, trionfo, gioia. La vita è un soffio, spassiamocela senza limiti… Altro che questioni morali o tormenti spirituali o ideali dell’uomo e della società o elevazioni culturali. Siamo animali in stagione d’amore. Prendere, dare, osare, togliersi qualsiasi sfizio. Alla faccia della famiglia, della decenza, della natura, dei sentimenti. E’ un luna park: da una giostra all’altra il divertimento è assicurato.
Chat, siti, social network: tanti click a disposizione per sfoggiare l’audacia, intrufolarsi nella voluttà, far volare la fantasia. Senza freni. Se poi incontri tua figlia, tua madre, tuo nonno, il padre del tuo fidanzato non puoi neanche indignarti, tormentarti per lo choc, denunciare l’oscenità: siete compagni di squadra, accidenti.
Malati di sesso: molti, moltissimi.
Brancolando con la schiuma alla bocca davanti a video, tastiera e webcam si perde l’abbraccio caldo della stanza accanto, forse. Eppure sarebbe lì, accidenti, a portata di diletto e appagamento!
E temo che l’autentica novità sia che il sesso è andato in fumo. Le sensazioni travolgenti sono relegate al mondo virtuale, in pratica dilagano impotenti, inconcludenti, solitari, timidi patologici e affini. Uomini e donne frizzanti in rete e bloccati nella vita. Che a giudicare da mancati o pessimi approcci, delusioni, comunicazione disastrosa, deficit di complicità e relazioni noiose e stanche non c’è da stare allegri…
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