Riprendo quanto scritto dal caro amico Antonio Cracas a proposito delle sferzanti dichiarazioni del Presidente Obama sui blog.
Nulla contro Obama, anzi. Mi sembra un signore sanguigno, che si muove su tutti i fronti con buona volontà, con quella schiettezza e quella veemenza che hanno solo gli uomini che credono nell’azione e affrontano di petto i problemi. Anche a costo di attirarsi qualche antipatia, di tornare sui propri passi, di rimescolare le carte. E con il coraggio, forse, di mettere in discussione perfino un cammino compiuto se raggiunge il convincimento che sia bene cambiare strada.
Ciò detto a Obama dedico un sorriso, di quelli caldi e gioviali. Al suo spirito e all’irruenza tanto umana guardo con piacere.
Obama è il Presidente degli Stati Uniti d’America. Molti giornali non avrebbero dato tanto risalto alle sue posizioni in merito se non fosse tanto gradito togliersi quel sassolino nel scarpa che sono i blog…. Eppure in Italia non c’è ovviamente un allarme blogger, per almeno due ragioni. La prima è che i nostri blog, ad eccezione di quelli di personaggi famosi, credo non abbiamo mai avuto un grande seguito di lettori e quindi neanche particolare influenza sul pensiero collettivo. La seconda è che sono stati derisi, strapazzati, snobbati fin dal principio da intellettuali e dintorni quindi qui non c’è alcun bisogno di ferme operazioni di ridimensionamento.
Personalmente non ho mai creduto di fare informazione. Ma ho espresso talvolta opinioni, sul costume, su fatti di attualità, su aspetti politici o culturali della nostra società. Non penso di aver irretito alcuno, non ne avrei capacità e autorevolezza peraltro. E sono sinceramente convinta di aver scritto sempre con onestà intellettuale. Ma può non bastare, d’accordo. A qualcuno, e in Italia forse questo è un punto di rilievo, un blog in rete può arrivare come una fonte “attendibile e ufficiale” perché non ha dimestichezza con le numerose possibilità di internet. In America forse tutti sanno distinguere il post di un blogger dall’articolo di un giornalista, il sito commerciale di un’azienda da quello istituzionale di qualche organizzazione pubblica.
Se Obama ha tuonato contro i blogger devo pensare che là il fenomeno è importante, forte, influente. Addirittura sembra quasi che abbia scombussolato la percezione della verità e della realtà da parte degli americani. E che sia tra le cause della crisi dell’informazione giornalistica. Da noi il fenomeno non esiste. E i giornalisti hanno largamente tenuto a bada i blogger con il gelido distacco, la noncuranza o la sottile ironia. Tanto da accoglierli su qualche testata, con generosa apertura, ma etichettandoli precisamente come lettori.
Con buona pace di chi ha tanto astio per la “libertà” dei blogger potrei chiudere il mio blog o aspettare che venga prima o poi, presumo presto, oscurato. Serenamente.
Perché per la rivoluzione che vorrei non è questo il mezzo giusto e quindi muovo il passo attraverso ben altri canali. E per le mie riflessioni, le mie idee, i miei sogni, i miei racconti potrei tornare alla carta o arrivare ai muri tanto è chiarissimo che il web qui ed ora è una falsa zona franca. Non è questa la “democratizzazione”…perché ho sostenuto, ripetuto, ribadito che “concedere” a tutti la libertà di manifestazione del pensiero è stata l’astuta manovra per negarla: troppe voci, nessuna voce.
Bene. Potremmo lasciare solo ai professionisti la tastiera. Se il tesserino e l’iscrizione alla casta garantiscono competenza, serietà, correttezza chiediamogli solo responsabilità. Perché questo è il punto. In Italia avremmo dovuto rimboccarci le maniche perché fosse rispettato il dovere dell’informazione prima ancora che il diritto all’informazione. E pretendere chiarezza, coerenza, obiettività, moralità. Il giornalista non è il giornalaio, accidenti! Perfetto. Da domani quindi, dopo il giubilo delle redazioni per le urla antiblogger di Obama, mi aspetto si raddrizzino tutti i giornalisti con il comportamento, onorando la professione, tenendo in massima considerazione la dignità dei lettori.
E che non ci sia più malcostume o lassismo. Guai a quelli che manipolano la notizia, la deviano, la usano per perseguire disegni comandati. Guai a quelli che tacciono quello che sanno. Guai a quelli schiavi del padrone. Guai a quelli che dimostrano abbondantemente di trattare temi e argomenti senza averne la necessaria conoscenza. Guai a quelli che depistano i lettori. Guai a quelli che favoriscono questo o quel personaggio utilizzando gli spazi della signora stampa. E così via.
Devono pagare. Se sbagliano, se fingono un’indipendenza che non hanno, se spacciano per notizia una loro ricostruzione di eventi e connessioni, se giocano con parole e immagini allo scopo di coprire o di enfatizzare o di infangare ingiustamente, se mischiano le certezze con le interpretazioni.
Devono essere messi alla berlina se non meritano la tastiera che qualcuno ha messo loro in mano. Devono essere radiati se non sanno confrontarsi lealmente con i colleghi. Devono essere giudicati severamente se passano sotto silenzio i meriti di qualcuno che esce dalle righe composte e omologate della casta. Devono essere additati se non salutano con slancio la nascita di una nuova testata, come è accaduto con il Fatto Quotidiano. Devono scendere dal piedistallo rispondendo ai lettori quando su una testata online prevedono uno spazio di commenti e interventi. E avanti, ancora. Con rigore. Almeno lo stesso rigore che si vuole adottare per i blog.
Lieta se avverrà, davvero.
Peraltro in questo Paese di orticelli e finte autonomie qualche cyberorticello in più o in meno, gentile Vittorio Sabadin, potrebbe continuare a passare inosservato. E invece, chissà come e perché, scatena l’orticaria. Eh si, questi blogger sono proprio fastidiosi… Si illudono di aver reinventato la democrazia? Non capisco, Sabadin, perdoni ma non arrivo proprio a capire. Siamo al punto di doverla reinventare? O non è mai esistita?
Spero solo che i giornalisti non avvertano il bisogno di qualcuno che metta ordine nel numero di informazioni e “che dia loro un senso e una gerarchia”…Sarebbe la linea editoriale, gentile Sabadin?
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