Mentre leggo il fiume in piena di “La bellezza e l’ inferno” penso a tutto quello che è stato scritto contro di te, sui muri, tra le righe, in rete.
Sei un bersaglio facile, facilissimo. Anche uomini come Falcone o Borsellino suscitano sospetti. Non siamo capaci di credere che sopravvivano anime bianche tra polvere, opportunismi, indifferenza. Non ci lasciamo troppo incantare dal coraggio. Dalla morale, dalla dignità, dallo spirito civile. Macché. Ci inebria più il clamore di un divo che la forza dell’intelletto e della umana ribellione.
E quasi ci infastidisce il successo quando non è lo squallido trionfo di un luccichio stupido ma un’affermazione profonda e fiera, di impegno e dolore. A quelli come te chiediamo di essere composti, schivi, quasi silenziosi e invisibili. Accidenti, che orrore. Chi conosce la camorra dovrebbe invece capire che ogni tua apparizione è un modo per tenerti in vita. Addirittura di guadagnare dalla vendita dei tuoi libri ti hanno accusato. Come se fosse un crimine. Come se non capissero che ne hai bisogno per resistere, per combattere, per non soccombere.
Magari sfiora pure il pensiero che sia eccitante una vita blindata. Terribile, davvero.
Si, è sconcertante la nostra tendenza a invertire, a confondere, a sporcare. A fare sarcasmo quando dovremmo manifestare rispetto. E ad abbassare il capo con i potenti, quando invece dovremmo alzarlo e urlare. Abbiamo paura, forse. Di chi ci sbatte in faccia il nostro fiacco mondo di falsità, di viltà, di vuoti a perdere. Preferiamo trovare presuntuoso chi ci chiama a sentire e a capire piuttosto che ammettere che viviamo strisciando ai margini, in comode vie di fuga, in panorami ristretti, senza alito di slancio sociale.
Non dovresti comparire in tv, ricordarci che ci sei. Perché desti allarme e ci fai sentire piccoli, inutili, vigliacchi, squallidi.
E’ per questo che ti scrivo, Roberto Saviano. Immagino la tua rabbia e la tua tristezza. Penso a quante volte hai avuto voglia di crollare e non l’hai fatto. Penso al buio e alla luce delle tue giornate. Penso alla tua solitudine e alla tua amarezza. Penso alla grinta alla quale ti aggrappi. Penso alle tue speranze. Mi tormenta l’idea che sia così difficile avere amore e stima in una realtà che ne regala a piene mani a chi non ha meriti. E ancor più che si possa provare tanto accanimento o tanto distacco verso un uomo che ha scelto una gabbia per non soffocare di disgusto. Verso un uomo che non ha accettato di farsi condizionare dal tempo, dalla storia, dal disegno perverso della sua terra. Verso un uomo che ha scritto la sua condanna a morte per cercare di salvare la vita di molti altri uomini.
Non mi colpisce tanto che ti offenda chi è nell’omertà, nella condiscendenza, nella esaltazione di un modello di riferimento assolutamente malato. Mi fa amaramente riflettere che ti feriscano, con parole o apatia, le persone che consideriamo perbene, quelle che non stanno nella miseria culturale, quelle che fingono umana levatura.
Ci manca l’orgoglio, come uomini e cittadini. Ci manca il senso della libertà, quella autentica. Potrei tirarmi fuori, caro Roberto Saviano. Non sono tra coloro che osano farti le pulci, contraddirti, ferirti. Ma non basta. Mi vergogno e non poco di quello che la nostra società esprime e di quello che non sa dimostrare. Non comprendo perchè chi si sente irritato dalla tua voce possente non ha abbastanza ragioni per farti lealmente la guerra e soprattutto non accetta che, al di là di quello che racconti di un fenomeno che può sfuggirci o risultarci impenetrabile, vuoi svegliare la coscienza di tutti.
Ti rendi conto? Vorrei potessero demolire ciò che sostieni, dimostrare quali assurde fantasie hai partorito: sarebbe un Paese migliore il nostro! Invece non possono. Ma demoliscono te. E lo fanno un po’ anche quelli che ti lasciano dire tutto…dandoti in pasto allo scetticismo.
Chissà dove finiremo in questo sbilenco tirare a campare. Per questo, caro Roberto Saviano, sto con te. Per avvilirmi meno, ecco. E grazie ancora, di tutto. Con stima.
Cara Irene,il tuo articolo su Roberto Saviano è perfetto.
Si scrive anche per educare.
In questi giorni è scoppiato il caso della Sanità a Bari, allora è proprio vero: tutto continua come sempre.IL DETTO: "NON POTEVA NON SAPERE" dovrebbe valere per tutti. Chi dovrebbe dimettersi ora? Cosa ne dici?
Grazie e cari saluti
ENZO
Scritto da: ENZO | 05/08/09 a 16:03
Roberto saviano è una delle poche voci libere della nostra Italia.
Vedo che ormai questa piattaforma va a rotoli.
Un caro saluto
Fino
Scritto da: Fino | 05/08/09 a 16:44
Manca Vittorio, eh Fino!!!???
Speriamo torni :)))
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 06/08/09 a 09:52
Enzo non mi chiedo tanto chi dovrebbe dimettersi. Ma quando gli italiani matureranno la cultura della rivoluzione, umana e sociale. Per riappropriarsi dell'onestà....come individui, innanzi tutti. Così da poter pretendere politici che non sgarrino, mai. Prescindendo dallo schieramento...!
Un carissimo saluto
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 06/08/09 a 09:54
Cara Irene, però il sacrificio di Roberto Saiano, privato della sua libertà non deve essere vano!
Dopo gli ennesimi misfatti arriverà un altro Saiano e poi ancora un altro e via di seguito..in attesa che, dopo tutti i fatti a vincere saranno i soliti bla...bla...bla... Certo che non bisogna salvaguardere nessuno che delinqui, ma santo Dio perchè devono sempre farla franca. E' giustizia questa! Tu stessa una volta mi hai scritto che per la certezza della pena
bisognerà attendere anni...
Allora?
Cara Irene non ci siamo proprio! Intanto in attesa di una rivoluzione
umana e sociale (che non verrà mai.) tiriamo a campare,...Non scordare il detto: (tengo famiglia...) Ti saluto con simpatia e stima.
ENZO
ENZO
Scritto da: ENZO | 06/08/09 a 14:15
No, il sacrificio di Roberto Saviano non dovrebbe essere vano, Enzo. Siamo solo noi a potergli dare senso, rilevanza, eco infinita. Non tirando a campare...ma vivendo, davvero.
Ciao Enzo, grazie
Buona serata
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 06/08/09 a 23:00
Non apprezzamento stavolta. Applauso!
Saviano rappresenta il simbolo vivente di ciò che tanta marmaglia non è e non potrà mai essere. e' un richiamo continuo, un paragone ininterrotto con cui ci si deve confrontare. Ecco spiegato, secondo me, lodio di taluni, l'uggia di altri, l'indifferenza di altri ancora e l'indifferenza inerte ed ignava di chi si distacca e finge di non voler sapere favorendo malavita ed infamia.
luigi
Scritto da: gobettiano | 07/08/09 a 14:54
sono d'accordo col commento di Luigi!
Scritto da: carmela | 09/08/09 a 17:02
Gomorra e Saviano resteranno una testimonianza ineludibile
come "Il dottor Zivago" e Pasternak che lessi nel 1958, sgomento ed impressionato , per coloro i quali ,oggi , domani, e fra anni, come allora ed anche anni ed anni dopo per Pasternak, sussurrerà, con il pentimento degli ipocriti, non sapevo ...,
non credevo..., non ero informato...
Spero solo in una vera ribellione personale, civile e responsabile dei giovani che devono però aver voglia di studiare, leggere, documentarsi ed impegnarsi per essere migliori di noi.
Scritto da: Pier | 13/08/09 a 18:25
QUANDO UNA O PIU' PERSONE IMPOSTANO LA PROPRIA VITA, e magari anche il proprio benessere (che alle volte può arrivare anche alla sfacciata ed offensiva opulenza) sullo sfruttamento (a volte violento e sanguinario) di altri esseri umani, allora credo che siamo in presenza di comportamenti camorristici, mafiosi. Ma questo non è una caratteristica del solo Sud Italia, nè un (mal)costume moderno: è un vezzo di tanta gente che abita nel mondo, la cui storia si perde nel tempo. Il fatto che questo fenomeno si manifesti con platealità a Scampia o alla Vucciria non significa che non esista anche da altre parti: significa solo che delle altre parti non se ne parla. Grazie a Roberto per averlo detto con l'altoparlante e grazie ad Irene per avegli fatto da ripetitore mediatico. Repetita iuvant.
Scritto da: marinotunger | 27/08/09 a 12:25
Si, repetita iuvant.
Grazie a tuttti!
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 27/08/09 a 22:18