La nuova frontiera del lavoro sarebbe ideale per una riedizione del mitico Fantozzi. Risate amare. Di ironia e di umana tragicommedia della società. Uno spaccato che farebbe ridere se non facesse piangere, insomma.
Centralinisti precari che spalmano offerte commerciali e subdole proposte di servizi e consulenze alle aziende. Gag degne di un palcoscenico di qualche decennio fa la dove la riverenza ai titoli, più o meno accademici, era una sorta di formale garanzia di qualità.
-E’ la megagalattica ditta Pincopalla, il dottor Vattelapesca vorrebbe conferire urgentemente con il titolare, il dottor Non so (giusto?, insinua la professional voice seguendo il copione nel quale era annotata quell’informazione).
Una cascata di dottori, anche nelle officine meccaniche accidenti. Dottò, pare di essere alle prese con un taxista romano d.o.c. Che non sbaglia perché ha imparato che una laurea non si nega quasi a nessuno.
-Può dirmi di cosa si tratta? Da fantozziano il tono di voce del disturbatore telefonico, che si è accorto con quell’indagine che non hai bevuto l’elisir del colletto bianco, diventa acido come lo yogurt.
Vi evito le stringate e fumose ragioni che espone con l’ira sfuggente di chi è stato colto con le mani nella marmellata ma nega l’evidenza.
Il Fantozzi centralinista ha seguito con profitto un corso di addestramento. E’ servile, trasuda compostezza rispettosa, frana di viltà e soggezione. Fino a quando appunto non lo smascherate. Nel contratto di sfruttamento precario non sono incluse le misure di self control ed è specificamente inserito un dispositivo che disattiva l’intelletto. Che se incalzi e gli proponi un posto di lavoro non precario e “vero” ti sbraita addosso che lui si sta già guadagnando la pagnotta dignitosamente…
Se poi entrate in contatto con il sedicente dottor Luminare vi tocca sfiorare il magico mondo della truffa, della fuffa, della muffa. Tralasciamo che è meglio!
Poi c’è il Fantozzi aggressivo, Fantozzi che ha fatto il bagno in una tinozza di “diritti”.
Di norma è al servizio di Aziende reali e note, dalla telefonia alla fornitura di energia varia. Parla un italiano decisamente stentato, anche le cornette dei call center forse sono passate agli extracomunitari, è invadente, sgarbato, indisponente. E qui razzista non sono io, è chiaro, è lui ad avere il coltello tra i denti. Se non gradisci i servizi della Casa Madre ti nega il saluto interrompendo bruscamente la comunicazione con qualche insulto in idioma incomprensibile.
Non hai neppure il tempo di offrirgli un’occupazione perché lui ha già deciso che se non accetti i meravigliosi vantaggi che ti elargisce dal Meucci sei brutto e cattivo.
Intanto in carpenteria cercano un saldatore. Al ristorante due camerieri e un lavapiatti. E in un grande magazzino un magazziniere. Ma no, Fantozzi lascerà il call center, forse, per un bel posto da procacciatore d’affari in giacca, cravatta e valigetta.
Sarà il dottor Fantozzi, magari.
Bisogna dirlo. Di stolte illusioni e di grossolani errori si può perire.
Che non si sogna solo di diventare veline. E’ gettonato anche il traguardo da dottor Fantozzi. Non lamentiamoci poi…Le disgrazie oltre a cercarle le vogliamo pure mantenere in vita.
Fantozzi??? Meglio la Sgufala.
Sguffalo Bill
Scritto da: Sguffalo Bill | 25/05/09 a 21:50
Una interessante riflessione. Il masochismo professionale, potrebbe essere una nuova figura patologica del nostro tempo.
Va detto che a volte anche quei lavori che hai riportatao tu (cameriere, lavapiatti, ecc) non sono sempre sicuri e sono per un tempo determinato e breve.
Scritto da: Daniele Verzetti, Rockpoeta | 26/05/09 a 13:09
A volte essere operatore di call center non è una scelta, quanto l'unica soluzione sensata se non hai esperienza, se non hai mercato, se vivi in aree in forte deindustrializzazione come la mia città.
Ho visto aziende ridimensionarsi, ed offrire agli impiegati la scelta tra perdere il posto, o passare nel call center.
Ho visto donne in "età a rischio figli" non trovare alcun lavoro se non quello, neppure posti come cassiera al supermarket o cameriera in un bar: il call center è più giù, e meno schizzinoso, più umano nella sua disumanità di novello schiavismo.
E frotte di neo laureati, cresciuti nella logica del "laurea = posto sicuro", prodotti di una scuola che vidima senza filtrare e sovraproduce, figli di artigiani, muratori e onesti lavoratori che hanno investito anni di lavoro e sacrifici immensi nell'illusione che il posto d'ufficio fosse più degno, più onorevole, più umano.
Perché a un figlio, quando nasci, non augurerai mai di diventare un elettricista - ma un medico, un avvocato, come minimo un laureato. Io posso solo ringraziare le circostanze che mi hanno impedito di laurearmi, facendomi entrare nel mercato in tempi di boom.
Ma il peggio, è che ho visto gente star male a fare un mestiere del genere, intrusivo nella vita privata degli altri, falso nelle parole quanto nell'artificiale cortesia di parole scritte come trame di un film popolare.
E si, la beffa è che le aziende, nel nome del risparmio, spostano i call center in Romania, o in Argentina, o ovunque ci siano salari infimi e semplicità di lingua. Di italiano rimarrà solo il luogo di nascita dell'imprenditore, molto presto - e rimpiangeremo altri posti di lavoro scomparsi.
Scritto da: Chris | 26/05/09 a 22:11
Chris ho l'impressione che ritroveremo presto la dignità delle arti e dei mestieri...Per amore o per forza. E sarà un bene. Sono laureata ma dico e ripeto: il lavoro è nelle mani...Perchè sapere è una cosa, credere che si debba sognare di essere avvocati e non falegnami è una beffa che ci ha rovinati, pesantemente :(
Hai ragione a stento resterà il nome dell'imprenditore in italiano...
Ciao Chris
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 26/05/09 a 22:42