Non è da me, lo so. Ma questa volta è necessario.
Vi invito a una sbornia colossale, possibilmente metaforica. Raccogliete i vostri pensieri e immergeteli nelle bollicine dello spumante, ingozzateli di leccornie, confondeteli con la musica a tutto volume, scatenateli nelle danze.
Lasciatevi avvolgere da abbracci, brindisi, auguri, paillettes e luci della notte di San Silvestro. Fate il pieno di euforia e risate. Gozzovigliate e godete fino ad esaurimento delle energie. Storditevi, di sciocchezze e di cose rosse di buon auspicio. Non negatevi eccessi e anzi favorite la vostra completa degenerazione. Quando stramazzerete ebbri ed esausti nel vostro letto il mondo girerà, forte. Forse lo stomaco si ribellerà a libagioni abbondanti e a pantagrueliche sbafate, la testa lancerà lancinanti segnali di disfatta. Ma lasciate che sia.
Trascinate sulle gambe malferme la vostra nausea del giorno 1 gennaio 2009. Non indulgete a rimedi e non fate uso di antidolorifici: il disgusto e la sofferenza devono scorrervi dentro, fare il loro corso.
Avete davanti un molle due che sul nuovo calendario cade di venerdì, quieto trastullo al ponte che giunge fino all’Epifania. I più coriacei insomma hanno diversi giorni di tempo per scrollarsi di dosso l’ubriacatura.
Occorre solo fare buon uso di questa quiete dopo la tempesta. Guardarsi allo specchio a lungo è essenziale, per esempio. E lo è anche soffermarsi sulla borsetta luccicante che riponete nell’armadio, sui ricordi birichini di quelle ore eccitate e convulse, sui calici svuotati tra sorrisi e parole sfocate. E’ altrettanto importante annusare gli odori: il rigurgito del cibo, quello che vi è rimasto addosso tra profumi, fumo e umani effluvi, il vago sentore di alcool nel respiro. E fissare i momenti: la prenotazione del cenone, la corsa dal parrucchiere, l’incontro con gli amici, la pista della discoteca.
La memoria pregna di bagordi, il corpo infiacchito dalla fatica di smaltire, la mente confusa da quel down emotivo che segue al tripudio sfrenato, l’anima in bilico tra speranze e indolenza.
Vivete tutto questo, intensamente. Toccate il fondo, raschiate il barile. Fatevi assorbire dal niente fino a provarne ribrezzo. Per favore, fatelo.
E’ il preludio alla catarsi. Pare che fare indigestione di paccottiglia e lustrini sia rimasto l’unico modo per affrancarsi davvero dall’apoteosi della bisboccia.
Sarete pronti a impacchettate tutto, alberi, fiocchi e resti di quel che è stato.
E, spogliati dall’abito delle feste, urlate la vostra nudità. Con un sorriso, naturalmente. Appassionato e vigoroso.
Evaporati il languore, la decadenza, il vuoto, dal buco nero della storica ciucca rinasceranno i sensi in tutta la loro dignità. E ne sarete nuovamente padroni, se vorrete.
E se sarà evaporata anche la tredicesima piuttosto che ai saldi vi dedicherete, anima e cervello, a voi e alla vita. A chi amate e a quel lembo di futuro che si profila duro senza la vostra carica intellettuale e affettiva.
Seguite i consigli degli stilisti vip: non buttate il vecchio. Si sono ridotti pure loro a dovervi addolcire la pillola della crisi: il capo trendy è quello della nonna in naftalina da un secolo. Gli economisti, se le nostre tasche non sono già abbastanza informate, ci chiariscono che dovremo fare delle rinunce. Ecco, vi auguro possiate ancora pescare nel guardaroba del passato e fare le migliori rinunce della vostra vita.
Ricordatevi il grande Massimo Troisi, non si ricomincia da zero ma dal numero di cose buone che sono in voi.
Evviva la rivoluzione, allora! Che il 2009 sia sereno, per tutti. E che ci trovi in perfetta forma di uomini veri, liberi e protagonisti.
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