Penso alla morte di uomini come Sandro Curzi. E non come simbolo ed espressione di una ideologia politica, non è questo che mi interessa, ma in senso schiettamente umano.
Certo di lui può lungamente ricordarsi l’attività giornalistica. E altrettanto potremmo fare di Indro Montanelli, di Enzo Biagi. Giusto per citare qualche suo collega.
Per qualche verso non stupisce il loro mestiere. Era in qualche modo la loro stessa anima. Ma per altri vecchi la memoria potrebbe essere legata ad altri ambiti, potrebbe aver lasciato orme diverse, in mille altre evidenze. Il fatto comune resta la loro personalità, credo. La loro autorevolezza, che passa dall’impegno, dalla coerenza, dalla genialità. Qualcosa di loro ha rappresentato o seguito un pezzo del nostro pensiero, della nostra storia, della nostra vita. Potrei citare uomini di cultura, scienziati, politici. E non importa quali fossero le loro posizioni, se simpatizzassimo con le loro opinioni o se fossero dall’altra parte delle nostre concezioni.
Sono uomini che per decenni ci sono stati, fortemente. Noti e solidi, come tanti punti fermi nel divenire del tempo. Quando muore un grande vecchio ci sentiamo più soli. Qualcosa di noi evapora. E oggi ancora di più, sempre di più. Perché il passato era lento. Certe figure resistevano anni, di generazione in generazione. Sfidavano i mutamenti, seguivano il corso della nostra stessa crescita. Oggi è tutto veloce. O forse è tutto popolato da effimere meteore.
O magari sono io che invecchio. E sento crollare qui e là i riferimenti senza riuscire a sostituirli, senza trovare preziosi stimoli per colmare il vuoto.
Può essere che l’una e l’altra cosa si combinino in questo Paese che talvolta esalta troppo e altre dimentica con una fretta impressionante. Mi vengono in mente esempi di uno splendido cinema che non c’è più. E penso che veramente qualche volta siamo proprio ingrati con chi ci ha regalato splendide stagioni. Penso anche, certo, che ogni momento abbia un profilo e quindi anche i nomi e le pagine siano destinate a stare tra parentesi, lì nello spazio della loro esistenza. D’altra parte ciascuno appartiene al suo tempo. Anche se alcuni lo sfidano, portatori come sono di un pensiero che non ha confini e non si esaurisce. Anche se spesso accade che un’epoca generi più uomini preziosi di un’altra.
Non so dove collocare questa sensazione. E’ come attraversare un paese zeppo di case chiuse, senza luci alle finestre, senza parole e suoni che arrivino in strada. Non è che partiti i grandi vecchi non ci siano giovani a popolare il nostro cammino. E’ che l’idea del ricambio mi scombussola un po’. Mi sembra manchi a tratti l’armonia del passaggio dopo una proficua e splendente convivenza. Sembra un brusco ribaltone.
Forse è solo perché spesso il nuovo vuole chiudere con il passato, magari non considerare neanche bagaglio ma zavorra quello che può raccogliere dai vecchi.
Forse perché questo è il tempo delle corse che consumano tutto. O sono io che non colgo sempre il valore del progresso che archivia e cestina velocemente.
Eppure ai secoli è sopravvissuto molto, in arte, in letteratura, in gloriose civiltà. Chissà, magari siamo solo poco inclini al romanticismo, all’affetto che ci lega a qualcuno. E morto un papa se ne fa semplicemente un altro.
Quando un anziano muore, scompare non solo una persona fisica ma un bagaglio di esperienze e conoscenze non più rimpiazzabile. Pensavo ad esempio al fatto che non ci sono più testimoni diretti della prima guerra mondiale. Ci rimane tuttavia la possibilità di diventare noi stessi depositari di quel patrimonio, integrandolo con il nostro, per lasciarlo a nostra volta in chi verrà dopo. Penso a "Fahrenheit 451" di Truffaut, in cui la gente impara a memoria i libri per mantenerne il ricordo.
Non dimenticare è l'unico modo che ha la nostra società per sopravvivere.
Ciao Irene, buon lunedì.
Scritto da: Pim | 24/11/08 a 10:57
Carissima Irene la morte di Curzi mi ha profondamente dispiaciuto perchè, proprio ideologicamente, era uno di quegli uomini di partito seri, coerenti,umanissimi, sempre pronti a mettersi in gioco senza timore.
Una personalità, a mio avviso, estremamente intelligente, che piaceva tanto agli intellettuali quanto alla casalinga.
Senz'altro una grande perdita.
Grazie a te per averlo ricordato.
Un abbraccio affettuoso e buon pranzo.
Marianna
Scritto da: marianna | 24/11/08 a 13:31
Avendo militato nel PCI,ho seguito da vicino Sandro Curzi ammirandone la coerenza e la grande onestà intellettuale.
Se ne va un maestro e purtroppo non vedo rincalzi validi.
Un caro saluto,Irene
Fino
Scritto da: Fino | 24/11/08 a 18:50
Credo che quando un vecchio ci lascia (felice espressione) rimane di loro nell'anima e nel pensiero. Non solo il ricordo.
Non so se in ragione della mia anagrafe, ma uomini di spessore se ne vedono sempre meno o comunque non sono noti o non lo divengano. Se così fosse sarebbe auspicabile apparissero a dare il loro esempio, qualunque fossero le loro idee.
luigi
Scritto da: gobettiano | 24/11/08 a 18:50
Vero, Luigi. Uomini di spessore in giro ce ne sono pochi...forse pochissimi. E questo ci fa tremare un pò...
Non dimenticare, Pim. Hai ragione. E invece abbiamo sempre l'ansia di voltare in fretta la pagina...
Marianna, Fino, grazie a voi.
Buona notte
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 25/11/08 a 00:08
bello e triste questo tuo ricordo di Sandro Curzi. Un altro grande vecchio che se ne va. Concordiamo tutti nella sconsolante sensazione che manchino i punti di riferimento, quando questa generazione di figure degne di nota e di rispetto ci avra' lasciati. Un po' piu' soli, un po' piu' orfani di fari dell'intelletto.
un abbraccio, a presto,
HP
Scritto da: homing pigeon | 25/11/08 a 13:18
Orfani di fari dell'intelletto...è una tua pennellata d.o.c., HP!
Grande.
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 26/11/08 a 08:39