Non è facile farsi coraggio e sperare quando non hai quattrini in tasca per vivere, quando l’azienda che hai cresciuto con sudore e lavoro rischia il tracollo, quando sei anziano e ti ritrovi tra le mani una pensione da povertà assoluta, quando sei malato e non puoi rimboccarti oltre le maniche. E in definitiva forse è facile solo per pochi abbienti o fortunati.
Ma questo è il momento di non cedere, insiste la signora Lia. Non perché le finanze si rallegrano al solo ottimismo ma perché è dalla crisi nera che possiamo pescare qualche valore e forse rivedere tante cose, troppe cose, che abbiamo trascurato, sbagliato, esageratamente amato. Bene, più che lezioni di economia sembrano iniezioni di buon senso o un sorriso di incoraggiamento.
Approfondendo scopriamo che la signora Lia attende gesti concreti di una svolta epocale. Che detto così suona come chissà quale aspettativa…E infatti. A lei poco importa se si dirà che è la solita solfa retorica, che è una ingenua illusione, che è qualunquismo allo stato puro. Dritta per la sua strada si dice certa che accadrà, deve accadere, una rivoluzione della solidarietà.
Accidenti, nonostante gli scetticismi, aguzziamo tutti l’attenzione. Prosegue illustrando la necessità stringente che chi può faccia circolare denaro e non solo. Si priverà di parte delle proprie entrate perché possano fruirne altri, taglierà i lauti guadagni per ridistribuire a pioggia un po’ di risorse, abbasserà di gran lunga il tenore di vita in favore di aiuti ai bisognosi.
Scappa qualche ghigno di sconfortata incredulità. Ma un vecchio lavoratore, semplice e un po’ rude, dopo un lungo silenzio si allarga in un abbraccio di approvazione. Prima che scoppi la guerra in strada…mormora, hai ragione. Pochi concetti espressi senza le pretese dei grandi discorsi da sapientoni e il vecchio illumina i volti di tutti. I ricchi dovranno mettere al sicuro la pelle e per fare ciò cederanno parte del loro benessere economico, rinunceranno alle spese sfrenate per timore di essere presi d’assalto dalla fame altrui e infine ammoniranno gli amici affinché facciano altrettanto perché sia mantenuta la quiete collettiva. Perché ci sia un domani per tutti. Perché solo così il domani potrà riportare qualcosa nelle loro casse.
Accanto ad un grande uomo c’è sempre una grande donna. Accanto ad un ricco ci sono sempre decine o centinaia o migliaia di persone comuni che consentono che lui lo sia.
E’ la battuta di uno dei presenti accompagnata da un moto di trionfante allegria.
Che poi contiene in sé la radice della verità, spiega la signora Lia.
Non ci sono Paperon de’ Paperoni che possono assistere sereni al disastro globale.
Tremano le gambe a tutti. Se frana la base il vertice piomba malamente. Questa è vagamente la giustizia della piramide.
La signora Lia sdogana qualsiasi pensiero da quel timore di banalità o demagogia che trattiene sempre molti e zittisce troppe volte. Drastici tagli ai compensi assurdi e stratosferici del mondo dello spettacolo e del calcio. Al macero i rami secchi: cariche, incarichi e ruoli inutili, moltiplicatori solo della concentrazione di ricchezza in una bieca casta di sfruttatori del potere. E via dicendo. Dovrà fisicamente modificarsi la piramide. Altrimenti il vertice diventerà la torre di Pisa, insiste la signora Lia.
Questa è la teoria economica di una fetta di popolo sovrano? E’ il conto della serva, dice soddisfatta e convinta la signora Lia. Solo due più due fa quattro, cari miei.
E ovviamente sceglieremo…Sceglieremo cosa, signora Lia? Cosa sarà opportuno salvare, rilanciare, privilegiare. Ecco il buono della crisi. Faremo le grandi pulizie di casa, sistemeremo il guardaroba, metteremo ordine. Ci riapproprieremo del gusto delle cose. Sarà un processo duro, magari estremamente faticoso.
Ma orienteremo meglio le luci se attiveremo il nostro pensiero, conclude la signora Lia, economista per caso, per necessità o vocazione.
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