Pasta è femmina, pomodoro è maschio. Sia un caso o il portato di una rigorosa scelta, il sesso delle parole può indurre sorrisi o riflessioni.
Il percorso ironico svela che paradosso è maschile e normalità è femminile ma anche che anima è femminile e corpo maschile. Un gioco, ovviamente. Perché a scavare bene c’è una distribuzione sostanzialmente equa. E tutto sommato in questo le due metà del cielo si incastrano perfettamente.
Poi ci sono le parole diavolette, che finiscono in o e sono femminili, come mano, o che finiscono in a e sono maschili, come magma. E quella varietà di sorprese che trasformano uovo in uova.
Ma la signora Lia era intenta più che altro a cercare suoni femminili e maschili nelle parole. I caratteri sessuali generano un timbro. Di voce, di senso, di tratto. Su questo arzigogolava, tra il serio e il faceto, mentre gli astanti intorno ridevano o si avventuravano in ancor più tortuosi percorsi. Qualcuno volava in cieli politici, altri armeggiavano con il costume e la cultura. Una caccia erotica al risvolto di vocaboli illuminanti. Come se da lì dovessero discendere spiegazioni, intendersi motivazioni, definirsi tendenze.
Una fila di chiacchiere più o meno astruse alle quali comunque tutti tendevano l’orecchio. Anche i più seriosi. Anche gli scettici, quelli che arricciano il naso davanti a ogni conversazione apparentemente vaporosa.
Era inevitabile, nella concitazione dello scambio frizzante, finissero dritti nelle pieghe del linguaggio del corpo e ancor più in quella selvaggia e inafferrabile dimensione delle scintille primordiali. Potete immaginare lo scatenamento di sinonimi per demolire le dimostrazioni di genere. E potete anche fantasticare su quali irriverenti, maliziose o spiritose capriole siano corse nel gruppo alla sola pronuncia di certe parole. Già su gelosia femminile e istinto maschile fioccavano fulmini, pensate al seguito…
Impossibile tirare le fila, stringere in mano qualche valido approdo, ipotizzare qualche linea sostenibile tra quelle che si sono arditamente mosse in balletto intorno all’audace e bizzarra signora Lia. Ovviamente sono andati a scomodare la storia e le convenzioni. E poi hanno mescolato generosamente le radici con qualche ingrediente squisitamente birichino.
Paradossalmente, ma in fondo non troppo, è stata propria la deriva del nucleo iniziale condotta con inversione verso le parole del sesso a mettere buona pace anche tra gli spiriti più bellicosi. I siparietti gustosi o curiosi sulle interpretazioni dialettali del vocabolario della terminologia strettamente o vagamente sessuale hanno raffreddato pure i bollenti tormentoni di chi andava a parare sempre su politica femminile e potere e governo maschili.
Ecco che la signora Lia, trionfante, ha potuto rimettere l’accento sulle vibrazioni, su quell’essenza sottile e delicata che corre tra maschile e femminile. In un gioco così perfettamente ambiguo e intrigante da sciogliere ogni barriera e da indurre a pensieri di fusione e di contraddizione meravigliosamente umani.
Dilettatevi anche voi in questa partita di riflessioni e sorrisi. E’ uno spazio sconfinato di scoperte, sfumature, preziose emozioni…
Tante parole devono il loro genere alla derivazione originaria latina o greca. Anima in latino (animus) era femminile.
Chissà perché l'organo sessuale femminile nel dialetto siciliano è di genere maschile.
Un caro saluto
Fino
Scritto da: Fino | 14/11/08 a 11:23
Bravissima Irene! Complimenti per il tuo HP!!
Un bacio e buona notte.
Marianna.
Scritto da: marianna | 14/11/08 a 22:24
Ti ho scritto un commento e non compare!
Marianna
Scritto da: marianna | 14/11/08 a 22:26
L'ho letto tutto d'un fiato e mi sono divertita.
Ho pensato a vocaboli della lingua italiana, a quelli del dialetto bresciano che, in alcuni casi, come ha scritto Fino per il siciliano, cambiano di genere rispetto all'italiano.
E poi al tedesco, dove non esiste nemmeno una regola sommaria come da noi (a = femminile, o = maschile) ed ogni vocabolo va imparato con il suo articolo (solo alcune desinenze fanno eccezione).
La fantasia poi fa il resto e vola divertita tra un maschile ed un femminile!
Un esercizio davvero divertente.
Un abbraccio e buon lavoro per il week-end.
Elena
Scritto da: zia elena | 15/11/08 a 07:28
Questa distinzione si trova in alcune lingue che hanno una matrice greca o latina, esiste anche in lingue arcaiche ormai scomparse o poco conosciute, ma i dialetti trasgrediscono queste regole, solo a causa delle influenze esterne di altre lingue o semplicemente per pura ignoranza . Ma anche tra le lingue latine ci sono enormi differenze: Il Sole diventa La Soleil , e cambia sesso in francese...Sarebbe interessante sapere perchè, mentre la luna resta"femmina" Io ho un' idea su questo.
Il Sole per una cultura itallica non può essere altro che maschio. troppo importante per farlo al femminile, sarebbe come fare una donna Presindente del consiglio o Papessa, in una cultura maschia e cosi itallica sarebbe ancor più rivoluzionario che mettere un "abbronzato" al posto del rincol...to di turno.
La luna, pallida e senza luce propria può essere "femminile" perchè incute solo tenerezza..i Pianeti allora ? Mai...
Però pensando poi che il Sole in realtà è "una Stella", si ristabilisce una certa equità...oppure ?
Scritto da: nico fre | 15/11/08 a 09:56
Un post molto divertente: stimola riflessioni linguistiche sulle quali mi soffermo sovente. Ad esempio che le parole non sono i mattoni delle frasi o dei pensieri, come dei lego che stanno dove le metti. Sono materia vivente che prende forma e dimensioni a seconda della sede in cui sono sistemate, assumono suoni e accenti diversi. Per questo vanno maneggiate con cura, affinché mantengano intatta la loro espressività.
Buon fine settimana, un abbraccio.
Pim
Scritto da: Pim | 15/11/08 a 10:46
Carissimi, vedo che il sesso delle parole affascina! In fondo è come il loro senso no?! E, come dice Pim, la loro "vita" perchè le parole hanno un'anima...
Hai ragione Elena anch'io ho pensato al "meccanismo linguistico" tedesco con articoli e desinenze...:))
Grazie a tutti per gli apporti interessanti...!
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 15/11/08 a 12:38
Cosi' come il sesso delle parole, anche il tuo articolo induce sorrisi e riflessioni.
Complimenti per il post, ma anche per i titoli che sono sempre azzeccatissimi.
Buon fine settimana.
Scritto da: cenerentola | 15/11/08 a 15:23
Infatti a Nizza diciamo faire tout à revès couma li courdelié d'Antibo (fare tutto al contrario ccome i calzolai di Antibes). Il detto deriva dal fatto che oltre il Var si parla il provenzale con le terminazioni in -o per il femminile, sconosciute nel nissart.
Bellissimo post come sepmpre. Ciao cara Irene, buon weekend
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 15/11/08 a 20:10
Grazie Dragor!
Eh si Cenerentola anche il titolo ha la sua parte!
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 17/11/08 a 00:37
Eluana, libertà e giustizia sono parole femmine, allo stesso tempo però lo sono anche chiesa ed ipocrisia... ma... qualcosa non mi quadra!
L'unica vera certezza che ho in tutto questo marasma (parola azzardatamente maschile) è la natura rigorosamente maschia di TELECOMANDO! ;)
Scritto da: fede | 17/11/08 a 11:49
che bella osservazione, fede: bravo!
A me quadra, invece ( che fede sia maschile).
Scusa Irene, ma non mi pareva questo il luogo e il tempo per dibattere un tema cosi' triste e delicato. Sono certo che era fuori dalle tue intenzioni, questo tuo e' un post leggero e arguto.
Anche se probabilmente risponderai che ognuno puo' esprimersi liberamente: allora lo fo' anch'io.
Scritto da: Bud | 19/11/08 a 09:35
...Ironia della sorte.
fede era in lizza quale parola con la quale iniziare il commento, accanto a libertà e giustizia, monumenti all'emisfero femminile dell'universo.
Bud, sono d'accordo con te sul fatto che sia un tema triste e delicato (oltre naturalmente che stiamo commentando un pezzo arguto assai), ma dal momento in cui clicchi su post, doni la tua idea al web ed ogni lettore può farla propria e linkarla al proprio mondo... per dire.
f
...nomen omen, o, appunto, ironia della sorte.
Scritto da: fede | 19/11/08 a 15:01
Non dubitavo, gentile Irene, della tua riposta che infatti avevo anticipato.
Beh, ma allora parliamo di musica nel Gabinetto dei potenti, di finanza qui e di grazie femminili nei Beni rifugio ...
Comunque, grazie per lo spazio che ci dai anche se andiamo fuori tema
Scritto da: Bud | 19/11/08 a 15:19
Bud di quale risposta mi ringrazi?!
Ti ha risposto Fede in verità :))
Comunque sia, nel limite del "buon gusto" ammesso sia facile capire quale sia, qui possiamo mettere le ali al pensiero. E anche andare fuori tema.
Purchè si resti leggeri e arguti...grazie sono bei complimenti!
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 19/11/08 a 16:11
Andando in automatico (poi capirete cosa intendo), il mondo mi viene spontaneamente "all'incontrario": Die Sonne, Der Mond (la sole ed il luna).
Se poi cerco la mia identità, s'inverte tutto e "ritorna" o'sole, a'luna.
Quando sono tra la gente, tutto diventa denso e perde forza, così percepisco solo the sun, the moon.
In realta, quello che penso con esattezza è o' sonne, o' moon.
Cosa intendo dire?
Si parla tanto di immigrati, di cosmopolitismo, di integrazione, di umanità nuova (We can do, oh yeah!).
Quanti di noi, dopo aver vagato tra luoghi e lavori, mantengono intatta la propria lingua?
Io penso prima schaelter, poi switch e, solo con un certo sforzo, "commutatore".
Una roba simile capita anche al ricercatore polacco ad Atlanta, il benzinaio pakistano di Eindooven, il faccendiere cinese di Kinshasa, il vu cumprà toghese del marciapiede di fronte.
Gli Italiani, no.
Bel problema, in un mondo che si confonde, no?
Scritto da: demata | 19/11/08 a 19:32
Ma si Demata ce l'abbiamo anche Italia su Italia questo "problema": quante persone del sud sono al nord da decine di anni e mantengono con ostentato orgoglio le loro espressioni dialettali con la "pretesa" di essere capiti? E non vogliono saperne, assolutamente no, di imparare magari a scherzare con un fà balà l'och?!
Che vuoi farci...il campanile ce lo abbiamo nel dna. Poi ci manca del tutto lo spirito di Paese. Che stranezza eh?!?!?
Io invece sono affascinata da certi suoni, che importa da dove arrivano? 'O sole è 'o sole, come 'o sonne è 'o sonne. Magia quasi pura :))
Scritto da: irenespagnuolo | 19/11/08 a 19:55
Non intendevo questo, Irene.
Ho una figlia che pensa da sempre in due lingue: ha sempre sentito parlare in due lingue, le ha imparate contemporaneamente, le usa ambedue.
In una il sole è il sole, nell'altra è Die Sonne.
Nella mia testa le lingue sono almeno 4: italiano, tedesco, napoletano, inglese.
Capisco lo spagnolo.
Se sono in un aeroporto di transito tendo a parlare almeno in due lingue contemporaneamente e non sono il solo.
Da poverissimi migranti senza speranza a ricchi industriali che fanno imparare il cinese ai figli di 6 anni: siamo miliardi e gran parte delle cose che accadono dipendono da noi.
Posso garantirti, con tutto l'amore che ho per la mia lingua (il partenopeo) che la realtà che vedono gli occhi che pensano i vocaboli in diverse lingue è molto diversa e meno complicata, rispetto a quella che vedono gli occhi degli "stanziali".
Non a caso fenici, gitani, napoletani, olandesi ed ebrei sono considerati, nel bene e nel male, degli "ottimi conoscitori del genere umano".
Ragionare in una sola lingua è un po' come pensare le cose in 2D, vedere in 1-2 colori, preferire un quartetto d'archi ad un opera lirica.
Io preferisco il 4etto all'orchestra ed i film in bn rispetto al colore, tu preferisci pensare, intuire e sognare in una sola lingua.
No problem, mica è un reato essere "italiani".
Volevo solo segnalare che di italiani come me ce ne sono almeno 60 milioni, tra quelli all'estero e quelli ritornati.
Scritto da: demata | 19/11/08 a 20:23
Hai ragione, si, ho capito.
Può essere che la nostra proverbiale difficoltà con le lingue denoti una "chiusura" complessiva? In effetti...
Importanti riflessioni, le tue.
Grazie
Scritto da: irenespagnuolo | 19/11/08 a 22:27
Di sicuro, detto con una banalità,: meno lingue = meno soluzioni potenziali.
Scritto da: demata | 20/11/08 a 17:20