La darei a chi fa funzionare il cervello con minor fibrillazione e maggior spirito costruttivo, lungimiranza e un pizzico di sano realismo. Sentimento e ragione, umanamente dosati con una spruzzatina finale di senso sociale e storico. Senza scivoloni continui legati alle contingenze, senza eccessi ideologici di cieco fanatismo, senza esasperazioni passionali, senza demagogiche strategie, senza rozzo lassismo.
Sarebbe una laurea dispensata con il contagocce lo so!
Tutte le caratteristiche richieste sono patrimonio raro di menti illuminate…Però, signori, è il caso di mettere in funzione neon, lampadari, candele, sole e ogni fonte rischiarante per dissolvere le tenebre della nostra “cultura”. Urgentemente.
Discutiamo di scuola elementare ed esce la maglia nera dell’Ocse per le “scuole alte” italiane. Si salverebbe solo l’istruzione primaria mentre risulteremmo fanalino di coda per l’università…Uso il condizionale non perché voglia mettere in discussione i dati della relazione ma perché nutro qualche dubbio sul senso della maglia nera.
Che un diploma di oggi valga come la terza elementare di mio nonno purtroppo mi risulta molto credibile. E in questo senso assegnerei la maglia nera. Che una laurea sia la panacea di tutti i mali è concetto non solo falso ma pure subdolo, stolto e pure pericoloso. E quindi di questa maglia nera discutiamo.
Abbiamo prolungato nei decenni il tempo di permanenza sui banchi di scuola ma, a parer mio, non abbiamo migliorato proporzionalmente il livello di formazione e preparazione. Mi preparo al lancio di pomodori e agli insulti. So che non garberanno queste affermazioni ma le esprimo con serena e civile franchezza.
Abbiamo conseguentemente allontanato un po’ il momento di ingresso nel mondo del lavoro, alleggerendo talvolta le stime sui concreti spazi occupazionali, ma non abbiamo registrato poi significativa evoluzione della qualità delle prestazioni professionali.
Ogni tanto come un tormentone periodico torna a ronzarci nelle orecchie la voce che ci vuole tra i meno “titolati” del mondo. Insomma in Italia si laurea una percentuale troppo bassa di persone. Troppo bassa. Troppo è una lettura negativa ovviamente.
E quindi si traduce in un invito a correre all’università. La stessa che sforna dottori in questo o quello, disoccupati? O un’altra università?
Fermiamoci un attimo a pensare.
E’ la nostra mentalità forse che ha qualcosa o molto da rivedere e correggere.
Qui il titolo di studio è stato vissuto, spesso unicamente, in chiave di opportunità lavorative. Insomma poco importava l’aspetto culturale, molto interessava delle occasioni di sbocco. Parallelamente crescevano i titoli richiesti per l’ingresso a qualsiasi attività. Una volta per fare una cosa bastava la quinta elementare, poi si è resa necessaria la terza media, poi si è innalzato l’obbligo scolastico, ora diploma o laurea sono praticamente indispensabili. Ma per cosa?
Molti diranno che l’evoluzione, la tecnologia e tante altre trasformazioni hanno reso inevitabile un maggior grado di istruzione. Possiamo essere d’accordo. Però con misura e moderazione. Nel limite della verità, ecco. Non oltre altrimenti ci infogniamo per usare un’espressione degna di un cattedratico!
Faccio parte della piccola schiera di “dotti italiani” che ha regolarmente conseguito una laurea. Ne sono lieta e fiera. Perché ho amato e amo lo studio, perché ho frequentato per scelta e amore, perché ero abbondantemente spinta da interesse, impegno, propensione per le materie approfondite. Ora, ad esempio, non ne faccio un lavoro. Non è così automatico e non è così essenziale. Mi spiego. Leggo e studio ancora ma uso felicemente le mie energie in ambito diverso. Non è un dramma o un ripiego doloroso e triste. E’ la vita.
I libri sono meravigliosi, il mondo della conoscenza è sempre da esplorare e respirare ma una laurea per nutrire aspettative e maturare certezze è altra cosa!
Se su questo evitiamo sistematicamente di soffermarci ci ingarbugliamo in malo modo, a mio modesto avviso.
Smettiamola di frignare se l’idraulico guadagna più del laureato in economia e commercio che fa l’impiegato chissà dove. Smettiamola di trasmettere ai figli l’idea che se studiano si accomodano su qualche poltrona per tutta la vita e non si sporcano le mani di grasso in un’officina meccanica…dove sporcarsi le mani è brutta sorte e sedersi in poltrona privilegio da mille e una notte. Smettiamola di frignare se gli extracomunitari non sono mai senza lavoro e gli italiani si rifiutano di lavare i piatti perché non capiscono che guadagnarsi il pane è sempre dignitoso. Smettiamola di considerare la persona per quello che fa e non per quello che è.
Non sono medico, esercito la professione di medico. Chiaro?
No, non è chiaro. So che non lo è, certa sottocultura è entrata nel nostro midollo.
Non auspico una società di ignoranti. Ma una società che ha autentiche possibilità di vita e crescita. Ecco il punto.
Nove ragazzi su dieci, tra quelli di mia conoscenza, si iscrivono all’università perché non hanno trovato un posto idoneo al diploma che hanno, fa piacere ai genitori, è qualcosa che vogliono “provare”, sperano di fare in futuro più soldi.
Trovatemi tra queste la motivazione più valida e rispettabile!
Ma in Italia, sento già il coro, abbiamo bisogno di investire in ricerca e rinnovamento impianti e cos’altro non so…Bene. Ma quanti posti di lavoro può creare quest’eventualità?
Ci siamo inventati mille facoltà e corsi di laurea breve. Così tra un medico e un infermiere non intuisci la differenza. Ma il malato non lo laverà più nessuno se serve perché non è mansione da laureati…
Il discorso è lungo, complicato, delicato. E mi fa imboccare mille strade.
Prendiamo il turismo. Per il Bel Paese dovrebbe essere una risorsa enorme. Ma sento troppi commenti sull’alberghiero come scuola per chi non ha tanta voglia di spendere sudore sui libri, su alberghi, ristoranti e locali che non trovano ragazzi italiani disponibili al turno di notte, al lavoro “pesante” o domenicale, sulle lingue straniere croce di ogni buon italiano, pur laureato che sia. E via di questo passo.
Una laurea ad honorem, ripeto, ci vorrebbe per chi sa pensare e agisce con intelligenza. Non è l’aspirazione allo studio a turbare, anzi. E’ la caccia al titolo per accumulare pretese e aspettative che potrebbe presentare un conto inutilmente salato.
E poi scusate…quanti (dei pochissimi) laureati italiani lavora in un call center insoddisfatto e sfruttato? Meglio fare l’elettricista, forse. Tanto alla cultura si può benissimo non rinunciare, anche tra una presa, una spina e un cavo.
Carissima Irene, hai scritto un post eccezionale!
Concordo con te periodo per periodo, frase per frase, parola per parola.
Ciò che vediamo oggi nel mondo giovanile della cultura e del lavoro è ciò che abbiamo voluto. O meglio che alcuni sapientoni politici hanno costruito giorno dopo giorno con pseudo riforme.
L'unica cosa che interessava a quest'ultimi era conservare la propria posizione di politico e/o di barone universitario e naturalmente vendere i propri libri.
Con la tua facoltà sai benissimo cosa intendo dire, perchè gli insegnanti di certe displine magari occupavano anche posti politici. A Roma,alla Sapienza, un nome per tutti:Giuliano Amato.
Io personalmente ho parlato con Brocca, quello del "progetto Brocca" e si è capito bene il senso di tutte quelle ore aumentate per gli studenti del ilnguistico:vendere i propri libri per cui il Parlamento vota in un certo modo.
Ora comunque occorre mettere rimedio,perchè indietro non si torna.
E condivido perciò in pieno le tue conclusioni.
Affettuosamente, Marianna.
Scritto da: marianna | 10/09/08 a 21:18
Brava, come sempre. Mi hai ispirato pensieri profondi e pure un po' tristi, rivolti alla mia laurea in tedesco presa perchè "così trovi lavoro più facilmente". Un po' è stato anche vero ma mi viene una immensa tristezza a pensare che l'ho fatto proprio solo per quello, senza godermi quasi per niente quella lingua che con me non c'entra nulla, e che adesso parlo come se avessi fatto un corso alla Cepu...
La laurea è un periodo, un momento, forse anche uno stato d'animo, non un'assicurazione.
baci, notte, sara
Scritto da: sara | 10/09/08 a 23:14
carissima Irene...as usual hai scritto un post particolarmente interessante...ho sempre pensato che lo studio e l'impegno messo in esso fosse finalizzato principalmente a migliorare me stessa in quanto persona e non per darmi migliori possibilità nel mondo del lavoro...la capacità di analisi, di comprensione, di sintesi, l'apertura mentale che ne deriva dovrebbero essere alla base di un qualsiasi percorso di studio a qualsiasi livello...la scuola ,via via a livello sempre maggiore, dovrebbe fornire agli studenti gli strumenti per muoversi nel mondo. imparando a conoscere se stessi e il resto del mondo, fornendo le basi per poter affrontare un qualsivoglia percorso lavorativo...ma visto che nella cultura dominante della nostra epoca veramente depressa ciò che conta è il potere...la scuola e lo studio vengono visti solamente come strumenti per esercitare in futuro un potere...mai su noi stessi ma sempre e solo sugli altri...un abbraccio affettuoso Laura
Scritto da: Laura | 11/09/08 a 09:54
Uno splendido post che condivido in pieno. Se la scuola italiana piange, quella francese non ride. Con un'inchiesta effettuata sul campo ho scoperto che i baccellieri escono dal corso d'inglese senza sapere chi era Shakespeare. Dal corso di spagnolo senza sapere chi era Cervantes. Dal corso di storia senza sapere che cos'è la battaglia di Waterloo. Dal corso di geografia fisica senza sapere dove nasce la Senna. Dal corso di geografia politica senza conoscere i nomi dei dipartimenti. Dal corso di francese senza conoscere il plurale di coupe-gorge. Dal corso di matematica senza saper risolvere un'equazione di primo grado. Dal corso di fisica senza sapere chi era De Broglie. Dal corso di filosofia senza sapere chi era Spinoza. Dal corso di scienze senza sapere chi era Linneo. Dal corso di storia dell'arte non escono perché è considerato "materia rara" e in tutta Nizza è disponibile una sola classe con prof volontari. Il greco e il latino sono materie facoltative che a Nizza vengono insegnate solamente in 3 classi.
Ecco una perfetta fabbrica di ignoranti.
Ciao, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 11/09/08 a 15:26
Marianna, Sara, Laura, Dragor:
grazie dei complimenti, molto generosi. Quasi mi spiace siate tutti d'accordo, è la conferma di un sistema che fa acqua da tutte le parti, di una società alla deriva, di una cultura che traballa paurosamente...
Pure in Francia Dragor?! Eh si è proprio epoca di crisi.
Laura bellissime considerazioni le tue. Condivido in pieno lo spirito.
Ricambio con gioia l'abbraccio
Marianna, dobbiamo porre rimedio...ma davvero non so come :(
Sara mi spiace aver sollevato qualche pensiero triste ma siamo qui anche a riflettere, capita di toccare note dolenti...ma credo sia sempre un utile e positivo scambio
Ciao ciao!
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 11/09/08 a 16:25
Cara Irene,
il tuo post e' pieno di spunti di riflessione, scritto con la tua consueta maestria e capacita' di analisi.
Mi piacerebbe che lo leggessero in moltissimi e si fermassero a riflettere.
Occorrerebbe una "rivoluzione" culturale che temo non sia cosi' vicina....
Ma tu continua a parlarne Irene.
Brava, ancora una volta.
Scritto da: cenerentola | 11/09/08 a 16:32
Irene, ho provato a lasciare un commento al tuo post "LibRidine", ma mi da' errore.
Scritto da: cenerentola | 11/09/08 a 16:54
Continuerò Cenerentola...non so con quale utilità ed effetto, ma continuerò.
TypePad fa di nuovo le bizze, per questo credo non sei riuscita a lasciare il commento all'altro post.
Ciaooooo e grazie :))
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 11/09/08 a 17:11
Ehm Cenerentola ti ho risposto ma neanche il mio commento compare!
Typepad fa di nuovo le bizze, uffa.
Non so con quale utilità ed effetto ma continuerò Cenerentola!
Grazie :))
Ciaoooo
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 11/09/08 a 17:14
Ciao Irene, dopo che hanno dato la laurea ad honorem a Valentino Rossi, non mi meraviglio più di niente.
Naturalmente Typepad è sempre uno schifo.
Buona serata
Fino
Scritto da: Fino | 11/09/08 a 18:35
Typepad è una tortura...:(
Ciao carissimo Fino buona serata anche a te!
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 11/09/08 a 18:40
Cara Irene,
concordo anch'io con quanto hai scritto, purtroppo!
Parola dopo parola.
Un abbraccio.
Elena
PS: Sono tornata. Grazie per il tuo sostegno. A presto.
Scritto da: zia elena | 11/09/08 a 22:48
Ciao Elena, mi auguro tu stia bene. E anche tuo fratello...
Ben tornata!
Buona notte
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 11/09/08 a 23:12
Difficile obiettare Irene rispetto alla pacata durezza che il tuo post presenta. Quello che piu' mi spiace e' la chiarezza delle origini di molti dei difetti del sistema italiano e l'apparente invisibilita' di questi difetti agli occhi di chi dovrebbe rimediare.
luigi
Scritto da: gobettiano | 12/09/08 a 08:53
dopo l'università mio figlio ha scelto felicemente di lavorare come cuoco! ha una cultura decisamente superiore alla media dei suoi coetaneima...non se l'è costruita a scuola!
c'è per tutti gli amici bloggers il premio pace da prelevare!
Scritto da: paola dei gatti | 12/09/08 a 16:17