Lasciava sempre le avventure alle spalle quando rincasava. Chiudeva la porta di casa e le passioni restavano fuori.
La storia della routine che uccide la coppia non la capiva. Lei sapeva che dentifricio comprargli e non dimenticava mai la maglietta azzurra per il tennis domenicale. Sapeva preparargli uno stufato con la polenta che neanche sua mamma portava a quel livello di delizia e, sebbene brontolasse, gli lasciava il mercoledì sera per gli amici.
Con lei ciabattava per casa ogni sera, faceva zapping tra un film e un programma di cabaret, sgranocchiava patatine lasciando montagne di briciole tra i cuscini del divano. A lei non doveva spiegare perché balbettava talvolta, lei ne conosceva i motivi. Di lei non poteva che dire che era una brava donna, intelligente e forte.
Per migliaia di particolari era proprio nella routine il calore che amava. Era tranquillo in quel lembo di vita recintato dalle mura di casa.
Si sorprese molto, al terzo mercoledì con Michela, per quel moto di familiarità con un luogo che non gli apparteneva. Non era la sua routine quella e non gli accadeva mai di non essere pronto a lasciare la romantica compagnia dopo una serata. Anzi. Aveva sempre una sorta di fretta, come a spezzare subito qualsiasi filo che non appartenesse alla trama consueta.
Michela lasciò il letto, indossò una vestaglia e si avviò in cucina: ho tanta fame, non ho pranzato e non ho cenato oggi, scusami, vado a prepararmi qualcosa mentre ti rivesti…Se vuoi nel frattempo ti preparo un caffè.
Ecco, questo lo rilassava forse. Michela non aveva aspettative. E poi, certo, era bella, dolce, vivace, Michela. Quel nido non aspettava un uomo insomma, ero tutto per lei.
Berrò volentieri un caffè ma prima cucina per te, non ho fretta.
Si rivestì con calma, avrebbe addirittura indossato un pigiama se l’avesse avuto. Passò dal soggiorno e diede una lunga occhiata a tutto il locale. Poi entrò in cucina dove Michela davanti a due uova che tremavano in un tegamino infilava nel forno a microonde un panino appena tirato fuori dal congelatore.
Per fortuna non aveva appetito, pensò lui. Non era invitante quel cibo per lui abituato alle ricche pietanze della routine.
Manca un televisore in questa casa, Michela.
A me non manca! Mi ci vedi davanti alla tv in uno zapping nervoso e annoiato?
Un pugno nello stomaco.
Michela gli porge la tazzina di caffè. Accanto mette zuccheriera e cucchiaino. Lui beve e manca poco che non lo sputi, è amaro. Nella routine gli arriva già mescolato con la dose giusta di zucchero per i suoi gusti.
Vorrebbe parlare, fermarsi mentre lei cena, così, forse solo per tentare una specie di complicità. Nella routine ha sempre qualcosa da raccontare e da ascoltare, qualche volta ridendo, altre sfogando rabbia o apprensione. Lì per lì gli viene in mente di fare qualche domanda ma l’urlo di quella cucina caotica lo mette a disagio. Prende la via del bagno, si lava le mani, si passa acqua fresca sul volto, si specchia. E anche lì arriva una nota stonata. Non capisce cosa sia ma sa che deve andarsene.
Giunto nuovamente in cucina le sfiora una guancia con un bacio: ciao Michela.
Scende di corsa le scale come se stesse scappando.
Brutta storia questa, che si ripete sciocca e stanca. Una storia senza ali fa sbiadire le emozioni, che tristezza. E nelle solite squallide pieghe i sentimenti non respirano…Ecco cosa c'è che non và: il titolo. Qui l'amore fa capolino pallido, lontano, a brandelli.
In quanto a storie generatrici di commenti, anche tu non scherzi... :-)Descrivi efficacemente un certo tipo d'uomo irresoluto che ambisce alla trasgressione ma non sa distaccarsi dalle pigre consuetudini. Che siano i sensi di colpa a fare capolino?
L'amore rimane comunque sullo sfondo: tutt'al più si tratta di sesso - chissà se davvero appagante, poi...
Ciao Buona giornata.
Scritto da: Pim | 25/07/08 a 08:50
Anche una trasgressione può essere routine. Forse la "normalità routinaria" può essere anche intrigante se ci si mette un pò di buona volontà emotiva e sentimentale.
luigi
Scritto da: gobettiano | 25/07/08 a 10:24