Finalmente posso smentire Andreotti: il potere logora anche chi ce l’ha!
Forse è raro, me lo auguro a dire il vero. Ma capita. E al di là dell’ebbrezza di sconvolgere una battuta passata alla storia, la scoperta non mi piace.
Succede in una piccola realtà di provincia dove il potere talvolta è vissuto con un orizzonte più ampio degli stessi confini del territorio perché nel piccolo si dilatano gli umori, le influenze, le aspettative, le arroganze. Perché nel piccolo si confondono i piani e le dimensioni. Perché nel piccolo ci si può sentire forti e padroni con poco.
Succede quando perversi meccanismi portano chi ha il potere a finirci dentro con violenza, attorcigliato e soffocato.
Uno spettacolo comico e penoso insieme. Ti fa rabbia e nello stesso tempo ti muove a pietà. Troppa stupidità a volte induce, paradossalmente, alla compassione piuttosto che all’indignazione e al fastidio. Allarghi le braccia e sorridi. Sei meno sciagurato di quel groviglio assurdo che si muove goffamente nello zelo superbo dell’autorità costituita. E in fondo questo basta a farti tirare un sospiro di sollievo: meglio essere vittime di quell’esercizio scomposto di forza e boria che essere affetti dalla medesima patologia!
Però, per umana inclinazione al pensiero e al bisogno di una parvenza minima di buon senso e giustizia, il sorriso al quale ti muovi è triste e tirato.
Mette angoscia quella spocchia e il disagio che monta di fronte a tanta ottusità e a tanta indole spenta ti lascia un’amarezza che non puoi archiviare a cuor leggero.
Mentre l’agonia della città è coraggiosamente combattuta da iniziative, progetti, interventi, azioni che è un piacere veder fiorire, il potere rosicchia i nervi e la giovinezza di un rampante adulatore di quel bagno di gloria che stava scritto nei suoi miserabili sogni. Lui scombina tutto. Rischia di mandare in rovina tanti splendidi propositi e tanti trionfi. Lui schiaccia tutto sotto il piede, come un mozzicone di sigaretta da spegnere.
Spegne se stesso, in fondo. Ma non se ne accorge. Si lascia sfuggire di mano la gioia, le cose belle, le speranze, il gusto dei traguardi. E non sa cogliere l’occasione di fare del potere successo. Con la smania seriosa della sua noia fallirà e forse manderà in frantumi quello splendore di paesaggi che altri cercano di costruire…
E mentre invoca il silenzio come se fosse l’unico desiderio sostenibile non vede quanti intorno bramano aria di festa, incontri, momenti e inciampa nei suoi stessi passi. Presta ascolto a qualcuno che per la città non ha amore e lungimiranza e si lascia logorare dal potere che lo angoscia…Si, lo angoscia perché deve dimostrarlo, fine a se stesso. Si convince che mettere a tacere quattro ricchi nel castello senza dar loro la quiete agognata sia mancato esercizio di potere! E se la prende con il resto del mondo, isolandosi nello stesso castello, del tutto noncurante della vita che pulsa appena al di là del ponte levatoio.
Grave errore per un politico…che per definizione ha vita breve se non raccoglie e accoglie la direzione della comunità. D’altra parte non possiamo che pazientare. Egli è logorato appunto dal potere. Ci tocca aspettare che smaltisca la sbornia e ritrovi serenità. Andreotti dovrà farsene una ragione: anche il potere può sfibrare e far perdere smalto…
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