Parcheggi. Per fortuna scendi da quel bolide che non sai guidare.
Impeccabile in abiti e trucco da capogiro.
Le ore impiegate in estenuanti cure di bellezza hanno prodotto il loro effetto. Pelle luminosa e levigata. Trucco perfetto. Abbigliamento vistosamente audace. Manicure in sintonia. E pedicure, ovviamente. Tolto il piede dagli stivali deve presentarsi in gran forma e lo fa. La dieta degli ultimi mesi ti ha scavato il viso e asciugato i fianchi, ti piaci così.
Sembri la caricatura di una diva. Non un capello fuori posto. O un dettaglio stonato. Tutto terribilmente studiato. Pure il sorriso. Che deve ammiccare senza fare antiestetiche rughe intorno alla bocca o dare un’aria troppo gioviale e socievole. Pure lo sguardo. Tenebroso e ammaliante con un tocco altero nelle linee disegnate a svolazzo per dare respiro all’arcata.
Quasi un fumetto. Di quelli sensuali e intriganti ma artificiosamente smodati. Perché la grazia del passo francamente ti difetta e il risultato di tanta zelante preparazione è così esageratamente ostentato in ogni minuscolo particolare da donare un senso di provvisorietà, di impalcatura tenuta in piedi con la colla, di finzione scenica. Una mascherata, insomma.
Eppure ti muovi disinvolta, fiera. Ti senti affascinante. E vedi gli occhi puntati addosso come luci della ribalta. Ti eccita la tua figura. Ti senti pronta a qualsiasi conquista, meritevole di consensi e conferme. Hai avuto il buon gusto di combinare tutto, con abili e sapienti mosse. Non puoi che fare strage di desideri.
Fingi una vaga semplicità accostandoti al mondo. Cerchi appigli, porgi stimoli, conversi. Ti sembra così di scatenare il subbuglio. Dei sensi, almeno. Di qualche avvenente compagno di strada.
Ti avvicini e poi prendi le distanze. Come si conviene a quella menzognera volontà di nobili sentimenti dietro la quale salvi il tuo amor proprio. Ma intanto, per darti vivacità o coraggio, per posa o per occasione, porti le labbra al bicchiere. Ancora. E poi di nuovo. E’ un gesto che scioglie. E’ un gesto che aiuta il tempo. E’ un gesto che ti fa sentire libera. Bevi. Bevi molto. Quasi senza pensarci. Quasi come se servisse a scacciare l’aridità che monta dentro. Alcool giusto, di quello buono, che fa tendenza. A dismisura. Giocando con il bicchiere.
Perché è un vezzo anche quello. Tenerlo in un certo modo. Farci scorrere sopra le dita. E poi scolarlo.
Perché tu sei una donna al passo. Con tutto. Con la moda che vesti, con le scelte che fai, con il miscuglio che ingurgiti.
Lentamente la voce si impasta mentre i suoni intorno rimbombano o si confondono. Non hai più freni. Barcolli e ridi. Ridi senza più pensare al trucco che può colare fastidiosamente. Balli. Muovendo tutto quello che puoi, nervosamente, freneticamente. Come se ogni scossone ti ribaltasse addosso altri sguardi di ammirazione.
Ti lasci sfiorare da battute e scherzi. Ti sembrano solo carezze. Credi che siano i sogni che scateni, le attrazioni che accendi. E invece sono mani che si prendono burla della tua sbornia. Parole che offendono la tua bellezza. Continui a non accorgertene. E ti dimeni. Certa di essere gradita, cercata, ambita. Come un fiore nel deserto. E non come un costume che inquieta o offusca le virtù…
Il bicchiere si schianta a terra, non ricordi cosa è avvenuto dopo. Forse ti sei rotta con il bicchiere. Forse sei annegata in quel liquido inebriante.
E le risate intorno a te adesso sono un ghigno. Penoso come la tua tortura. Se potessi liberarti…
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