Inutile citare dati, è fatto notorio che i viados godano di grande appeal. Ricercatissimi.
E’ altrettanto risaputo che chi li frequenta, anche assiduamente, tenda a non ammetterlo. D’altra parte da sempre anche con le prostitute i clienti preferiscono il riserbo. Negano. Loro che magari hanno rapporti stabili, mogli o fidanzate ignare. Loro che non hanno bisogno, a parole, di pagare il sesso.
Qualche volta un colpo di coda. Droga, paparazzi appostati, scaramucce in hotel, tragedie. Qualche ragione insomma svela il vip nella sua passione viados. Ma a me poco importa il clamore di una notizia che di clamoroso ha ben poco. Insomma non è una grande scoperta, siamo ormai più che certi della misura del “fenomeno”.
Che a definirlo fenomeno sia solo l’analisi del costume è da chiarire. Perché in effetti l’accoppiamento in natura potrebbe ritenersi assolutamente normale in ogni forma. Ma è il concetto di normalità a difettare come sempre di senso e limiti. Ed è questo che induce a parlare di trans e di successo. E di successo si tratta, inequivocabilmente.
All’attrazione per le apparenze femminili si accosta il piacere vissuto con un uomo, per l’effetto “sorpresa” e sicuramente per un diverso coinvolgimento.
Complicità maschile, si potrebbe dire. Che risolve i complicati rapporti con il gentil sesso. Perché ad aggrapparsi alla storia delle perversioni o del gusto del proibito c’è da rabbrividire. Se gli estimatori dei trans sono moltissimi dovremmo ammettere che la tradizione consentita e accettata come umanamente “regolare” è in picchiata libera e quindi metterla in discussione. Lo spazio del costume di un tempo è dettato esattamente dal numero dei praticanti. Assurdo che sia la minoranza a stravincere con la percezione di immoralità di fatti così diffusi…
Che poi il tasto della moralità ci fa precipitare su un terreno complesso e scivoloso ed è quindi bene aggirarlo è un altro degli stimoli a tenere il “fenomeno” relegato al mondo della notte. Ma c’è, prepotente e dilagante. Dove prepotente è solo un fatto di entità di consensi, sia chiaro.
Certo scappa di parlare distrattamente di trasgressione. Come un antidoto alla noia. Come voglia di esplorare. Come bisogno di momenti fuori dall’ordinario. Come esasperazione di una vita di eccessi. Come una fuga dalle righe.
Ma in definitiva torniamo a quei dati, non citati ma impliciti. La passione viados devi dirci qualcosa di più. Urla magari una sessualità difficile tra uomini e donne, una situazione di sostanziale fatica nelle relazioni tra i due universi, una crisi degli uomini. O chissà che non si sbagli ad accedere alle posizioni ardite di chi pensa che altro non sia che l’emersione di una pratica a lungo celata o repressa ma sempre abbondantemente gradita.
Con le valutazioni generali si devono necessariamente trascurare le singole storie, le pulsioni singolari, i processi differenti che possono condurre alla stessa scelta. Di questo può peccare qualsiasi indagine su un momento comune. Ma non è facile neanche ragionare per grandi aggregazioni di fattori perché alla fine ci incastriamo nel travestimento. In quell’immagine da donna che nasconde un uomo si arenano i vecchi schemi del rapporto omosessuale consumato da che mondo e mondo ma lasciato lungamente sommerso. Nel trans si cercano una e l’altra natura, insomma. Con il “gioco” delle maschere, con la caricatura della “normalità”.
Ma questa mi sembra solo una grande introduzione, peraltro pure spicciola. Quello che resta lì, nell’orizzonte tutto da scoprire, è lui, il viados. Ma ho bisogno di tempo. E’ come se dovessi mettere in fila i pensieri e accertarmi che siano molto meno approssimativi di questi. Perché non siano protagonisti i clienti ma lui.
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