L’affetto che può ammalarsi e trasformarsi in morsa letale, il disagio mentale che sconvolge, l’agghiacciante degenerazione della gelosia, la pressione di problemi economici e sociali, la disperazione della debolezza trovano in famiglia sempre più spesso manifestazioni di violenza e drammi umani. Sono in aumento i delitti nel contesto familiare. E la malattia mentale si diffonde. Sono dati allarmanti sui quali non è possibile continuare a discutere senza poi seriamente affrontare un percorso di prevenzione.
Dobbiamo chiarire diversi aspetti. Il più delle volte innanzi tutto non è la malattia mentale ad uccidere ma la mancanza di cure e di sostegno. Vacilla clamorosamente l’impianto assistenziale e sociale. E la famiglia ne fa le spese in termini di deterioramento della qualità della vita, di solitudine ed emarginazione, di amplificazione di situazioni di difficoltà. I gesti estremi di chi ha un equilibrio psichico decisamente alterato sono solitamente compiuti da autori non riconosciuti e non seguiti come malati, lasciati dunque al loro stato di pericolosa sofferenza.
Questo è importantissimo da sottolineare onde evitare l’equazione ingiusta e grossolana malattia mentale uguale potenziale criminalità.
Peraltro è altrettanto rilevante considerare che anche l’ambito nel quale essa matura, esiste, esplode subisce indubbie ricadute di pesantissimo stress emotivo ed è anche questo che può generare stati di prostrazione e disperazione. Anche qui non dobbiamo essere indotti a credere che da ciò debbano derivarne automaticamente delitti e devianza ma dobbiamo imparare a considerare quanto ciò possa consumare intere esistenze e travolgere la vita affettiva, le condizioni quotidiane, le possibilità di serenità.
Dietro l’abbraccio del focolare domestico possono insomma covare gravi lacerazioni. E d’altra parte i dati che rilevano una crescita preoccupante di patologie della sfera psichica devono essere valutati con particolare attenzione. Occorre comprendere quali siano le cause, quanto e come sia possibile intervenire per affrontare il fenomeno in termini di prevenzione e di cura.
E’ chiaro che vanno distinte le malattie per la loro eziologia, per il loro decorso, per il loro grado di gravità e per le connesse possibilità di guarigione. Ma è indubbio che le influenze dell’emarginazione, dell’indifferenza, del pregiudizio come pure della scarsità di misure e riferimenti sociali e sanitari hanno su tutte un’enorme e rischioso effetto negativo. Finiscono per relegarle ai margini e abbandonare le famiglie alla loro storia dolorosa, impediscono una politica generale di attenzione e salvaguardia, costringono a un isolamento insano che acuisce il malessere e scombussola ulteriormente i rapporti con la realtà.
E’ altrettanto evidente che difficoltà minori, largamente comuni, che trovano radici e motivazioni nel nostro tempo e nello sbandamento culturale e sociale delle trasformazioni ansiose e ansiogene, nel mondo che corre senza seguire il passo delle fragilità e dei problemi, nella terribile epoca del benessere da ostentare qualunque sia lo stato d’animo o la verità soggettiva non vanno sottovalutate proprio perché segnali di un’inquietudine e di un travaglio preoccupanti.
E’ necessario fermarsi in tempo. Ritrovare una dimensione nella quale l’esistenza abbia un valore, la vita sia un bene prezioso, l’umanità regni sovrana. Una società dove queste parole suonino come sciocca retorica e siano urticanti perché ci distraggono dagli affanni delle apparenze e dei lustrini è francamente sull’orlo del baratro.
E poi…di tragici gialli irrisolti, dove il colpevole si annida tra i colpevoli di uno spaventoso cosmo giovanile in crisi dirompente ne abbiamo già troppi. Troppi per qualsiasi comunità che voglia dirsi fatta di esseri umani.
Quanto hai ragione. Anche in relazione agli squilibi psichici, alle tragedia in ambito familiare, il punto è sempre il medesimo: vuoto interiore ed educazione che non riesce a fornire ai ragazzi, futuri adulti, strumenti per autovalorizzarsi, valori da perseguire, conoscenze e metodi, sacrificio e capacità di reagire alle durezze della vita.
Scritto da: luigi | 18/12/07 a 23:41