Li vedi trastullarsi con il bicchiere in mano, li senti ridere e scherzare. Euforici.
Sembrano lontani anni luce dalle preoccupazioni, dalla solitudine, dalla tristezza, dalle difficoltà. Solo per qualche istante intravedi negli occhi un velo che offusca il sorriso. Poi tutto torna chiasso e allegria.
Bicchieri su bicchieri. Non fino a farsi male, solo sulla soglia che ancora li tiene in piedi e capaci di godere della compagnia, delle battute spiritose, della musica che pulsa intorno. In quello stato gaudente che inibisce i guai e le ansie, eccita, sprigiona vivacità. Non è che non ti sorprenda tanta gioia. Ma riesce a darti piacere, ti illudi forse che rappresenti benessere.
Poi li ascolti meglio, leggi tra le parole, apprendi le storie di ognuno, intuisci che hanno qualcosa di oggi da dimenticare o una tensione da affrontare per domani. Ti accorgi che stanno stordendo i pensieri e la paura. Capisci che hanno bisogno di distrarsi dall’angoscia. O semplicemente che rivendicano, come un diritto, la loro gioventù. Insomma non vogliono naufragare presto nel mare della quotidianità, degli affanni, delle responsabilità. Ritengono di non averne l’età.
E’ tempo di leggerezze, di divertimento, di immaturità. Verranno altre stagioni per l’impegno, il dolore, i problemi.
Palpi questa sensazione. E avverti chiaramente la ribellione. La fuga. Con un tuffo in un altro mare, quello del gioco, della festa, delle birichinate, degli svaghi, delle avventure.
Per qualcuno solo l’anagrafe determina ciò che è lecito. Per altri è più alto il livello di percezione del limite e quindi più bassa la concessione alle possibilità da riconoscersi. Ma è li, quella riga che divide loro dagli “adulti”…
Qualcuno per smarrimento e timore di crescere. Qualcuno per pura arroganza. Qualcuno per semplice ingenuità. Qualcuno per aridità. Qualcuno per fortuna.
Qualcuno per fame. Fame di provare, fame di osare, fame di “vivere”. Come se ci fosse solo un periodo che valesse davvero la pena vivere. Come se ci fosse da fare il pieno di cose belle fin quando si può. Come se oltre la riga ci fosse il più cupo e il meno attraente dei panorami. Come se fosse uno spettro da combattere o dal quale scappare.
Ti chiedi se oltre la riga l’immagine che si intravede è davvero così spaventosa. Se ne hai colpa. Se sono loro a non accettare la vita per quello che è. Se è umano che rifiutino il dolore o se è superbia e superficialità. Se è solo il destino, che riserva a qualcuno anni per poter essere “spensierato” e ad altri invece sbatte in faccia brutali realtà.
O ancora se dietro tutto questo c’è il terrore. E la caparbia ostinazione di credere che il pieno di cose belle si trovi nel vuoto…
Ragazzi “normali”, intendiamoci. Non situazioni limite, non casi isolati, non giovani “deviati”. Ragazzi. Che hanno qualche comune difficoltà a casa, a scuola, sul lavoro, con gli amici, con la fidanzata. Non drammi. Questioni di vita, contrattempi, fasi critiche, grattacapi. E che le vivono come esasperanti, ingiuste e precoci pressioni.
Ragazzi. Che magari incontrano un ostacolo o sono chiamati ad affrontare una seccatura o a confrontarsi con bisogni e piccoli disagi familiari. E che trovano stressante e disumano doversene far carico.
Certo, al loro fianco c’è il compagno meno privilegiato, quello che ogni giorno porta il peso di ingombranti fardelli e finge di divertirsi altrettanto per non restare isolato ed escluso…Ma loro spesso non se ne accorgono. E se invece si avvedono di una simile tragedia urlano al mondo che è uno schifo, che non si può ammettere una così orribile situazione. Non hanno voglia e intenzione di accettare quello che non è gradito, non è facile, non è appagante, non è simpatico. Oppure preferiscono covare dentro il rancore, coccolare la propria infelicità e stordire, appunto, pensieri e paura.
Non generalizzo, è chiaro. Ma ne basterebbero un gruppetto così per farci fermare a riflettere, credo. Non stiamo parlando di “mascalzoni”, di disadattati, di borderline. Di ragazzi. Ragazzi della porta accanto.
A me la vita sta dando di più adesso rispetto a 20-30 anni fa.
Le responsabilità di adulto non impediscono di avere momenti spensiarati. A qualunque età.
Con la saggezza e l'ottimismo è possibile rendere qualla linea di confine fra età beata ed età dannata simile alla linea dell'orizzonte: più avanzi e più si allontana, e ti rendi conto che il punto del buio dell'anima è irraggiungibile.
Scritto da: Gian Contardo | 29/11/07 a 12:10
Sono insegnante in una Scuola Professionale, ed ogni giorno ho davanti questa realtà, questi ragazzi.
Il problema, mi viene da dire, non è loro.
E' una mancanza di maestri: nella società, nella politica e in famiglia.
Grazie e buona giornata
Scritto da: Davide Iervolino | 29/11/07 a 13:01
Irene, trovo questo post molto interessante ma il mio commento, qui, sarebbe stato troppo lungo. Mi sono quindi permesso, citandoti, di risponderti sul mio blog.
Scritto da: Fabrizio - ikol22 | 29/11/07 a 13:17
E' vero sono una peste: Una vecchia peste: la mia veneranda eta' mi consente questo e' altro.
Adesso vengo al tuo post.
I giovani talora sono oppressi dalla societa', soprattutto dalle sue incongruenze. Noi adulti talora non sappiamo dar loro i giusti stimoli. Noi adulti, ma specialmente noi genitori spesso, con la scusa del lavoro, non dialoghiamo con loro, non conosciamo i loro problemi. Meglio: non vogliamo conoscerli. Non c' e' nessun espediente cui un uomo non ricorra per evitare la fatica autentica di pensare, a se stesso e agli altri. Ogni singolo uomo vede soltanto una piccola porzione della verita' complessiva; e molto spesso, in realta' quasi ... sempre ..., deliberatamente si inganna anche su questo piccolo prezioso frammento. Spesso affidiamo i nostri ragazzi alla piu' comoda baby sitter: la televisione, che pero' come affermava Popper e' una cattiva maestra. Poi l' estate della vita giunge impetuosa senza essere stata preceduta dall' intermezzo primaverile. Non siamo capaci di insegnar loro che l' uomo conosce il mondo, non per cio' che vi sottrae, ma percio' che lui stesso vi aggiunge. Se questo e' vero per noi adulti come possiamo credere e pensare che i giovani si comportino in maniera diversa? Sono pessimista? Forse!
Io pero' sono un inguaribile ottimista e mi conforto col fatto che i giovani sanno reagire e sono meglio di quanto l' opinione pubblica li descriva. Per la mia professione ho avuto incontri frequenti con loro. Ci sono e' vero gli sbandati, i tossici, i paranormali,quelli che non hanno ideali e non sanno cosa fare nella vita. Credimi ci sono pero' tanti giovani quadrati, molti di piu' di quanto si possano immaginare. Ecco perche' sono ottimista. E' necessario che i giovani, ma anche gli adulti abbiano sempre davanti l' insegnamento di Gandhi:''Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo''.
Chiudo con una storiela ebraica:
''Un giorno un signore polacco domando' a uno dei maggiori saggi del Paese:
- Dimmi, amico, tu che conosci tanto bene lo yiddish (lingua parlata dagli ebrei nel centro Europa) come si dice la 'minestra e' freddata'?
- Da noi, rispose il saggio, non si lascia mai freddare la minestra.
L' insegnamento di questa storiella e' chiara: non dobbiamo mai lasciar soli i nostri giovani. L' ho spiegata solo per ricordare a me stesso questo importante concetto.
Scusa la lunghezza ma i tuoi post fanno sempre riflettere.
Un abbraccio
PL
Scritto da: Pier Luigi Zanata | 29/11/07 a 14:01
Concordo largamente con buona parte dei vostri interventi, preziosi e interessanti. Grazie, in effetti questo spazio di riflessione è importante per giovani e adulti. Per capire e forse guardarsi e guardare avanti più serenamente...
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 29/11/07 a 16:41
ciao irene:)
Scritto da: francesca | 29/11/07 a 17:52
«Una gamba qua, una gamba là, gonfi di vino
quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino
li troverai là, col tempo che fa, estate e inverno
a stratracannare a stramaledire le donne, il tempo ed il governo.
Loro cercan là, la felicità dentro a un bicchiere
per dimenticare d'esser stati presi per il sedere
ci sarà allegria anche in agonia col vino forte
porteran sul viso l'ombra di un sorriso tra le braccia della morte.»
anecòico
Scritto da: anecòico | 29/11/07 a 18:33
In vino veritas!
Scritto da: avvinazzata | 29/11/07 a 20:28
Brava, Irene, hai antenne sensibilissime,'senti' questioni nevralgiche.
Io li chiamo 'quelli dell'aperitivo' e li vedo con il bicchiere in mano,un esercito, interi eserciti. Dalle diciassette in avanti, le città si riempiono di bicchieri.
Bevono 'qualcosa', mangiano 'qualcosa', si raccontano 'qualcosa'. Tutto deve restare in superficie, nel tintinnare dei bicchieri.
Poi ci sono quelli scafati, che ingurgitano tutto, anche al mattino. Ho immagini di ragazzini che alle dieci del mattino girovagano con in mano il bottiglione vuoto.
A Rimini, puoi immaginare.Ma anche altrove.Pensa a tutto il nordeuropa.
Immagini e immagini mi si accavallano.Una tal ragazza , grassa, ipotiroidea, che mi diceva, a scuola'Cosa vuole che faccia, se non si beve è come niente,la festa'. E un altro, e poi un altro, e un altro ancora. Un raduno studentesco in un parco cittadino con ragazzini nascosti a bere birra alle nove del mattino.
Pensa, in un istituto dove sono stata, avevo proposto ad alcuni colleghi,docenti di materie 'turistiche' di fare dei percorsi di 'scoperta' del vino, perche' il vino,nelle sue fasi vitali, appartiene alla cultura mediterranea, conviviale.Un buon bicchiere di vino rosso, a pasto,è simbolo di gioia di vivere.Quasi un antidoto alla brodaglia diffusa. Ma agli adolescenti interessa la brodaglia colorata, discotecara.Una volta scoprii una specie di 'mappa' ,un tam -tam che avevano creato qua a Rimini ,che individuava locali in cui una tal brodaglia veniva maggiorata di non so cosa di alcolico,sotto l'aspetto innocuo.La chiamavano 'la mappa dell'angelo azzurro'
E pensa cosa c'è nelle discoteche.
Ma lascia stare le discoteche, è come dici tu,è il ragazzo della porta accanto,che beve e beve,cosi' per 'bere qualcosa'
A me un bicchiere di vino rosso a pasto piace, e mi chiedo:il fegato di questi qua, quanto potra' durare?
E penso una cosa:sono venute mancando le endorfine naturali, quelle che permettono meraviglia, piacere,cosi', anche nella comunicazione'della porta accanto',si va a cercare il supporto di 'qualcosa'.
Scritto da: Anna Rosa Balducci | 29/11/07 a 21:50
Innanzi tutto un abbraccio ed un grazie per i post che ci regali, cara Irene.
Circa il post. Trovo assai triste la conclusione "ragazzi della porta accanto". Purtroppo è vera. Ragazzi della porta accanto vittime ma protagonisti acritici, deboli ma aggressivi,operosi ma irresponsabili. Sì.E' tristissimo
Scritto da: luigi | 05/12/07 a 21:49
Luigi ben ritrovato!
Scritto da: irenespagnuolo | 06/12/07 a 08:26