Lascia che io cammini da sola. Voglio prendermi il tempo che ci vuole ma farcela. Non mi interessa forzare le apparenze per salvarmi dagli sguardi. Che si accorgano pure che le mie gambe non possono correre, che per piegarsi dipingono una smorfia sul mio volto…Non devo anche preoccuparmi che gli altri non siano turbati o infastiditi dalle mie difficoltà. Io non voglio urlare : spostatevi o aiutatemi o aspettatemi. Non voglio proprio urlare. Voglio solo vivere, essere quello che sono.
Non mi piace piangere sulla mia fatica e non gradisco lo facciano gli altri.
Le parole sono mie ma il pensiero è il tuo. E così, fiera e un po’ scontrosa, prosegui il tuo cammino.
La disgrazia le ha indurito il carattere, mormorano in molti, con quel sorriso tollerante che si stampa sulle persone quando credono di parlare con saggia bontà.
Per la verità parlandoti non noto alcuna durezza. Sei quasi priva di spigoli, entri morbida nella vita e prendi le forme delle sensazioni, dei luoghi. Addirittura troppo a volte. Come se volessi essere adeguata a qualcosa, a qualcuno o a tutto.
E’ la grinta furiosa della dignità. Umano, credo.
Ma sono umani talvolta anche l’imbarazzato dispiacere, la spontaneità di un gesto di conforto, la voglia di un riguardo.
Ti sei irrigidita per il piccolo gesto di una persona semplice e pulita. Non hai ammesso, neanche per un attimo, che potesse essere desiderosa di un contatto e che per questo volesse solo, a suo modo, tenderti una mano, rendere immediata e facile la comunicazione.
Non è questione di torti e ragioni, di buoni e cattivi. E’ il delicato equilibrio tra menti e cuori diversi, universi complessi che si relazionano tra difficoltà, differenze, dubbi, paure, gioie.
E tornando a te la ruvidezza che svanisce quando ti plasmi all’ambiente, alle circostanze, alle facce è invece forte e scomposta quando incroci i primi, sconosciuti sguardi. O, paradossalmente, quando ti trovi davanti al sorriso di una persona che trovi irrimediabilmente brutta, che ha limiti nel fisico, che non ha una testa molto sciolta.
“Costoro mostrano la solidarietà dei deboli, penosa”.
E’ un pensiero orribile. Eppure chissà, potrebbe essere vero. Vedi, io mi fermo a pensarci. Tu non hai mai voglia di conoscere attraverso quello che mette in discussione ciò che credi. Non ti pare che le infinite sfumature di un uomo meritino molto di più di schemi sicuri e immutabili ?
Anche la tua sofferenza merita di più, penso. Magari pure un pianto a volte. O rabbia che esplode, invece di covare dentro…O dolcezza.
Sfidi gli altri perché pensi di dover dimostrare che la vita non ti ha rubato alcunché. Ma sfidi anche la vita perché non si permetta di sottrarti altro.
Condannare la fragilità e l’ipocrisia è come avvolgere il mondo in un sacchetto da buttare. Non perché tutto si risolva nell’una o nell’altra cosa ma perchè sembra quasi che tu lo creda. E non è che devi essere sempre forte o giusta. E neanche speciale.
Sei tu. Ecco il punto. Non ostentare ciò che non sei spacciandolo per il coraggio di essere come sei…
Accarezzati e lasciati accarezzare, davvero. E “sopporta” la dolcezza : verso di te o verso gli altri è uno splendido modo per provare un alito di serenità. Sei intelligente, non farti sfuggire la ricchezza del variegato cosmo di personalità che puoi trovare ogni giorno.
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