La conversazione inizia con una piega apparentemente banale.
- Come, ti lamenti di aver troppo tempo libero ?
- Non so cosa fare, la mia vita è vuota.
Sapendo i presupposti interviene pronta la solita signora Lia : c’è sempre un buon libro cui affidarsi, se proprio non hai altro che ti stimoli di più.
- Leggere è una noia mortale.
Sento una fitta al cuore ma vinco lo sgomento, cerco di convincermi che croce e delizia sono puramente soggettivi e lascio che la chiacchierata resti nei binari fastidiosi della banalità.
- Pensa a me, dai, al contrario di te non posso fare mille cose che mi piacciono, devo trascurare alcune passioni e certi piaceri, non riesco a dedicarmi a tutto quello che vorrei coltivare. Pensaci, magari non ti garba leggere ma adori il cinema, la campagna, qualche sport, cucinare per gli amici.
- Ormai non ho voglia. Io volevo solo una vita normale.
- Cosa intendi per normale ? Capisco che via l’amore tu sia avvertendo un vuoto terribile. Ma non è incolmabile. O meglio devi provare a colmarlo proprio per essere pronta ad accogliere ancora l’amore.
- Ma cosa colmo ? L’amore è amore, non devo prepararmi !
- Si, certo. Insomma intendevo dirti che come persona devi andare avanti, devi vivere, proseguire un percorso umano, intellettuale, emotivo e volerti bene. Cosa daresti ad un altro oggi, il niente ? Ti faccio una domanda, ti sembrerà sciocca ma rispondimi : cosa ti manca di quello che facevi prima ?
- Non so. Non facevo cose particolari. Cucinavo per lui, uscivo con lui, insomma una vita comune, di coppia.
- Non hai mai pensato che è bello avere esperienze da raccontare all’altro, emozioni da trasmettere, pensieri da esprimere ?
- Guarda che io lavoravo, alla sera raccontavo a lui della mia giornata e lui mi parlava della sua…
- Bello, giusto. Ma non credi ci siano anche ideali, emozioni, sogni, dolori, ansie intorno alle quali stringersi o confrontarsi ?
- Chiaro. Se c’era un problema ne discutevamo, ovviamente !
La signora Lia mostra impazienza, mi guarda come per evitarmi di proseguire in quell’assurdo tentativo di fare breccia nel cemento armato, ma io non posso trattenermi. Penso a lei tristemente confortata da una falsa amica tutta intenta a far vedere che si impegna a distrarla e a farle compagnia per ottenere in cambio, in effetti, solo la sua comoda complicità e sento di dover almeno tentare di farla fermare un attimo a riflettere.
E’ vano, dentro di me lo so. Chissà perché mi ostino a provare l’impossibile…
- Non è solo questione di problemi. Condividere i momenti o le incombenze pratiche, così come qualche difficoltà, fa parte della vita di coppia, nulla da eccepire o da criticare. Ma mi riferisco ad altro. Alla vostra intesa profonda, alla ricerca comune, a quel cammino dell’anima che fa toccare con qualcuno lidi e orizzonti esclusivi. Tutte quelle piccole e grandi sensazioni o quelle idee o quei desideri che colorano la vita. E ancora i tempi e i luoghi respirati insieme.
- Queste sono belle parole, si, lo so. Ma io volevo una vita normale.
- La ricchezza interiore, fatta del tuo bagaglio, delle tue lacrime, delle tue aspirazioni, dei tuoi successi, dei tuoi slanci, del tuo entusiasmo, delle tue allergie, forse non si è fusa con la sua ma troverà altri tesori con i quali incontrarsi…Ma sto cedendo, trascino le parole, mi arrampico sugli specchi, sono insofferente. E lei, la signora Lia, mi invita nuovamente a soprassedere alzando gli occhi al cielo.
- Volevo anche dei bambini. Non chiedevo chissà che vita, solo un’esistenza normale.
La signora Lia sbotta : E’ andata bene, avresti messo al mondo degli infelici, forse.
Quel forse mi solleva un po’, ma proprio poco. E’ stata dura, con quella battuta tagliente metterebbe in ginocchio un toro.
Macché.
- Si, è vero, perché magari alla fine ci saremmo lasciati comunque.
Tutto qui ??? penso devastata dall’impotenza e dallo sconcerto.
Che vuoto, che disastro.
Probabilmente lui è scappato dalla disperazione. Non ha sopportato quell’arido squallore.
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