Invaghito, intontito, investito dalla notorietà e dal potere di una ricchezza che sembrava rendere tutto possibile non sapevi neanche più dove fosse casa tua…quella dei tuoi giorni di sempre, quella delle persone che erano state i tuoi pensieri, i tuoi abbracci, le tue risate, quella dove avevi mille sogni, quella dei tempi per il calcetto, la piscina, la discoteca, quella dei concerti e del cinema, quella dei pomeriggi al parco a leggere libri.
La strada di casa era diventata un angusto angolo della memoria, quello che tu definivi con espressione incolore prima.
Le persone che frequentavi prima, quello che facevi prima…
Come se si fosse spezzato ogni collegamento tra te e tutto quello che era stato in te, con te e per te prima. Come se nulla ti legasse al passato, come se non ci fossero ponti che unissero le rive del prima e del dopo, come se un colpo di spugna avesse cancellato emozioni, piaceri, momenti, fatti, come se un interruttore avesse spento tutto quello che prima illuminava i tuoi passi o i tuoi occhi.
L’euforia del trionfo aveva oscurato tanti anni con una rapidità sconvolgente. E tu premevi sull’acceleratore come a voler prendere il volo per scappare, per dimenticare, per prendere le distanze e per far scomparire le tracce di te in quello che era stato…Vergogna di un’esistenza senza clamore e bisogno di affermare un nuovo volto, un nuovo stile, un nuovo percorso. Volevi che l’immagine di te prima sbiadisse perché a nessuno venisse in mente di cercarti, di considerarti come allora, di darti una pacca sulle spalle o di invitarti a cena.
Il tuo prima non aveva fantasmi, era il tuo dopo ad essere così superficialmente sfavillante da non potersi permettere un prima che non fosse altrettanto scioccamente un palcoscenico. Il tuo ruolo di protagonista, di divo, di facoltoso effervescente non poteva permettersi stonature, sbavature, fastidiosi echi di mondi che volevi sepolti per sempre.
Ma il cielo si è riempito presto di nubi nere. Neanche tu percepivi come e perché ma tutto brillava meno, il successo volgeva altrove lo sguardo, dalle tue mani scivolava via quello che credevi di tenere stretto in pugno, il sacco delle meraviglie si svuotava.
Hai avuto paura. Una paura terribile, violenta. Volevi sorrisi e non ne trovavi più.
Nessun tracollo, nulla di drammatico. Potevi vivere benissimo, come prima…
L’orgoglio, la delusione, la rabbia te la facevano sembrare una cosa insopportabile, una sciagura quasi. Sapevi che non avresti dovuto cercare qualcosa proprio nella casa che avevi abbandonato…e in fondo neanche lo volevi, quella dimensione ti era diventata estranea, ripugnante. Eppure si faceva così pesante e doloroso il vuoto che rischiavi di precipitare nella disperazione. E allora il pensiero tornava, martellante, a quel prima.
Forse l’angusto angolo della memoria era la sola via che ti aveva accettato, rispettato, amato.
Avresti incontrato scherno, diffidenza, indifferenza, rancore. Ma avresti resistito, poi sarebbe tornato tutto, finalmente, come prima. Ti preparavi a pagare quel prezzo con la corazza pronta a qualsiasi colpo. Dovevano solo sfogarsi…
Invece ti sei picchiato da solo, in silenzio, con lacrime amare a solcarti il viso. Ti hanno ridato subito la pacca sulla spalla che avevi prepotentemente scansato e tu hai avvertito una fitta al cuore.
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