Irene Spagnuolo

Irene art café : emozioni

Oggi parte l’Irene art café. La carrozza è quasi pronta, accoglie solo i piccoli ritocchi finali per Iniziare il viaggio…Qualcuno sbirciando ha commentato che è un “locale di tendenza”, ad altri è sfuggito un gioioso “oohhhh” e altri ancora non vedono l’ora di prendere posto tra libri e quadri per respirare l’aria del lungo cammino.

A me piace sapere che dietro tutto quello che oggi si vedrà c’è il lavoro di chi nel cuore e nelle mani ha avuto il fuoco della passione. E in questi ultimi frenetici giorni chi ha scelto con cura le bottiglie o i cibi, chi li ha disposti nei frigoriferi, chi ha montato uno stereo o uno specchio o una mensola, chi ha creato i mobili, chi ha allestito le sale era stanco, molto stanco, ma infinitamente emozionato…Ecco, le emozioni.

Quelle provate, quelle che ci auguriamo rendano oggi l’aria dolce e frizzante, quelle che ospiteremo, quelle che donerà la ricerca nel tempo…

Qualche occhio ha avuto l’impressione di calarsi in un salotto letterario, altri hanno anche allargato un sorriso su anticipi di presentazione di un piccolo spettacolo d’arte per golosi con la maestria del carving e di una preparazione di offerte da bere di speciale effetto e qualcuno è attirato dall’atmosfera da vecchio caffè rivisitato in chiave moderna…

Nella mia breve pausa da blog ho percepito qualche affettuosa “condivisione”. Pensieri davvero calorosi ai quali posso rispondere solo con un enorme, se pur virtuale, abbraccio. Pensieri che mi hanno consegnato lettori attenti e sensibili, che hanno colto e partecipato al grande fermento regalandomi la sensazione di aver trasmesso lo spirito di questa avventura…

Sono un po’ agitata, frastornata forse da tutte le corse delle settimane scorse, incredula quasi di tanti piccoli e grandi passi compiuti, desiderosa di salire in carrozza con quanti vorranno sognare e pensare con noi.

E sono felice che oggi, accanto (e dentro) all’anima dell’Irene art café, a quelle mani e a quei cuori che tanto hanno fatto di giorno e di notte per arrivare ad aprire i battenti, ci sarà l’esposizione di fotografie di Montgolfier. 

Montgolfier è l’augurio che tanti talenti, noti o sconosciuti, possano portare qualcosa nel lungo viaggio, assaporare il percorso, incontrare immagini, ascoltare parole, vivere occasioni, esprimere la propria “arte”, trovare momenti per godere di una melodia, di un ricordo, di una riflessione, di uno scambio…Montgolfier è l’augurio che si possa avere voglia di cercare, di camminare, di volare con la mente, di accarezzare con i sentimenti.

E da oggi chi ama come noi, chi sogna come noi, chi sorride come noi, chi sperimenta come noi viaggerà sulla carrozza dell’Irene art café.

Sarà un video oppure una poesia o ancora un romanzo o un dipinto…Saranno pareti e spazi in continua trasformazione. Sarà la fantasia, sarà il genio, sarà l’amore.

E sarà sempre un angolino per esplorare tempo, spazio, vita, stati d’animo stando fermi, con un ottimo drink da assaporare con piacere….

Storia di una mensola

Non si voleva che il contenitore fosse più importante del contenuto. Meglio badare alla funzionalità e alla solidità : la ribalta spettava ai libri che avrebbero fatto bella mostra di sé su semplici e pratiche mensole.

Gli spazi, la disposizione, le distanze sembravano le uniche preoccupazioni cui prestare attenzione. Fatale errore.

La mensola si è presentata ai nostri occhi come oggetto dai mille materiali e dai mille sistemi di ancoraggio : tante fogge e svariati colori con una spiccata propensione ad arredare più che ad ospitare oggetti. Una mensola protagonista, una mensola che vuole essere ammirata.

Design ammiccante e ingegnosa flessibilità coniugati per rallegrare qualsiasi parete. Piccole opere d’arte. Cercavi un ripiano e ti ritrovi davanti uno spettacolo di forme che sfidano la più fervida fantasia.

Pensi che tutto sommato possono renderti un doppio servizio : contenere, quello che volevi, creare un movimento speciale in qualche angolo, dettaglio che non ti dispiace.

Ti convinci che anche i libri ne godranno : avranno un posticino d’onore, sarà quasi impossibile non fermarsi al loro cospetto.

Abbandoni la vecchia mensola dei ricordi e inizi ad accarezzare l’idea di disegni magici e bizzarrie geometriche.

Chissà, forse la novità si presta anche ad evitare che ci siano devastanti ed odiose onde di intere file di volumi fino al precipizio e alla testa del lettore accomodato nel tavolino sottostante. Il gioco degli incroci fa già da fermalibro, ottimo !

Ma ti assale l’ultimo dubbio. Guardi e riguardi e nella mente fai scorrere velocemente una quantità indefinita di formati di libri…Forse non ci stanno tutti in verticale, dovrai lasciare che qualche grosso tomo giaccia in posizione orizzontale. E la profondità, la profondità accidenti…Già era un dramma con la buona mensola tanto conosciuta perché comunque anche quella sembra fatta per chi ama i libri versione tascabile e poi tu non puoi farla sporgere troppo, può diventare scomoda e ingombrante…Con la mensola del terzo millennio non puoi anche torturarti sulla profondità, prendere o lasciare !

Rifletti, tentenni. Intanto l’esperto venditore ti spiega quanto è adattabile, componibile, robusta. Contribuisce a creare l’atmosfera che desideri, si presta perfettamente a connotare quella zona particolare che immagini gradita agli ospiti.

Lui incalza, tu sei sedotta da quella novità, in effetti la vedi bene nel contesto e poi hai voglia di elementi originali, forse anche stravaganti.

Però lo sguardo cade ancora sulla vecchia mensola, quella che non ti spaventa perché è un oggetto noto, e hai dubbi atroci. Lasciare il certo per l’incerto…Osare o restare sulla solita strada.

Sei stanco, devi fare anche due conti, consideri il tempo che non hai e osservi ora l’una e ora l’altra per sentire che storia ti raccontano. Ti fai in testa il film del futuro : come staranno, come serviranno, quanto ti piaceranno…E rimandi la decisione. E’ tardi, è vero. Ma anche la mensola ha bisogno di pensieri. Domani si vedrà.

Lettera all'amante

Una lettera scritta e mai spedita sembra inchiodarlo alle responsabilità di un tradimento platonico. La moglie la trova piegata e riposta in un cassetto, apparentemente pronta per un viaggio in busta prima o poi. Ma la data rivela che è di qualche anno prima, è passata inosservata anche alle sue mani che ogni giorno prendevano o riponevano con cura la biancheria o forse è arrivata lì da poco, spostata da chissà dove.

La legge. E’ indirizzata ad una donna che porta un nome diverso dal suo.

E’ densa e scomposta come le lettere appassionate e furtive, quelle scritte con l’ansia dei sentimenti che scoppiano e il senso di colpa di provarli.

Le parole sono dolcissime, scorrono un po’ altalenanti in un numero corposo di fogli fitti, talvolta rivelano una timidezza quasi commovente, altre un ardore sconvolgente.

Righe che la feriscono. Contengono la storia del suo uomo, i suoi più intimi pensieri, i desideri che neanche a lei ha mai confessato. Le presentano un uomo profondamente turbato da una vita che non risponde ai suoi sogni, un poeta sconosciuto che tesse la trama di un’esistenza ideale, un cuore che brucia di piccole e grandi risorse di una delicatezza struggente.

Sta male, è sgomenta e furiosa. Non sa se è il tradimento a pugnalarla o la scoperta di aver vissuto con un uomo che si portava dentro un mondo al quale lei non aveva accesso…

La rilegge e piange. Sono lacrime di disperazione e di rabbia, di dolore e di gelosia. Passano le ore mentre lei non riesce a rialzarsi dal letto dove se ne sta accovacciata con quelle pagine ormai bagnate scritte da suo marito per un’altra donna. Suo marito, un’altra donna, un’altra vita…

Intuisce che quella donna potrebbe essere mille donne oppure l’unica che forse ha ispirato in lui l’idea di poter essere capito. Una lettera mai spedita. Forse per non tradire davvero, forse per paura, forse perché lei era impossibile.

SI sforza di ricordare quella data, di scavare nella memoria…che periodo era ? Aveva notato qualcosa di inusuale ? Nulla. I ricordi erano sereni, nessuna traccia di un dubbio, di un momento che avrebbe dovuto allarmarla.

E da lì il viaggio del tormento. Non era mai riuscita a leggergli dentro ? Non l’aveva ascoltato o guardato abbastanza ? Non era stata una buona compagna, ecco tutto. Lui si era portato in sogno un universo di emozioni e di riflessioni che non trovavano posto nella loro realtà. Lui era sprecato in quella gabbia monotona della loro quotidianità felice. Quelle pagine le consegnavano un uomo adorabile, di una sensibilità superiore a quella che lei già aveva sempre amato, un uomo speciale nella ricerca di un senso virtuoso al groviglio delle gioie e dei patimenti, un uomo che aveva messo radici in filosofie elevate, fuori e oltre i confini della sua immaginazione.

Amava l’uomo che aveva scritto quella lettera più dell’uomo che conosceva come suo marito.

Eppure questo la distruggeva. Lui non l’aveva sentita forse degna depositaria di un universo così meraviglioso ? O era lei ad esser stata distratta, superficiale, assente ?

Lei era certa di averlo amato. Ma si interrogava impietosa. Era una sciocca ? Valeva assai meno di quanto credeva di valere ?

Si sentiva svuotata. Del marito aveva goduto l’intelligenza, l’ironia, la tenerezza, la generosità. E aveva creduto di averle condivise sempre. Di aver colto ogni suo lampo di speranza, ogni sua pungente battuta, ogni sua meditazione, ogni suo ideale. Lo aveva fatto con le parole, con lo sguardo, con una carezza.

Non era bastato, evidentemente. Qualcosa o molto era sfuggito anche a lei. Qualcosa o molto lui aveva voluto celarle. Ma…perché lì, ora, quella lettera ? Suo marito, l'uomo attento e ordinato...

Irene art café

Apre i battenti il 31 marzo.

Non è una meta, è un punto di incontro e di partenza. Una ricerca. Senza obiettivi e con mille obiettivi.

L’augurio più bello per il locale è che possa accogliere con calore le anime erranti, i pensieri che hanno voglia di trovare altri pensieri, gli artisti e gli appassionati che gioiscono di una sfumatura di colore, i poeti e gli autori in cerca di lettori, i lettori ansiosi di leggere o di lasciare un libro affinché possa proseguire la sua vita in altre mani, le orecchie che hanno voglia di accostare i suoni di una bella musica a momenti di allegria o di pura contemplazione e tutti quelli che desiderano sedersi in un angolo di piccole e grandi magie, tra le foto di un vecchio attore, di una splendida ballerina o di uno storico fumetto…

L’Irene art café sarà sempre in cammino, in “costruzione” : saranno i frequentatori a dargli un volto occupando una parete, lasciando una traccia del loro passaggio, scrivendo una frase per chi vorrà raccoglierla, presentando qualcosa di sé…E ogni giorno il volto potrà mutare, come per incanto, perché nuove mani o altre idee faranno capolino !

Un luogo allegro, sereno. Per viaggiare stando finalmente fermi. 

Un bar dove la passione si senta e si veda. Dietro il bancone, tra i tavoli, sulle mensole, in mezzo agli oggetti. Un bar per divertirsi, per stare con gli amici, per farsene di nuovi, per dare e ricevere stimoli, per sperimentare…

Si beve bene, si mangia bene. Cosa aggiungere ? Un invito per tutti !

Psicologia per medici

Non è obbligatorio un corso di psicologia nel piano di studi di medicina. Ma non occorre, basta un po’ di umanità e poi la preparazione scientifica fa tutto il resto !

Diciamo subito che non possiamo assolutamente accettare un paragone del genere. E la psicologia servirebbe eccome per la buona formazione di un medico…

I malati non sono un mal di pancia, una cardiopatia o una cirrosi, sono persone e gioverebbe molto saper leggere qualcosa di loro, comprendere le relazioni tra la loro vita e la malattia o le reazioni alla malattia, usare l’approccio migliore per rivelare la diagnosi o per suggerire la terapia.

Ma la psicologia non è materia del corso di studi. E allora non si può che appellarsi all’umanità. Vedi la sofferenza, senti tanti lamenti, assisti impotente a un male che annienta, cogli la disperazione, percepisci la forza della paura, sai quanto fastidioso sia un disturbo o un esame invasivo…E’ naturale che il cuore abbia sussulti, che il sorriso sia pronto a distendere le tensioni, che la mano sappia accarezzare un viso rigato di lacrime!

Eppure così naturale non è. In tanti ambulatori o in una corsia d’ospedale il medico è un frettoloso e nervoso pozzo di sapienza che non ha tempo e voglia di lasciarsi coinvolgere emotivamente. Una persona che dimentica di trovarsi di fronte ad un essere umano e che concentra ogni energia su un polmone, su un rene, su uno stomaco…Ascolta distrattamente, tanto lui sa, non guarda in faccia il paziente, tanto non ha male alla faccia, non spende una parola “gentile”, tanto a curare pensa il farmaco.

Connessioni, cause, aggravanti specifiche ? No, i malanni sono uguali per tutti.

E se ogni tanto in tv qualcuno si sveglia a dire che conta tanto per una guarigione lo stato d’animo del malato e la sua voglia di reagire ti chiedi come mai in realtà uno che dice quelle cose tu non lo incontri in carne ed ossa !

Malanni di origine psicosomatica ? Insomma, si, esistono come categoria residuale…Non c’è un altro fattore scatenante e allora diamo la colpa ad un po’ di stress. Ma comunque con una pillola che agisce sui sintomi, con la botta chimica che ti danno, deve svanire il malessere. Soprassediamo sull’origine nervosa, quella al buon medico non compete. Non è lì a rimuovere le origini, solo la manifestazione.

Quando incontriamo un medico “umano” lo ripetiamo all’infinito : gentile, disponibile… Perché ci stupisce ! Normalmente sentiamo altri commenti invece…commenti a dir poco inquietanti : ha un caratteraccio, non ti rivolge la parola, è scorbutico ma è bravissimo, un luminare !

Mah…

E’ una professione dura, il povero medico è sottoposto al pesante ed atroce confronto perenne con la sfida tra la vita e la morte, tra la salute e la malattia, deve indossare una corazza per difendersi dalla tristezza dei patimenti e conservare lucidità e forza.

Mah…

Sarò la tua...

Italia. Quella che naviga senza bussola o con la bussola impazzita. E intanto che gli altri spalancano gli occhioni sorpresi, indispettiti o indignati io sarò sempre il più bel Paese in cui tu possa vivere. Un Paese zeppo di segreti che puoi divertirti a cercar di scoprire, che ti riserva ogni giorno uno scandaluccio nuovo, che ti parla in un modo e razzola in un altro, che sta con tutti e con nessuno, che ripudia la guerra anche quando la fa, che fa il pugno di ferro con il guanto di velluto.

Italia. Quella colorata e scanzonata, che per i vicoli ospita criminalità e melodie.

Italia. Quella con le poltrone più comode del mondo. Ogni politico che ne conosce una non la molla neanche sotto l’assedio delle cannonate.

Italia. Quella veramente democratica. La mano sinistra critica la mano destra che critica la sinistra ma entrambe si lavano insieme la faccia, tra un insulto, uno scivolone e una crisi.

Italia. Quella regina della diplomazia, dell’ospitalità, della tolleranza. Quella che ti sotterrerebbe volentieri ma non te lo dice in malo modo. Anzi, se qualcuno si azzarda a farlo dietro sono applausi, magari, ma davanti pomodori marci.

Italia. Quella che ti offre di tutto e di più. Potrei lusingarti con mille e ancora mille racconti di questo paradiso terrestre…Ma imparerai tu ad amarmi, non c’è bisogno che io ti alletti.

Mi amerai ogni volta che lo straniero forte oserà bisbigliare brutte cose sul mio conto. Mi amerai ogni volta che lo straniero forte farà finta di essere migliore di me. Mi amerai ogni volta che in procinto di elezioni vorrai fare il mio bene. Mi amerai ogni volta che qualche mio buon figlio mi farà ben figurare.

E non perdere tempo ad odiarmi per i miei piccoli difetti, per le indecisioni, per le debolezze, per le ipocrisie. Non c’è Paese al mondo che possa abbracciarti come faccio io, confonderti come io ti confondo, prenderti per il naso come io so fare, dimenticare come io solo so dimenticare.

Non lasciarti abbindolare da altrui occhiolini, dagli orti dei vicini, dai tuoni dei grandi, qui con me stai bene, ti arrabbi, ti rattristi ma poi dopo il tg torna il sereno…Non ti annoi mai, cambio sempre le carte in tavola per movimentare la tua vita, per darti il dono dell’elasticità mentale. Nessuno al mondo mi batte.

Sarò la tua Italia, sempre. Ad ogni cambio di governo, ad ogni chiamata alle urne, ad ogni periodaccio internazionale. Qui ti preoccuperai solo quel momento in cui devi mettere una crocetta, nei giorni successivi ti gratterai il capo con qualche dubbio su chi hai scelto ma presto capirai che dalla padella alla brace alla padella ti abbrustolisci comunque.

Qui i vizietti sono distribuiti in modo abbastanza equo da un capo all’altro degli opposti, ognuno ha i suoi e gli altri li denunciano ma non sono così cattivi da spazzarli via.

Qui una soluzione si trova. Basta accordarsi.

Qui restano tutti, non c’è faccia che tu non possa sempre rivedere sui giornali. Nel bene e nel male si parla di tutti : c’è eguaglianza.

Qui c’è un posto per tutto : per manifestare, firmare petizioni, appendere bandiere, esprimere disappunto. Qui c’è un cuore che batte per tutti : per gli ostaggi, per i soldati, per i comunitari e gli extracomunitari, per i brutti e per i belli, per i carnefici e per le vittime, per i disoccupati, per gli emarginati, per gli anziani, per gli orfani….

Dal buco della serratura

Dare la notizia che ha un interesse pubblico, non andare oltre l’essenziale, non impicciarsi della sfera privata e tanto meno di quella sessuale, verificare le fonti, esporre con correttezza. Così sarà possibile informare.

Bacchettate ai guardoni e ai paparazzi : basta spiare dal buco della serratura. L’invadenza morbosa non è ammissibile, anche la persona pubblica ha diritto al rispetto del proprio spazio privato.

Sembra quasi impossibile non condividere i tuoni del Garante. Francamente la dignità dell’uomo, la riservatezza dell’ambito personale o intimo, la tutela della libertà devono essere sempre rispettate pur riconoscendo il diritto o dovere di cronaca e conoscenza. E peraltro aggiungerei ironicamente che, se così fosse, saremmo finalmente meno bombardati da un gossip talvolta davvero fastidioso.

E’ altrettanto impossibile però anche non fare qualche considerazione ed esprimere qualche perplessità.

Tutta l’indignazione sui politici spiati francamente mi scatena un po’ di orticaria. Il Bel Paese ha ben altri problemi, purtroppo, che occuparsi dei “poveri politici” tartassati da occhi, orecchie e click nella loro “vita privata”. E ci sono momenti in cui grandi polveroni come questo sembrano voler distrarre da altro.

A me francamente ficcare il naso tra le mura domestiche dei politici non interessa proprio. Ma sia chiaro che Lor Signori un debito di coerenza ce l’hanno !

La loro sfera privata dovrebbe essere assai più ristretta della mia. Dei miei costumi, delle mie scelte e delle mie idee, se non ledono diritti o libertà altrui e non sono contrari alla legge, non importa ad alcuno. Sui politici non si può ragionare allo stesso modo. Ciò che essi sono e fanno fuori dai palazzi ufficiali rileva moltissimo.

Non è moralismo, sia chiaro. Se sei contro gli spinelli non devi fumarli, per esempio. Tutto qui. I comportamenti assolutamente illogici e contraddittori con ciò che si predica sono intollerabili. E poi se dai politici si pretendesse pure una statura morale, non ci sarebbe altro che da applaudire, finalmente.

In ogni caso lo “scandalo” di certo malcostume trasversale (si viaggia dai politici alla gente di spettacolo con la velocità della luce), dei fotoreporter ricattatori o degli agenti senza scrupoli, dei burattini e dei burattinai, del rischio di un uso “politico” di tutto ciò che di piccante si strappa sbirciando tra le pieghe della notte talvolta non è più grave della possibilità che molto di quello che è “rubato alla privacy” sia vero.

Si scatenano prontamente anche le altalene tra garantismo e gogna mediatica, si accende il solito dibattito sulle fughe di documenti dalle aule di giustizia, sui processi di strada, sui limiti e sulle segretezza delle intercettazioni telefoniche…Una ballata. Scomposta, inconcludente. E il nocciolo del problema resta come sempre irrisolto. E la notizia rimane come sempre in balia delle onde. E la verità diventa un sogno.

Addio porno in tv

L’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni ha vietato la trasmissione di programmi a contenuto o sfondo hard 24 ore su 24 ore : immagini e anche solo un sonoro “eloquente” sono banditi dalla tv.

Le piccole emittenti locali che dopo una certa ora della sera avevano in palinsesto solo trasmissioni ad alto tasso erotico dovranno inventarsi qualcosa di altrettanto allettante se non vogliono che in molti finiscano per sedersi davanti al computer, visto che su internet il materiale porno viaggia, anziché davanti al televisore…

Potremmo dirci d’accordo. Ma sostanzialmente ci sono due osservazioni che continuano a ronzarmi in testa.

Una è legata all’individuazione di ciò che è pornografico. Censurare ciò che ha chiari ed espliciti riferimenti all’attività e alla sfera sessuale e che è offensivo del pudore per rispettare le nuove norme è la repressione di ciò che è evidente.

In realtà il corpo e i suoi ammiccamenti sono sovrani in tv come tra le pagine delle riviste o nelle campagne pubblicitarie. Ed è questo lo zoccolo duro, quello che non è dichiaratamente pornografico, ma che continua a giocare subdolamente con i piaceri della carne, con una rappresentazione della donna a dir poco scandalosa, con una sottile ma penetrante concezione delle persone e della vita sicuramente più indecente di ogni scena di sesso.

L’altra è legata alla necessità del divieto. Se occorre vietare il telefonino a scuola o certe visioni in tv ci dobbiamo porre delle domande. I divieti fanno parte della struttura di regole di una comunità, sono necessari è comprensibile. Ma quando in oggetto e numero superano una certa soglia sono inequivocabile indice di una scollatura pericolosa tra senso comune  vero e senso comune virtuoso o auspicabile.

Il senso comune è ciò che dalla maggioranza avvertito come giusto o “buono”. Normalmente i divieti giuridici rispondono infatti all’esigenza di impedire o di punire ciò che è contrario al senso comune.

Quando un ordinamento per affermarsi ha bisogno di molti divieti non ha un consenso sociale e culturale di base. E’ quella che con espressione brutta, perché apparentemente generica, vuota o retorica, si definisce “crisi di valori”.

Se occorre stabilire che in un’aula scolastica i cellulari non la facciano da padroni, cosa che - ne sono certa - per molti dovrebbe essere una cosa “ovvia, naturale e rispondente al buon senso”, vuol dire che i molti non sono la maggioranza o che la prepotenza dei pochi vince sulla maggioranza e quindi siamo davanti ad un mutamento enorme di ciò che è sentito come corretto o ad un atteggiamento sociale che, sebbene riguardi pochi, ha dalla sua la forza di un’arroganza capace di far vacillare i riferimenti riconosciuti da tanti.

E se d’autorità occorre porre drastici freni al porno in tv, almeno a quello manifesto e sbandierato, è perché in troppi lo diffondono e in troppi lo seguono e ciò si rivela in qualche modo dannoso, ingiusto, lesivo di principi…Di principi condivisi, si dovrebbe dire. Ma quando si corre ai ripari è proprio perché manca la condivisione diffusa. Si chiude la stalla a buoi fuggiti per riaffermare, o tentare di riaffermare, il senso comune auspicabile.

Occorre riflettere, molto e in fretta. E’ normale che cultura e società siano in movimento, in evoluzione sarebbe bello dire. Ma è preoccupante accorgersi che talvolta “l’evoluzione” rechi in sé in realtà una buona dose di febbrile sbandamento.

Il problema non è solo chiedersi se divieti come questi siano giusti ma interrogarsi sul fatto che cresce e crescerà la necessità di ricorrere ai divieti.

Figli

Esistevano legittimi, legittimati e naturali.

I primi nascevano in costanza di matrimonio, i secondi nascevano naturali ed erano legittimati per susseguente matrimonio, i tersi nascevano fuori dal matrimonio.

Un piccolo orrore , umano e giuridico. E l’unica cosa che mi faceva sorridere tra principi e  norme di diritto in argomento era quella dolce parola che possedeva in sé la chiave di tutto : naturali. I figli “di serie B” erano definiti con il termine meno formale e più bello.

Finalmente la civiltà mostra la sua faccia buona e supera l’odiosa distinzione: completa equiparazione !

Il disegno di legge presentato da Rosy Bindi e approvato dal Consiglio dei Ministri peraltro si uniforma alla legislazione europea e non fa che cogliere ciò che era già nella Costituzione. Purtroppo era il nostro codice civile, anche dopo la riforma del diritto di famiglia, a prevedere una discriminazione tra la prole.

Francamente era un vecchio e buio tunnel, retaggio culturale e sociale assolutamente insostenibile. Una disciplina assurda e raccapricciante in un contesto civile e di umana sensibilità per i diritti fondamentali, la dignità della persona, la tutela dei minori e quei “valori naturali” che tanto spesso si citano come fondanti della nostra comunità.

Mi fa effetto perché  sono scandalosi il ritardo con il quale giunge e l’applauso con il quale occorre salutarla eppure è proprio il caso di definirla una piccola rivoluzione, un’ottima ventata di progresso giuridico, una felice evoluzione del pensiero che spazza via un’ombra sinistra…

Certe volte, è il caso di dirlo, proprio ciò che “naturale” stenta ad affermarsi.

Typepad...aggiornaci tu !

Da giorni ormai la colonnina degli aggiornamenti registra la più assoluta immobilità. Caro Typepad ti assicuro che molti hanno scritto, molti blog sono in continuo fermento credimi, ma sei tu a possedere la chiave per accedere al meccanismo di aggiornamento dei blog. Tu con il tuo team di tecnici all’opera per mantenere o migliorare il servizio. Tu con l’occhio vigile su una comunità di lettori scriventi. Tu padrone della piattaforma. Per favore, aggiorna la lista dei blog !

Sembra che tutti abbiamo spento i computer, disconnesso internet, disattivato le tastiere…è tutto congelato, paralizzato. Typepad è tutta apparenza, davvero, dammi retta…Vagabondando per blog mi sono accorta di una infinita quantità di post nuovi, Typepad, prova anche tu, controlla, vedrai che non mento !!!

Typepad…pensaci tu !