Dal punto di vista dell’interesse e della rilevanza giuridico-penale solo alcuni criminologi di formazione positivista come Lombroso, Ferri e Garofalo intuirono l’importanza di inserire nel discorso criminologico lo studio della vittima e del suo comportamento. Ma fu poi Von Hentig nel 1948 (con il libro The Criminal and His Victim) il primo autore a studiare in modo sistematico la vittima e tutte le implicazioni con l’autore e con il compimento del reato. E’ quindi all’opera di Von Hentig convenzionalmente che si fa risalire la nascita della vittimologia. Alcuni criminologi da allora parlano di vittimologia come scienza empirica autonoma, altri come ramo specifico della criminologia.
Modestamente ritengo corretto accedere alla seconda tesi. Il crimine è un fenomeno complesso che richiede un approccio quanto più ampio e profondo possibile e interdisciplinare pertanto è opportuno che la materia resti affrontata e studiata proprio con una impostazione e una veduta d’insieme che riservi attenzione ad ogni aspetto.
Ne avevo intrapreso lo studio più che altro in rapporto al problema del numero oscuro o cifra nera e principalmente nell’ambito dei reati a sfondo sessuale. Oggi ne sono ancora più intrigata e ho ripreso quindi l’osservazione e l’analisi.
Credo peraltro che ci sia attualmente un risveglio di attenzione sulla vittimologia, per la crescente sensibilità a forme di violenza in qualche modo diffuse o insite nel periodo sociale-culturale di grande fermento o per una maggior capacità di valutare appunto i fenomeni criminali in un’ottica integrata e di vasto respiro. Sono stata colpita dalla recente corrente di pensiero, sia sul fronte criminologico che su quello psichiatrico-forense, che ha concentrato particolari riflessioni sulle forme più infide di abuso, quale quello psicologico decisamente forte nella società moderna. Da questo ho compiuto il viaggio a ritroso, alle radici dei primi contributi di studio sulla vittimologia, per recuperare le mie conoscenze…e pian piano mi sto introducendo negli affascinanti percorsi di indagine e di valutazione.
Ci sarà materiale per diversi post. Sarebbe molto utile per me raccogliere opinioni e commenti.
Cara Irene,
a proposito di vittime, c'è un'epidemia di sindrome di Stoccolma. Mi sembra che molte vittime amino i loro persecutori...
Ciao!
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 29/10/06 a 19:57
Ciao Dragor ottimo spunto !
Interessante e complessa la "sindrome di Stoccolma", reazione emotiva al trauma molto diffusa specie nei casi di non violenza dell'autore del reato...
Potrebbe ritenersi derivante dalla situazione di dipendenza o da un meccanismo difensivo o dal bisogno inconscio di sopportare meglio la situazione adattandosi. Qualcuno in dottrina ritiene anche abbia influenza il concetto che la vittima ha del crimine, della polizia e della giustizia...e quindi dalla "forza" che attribuisce a chi delinque.
Pare comunque provato che aumenti le possibilità di sopravvivenza. E' ciò che si ricava dall'analisi dei casi di sequestro...
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 29/10/06 a 20:40
certamente l'argomento è interessante, molto spesso proprio sui rapporti fra vittima e assassino si gioca la soluzione di un delitto. Ora sono troppo frollato dal salone del gusto per parlarne di più.
buonanotte
Gianni
Scritto da: gianni ruotolo | 29/10/06 a 21:06
Chissà che bello il salone Gianni...io sono un pò influenzata quindi non sono riuscita a venire...!
Ciao ciao
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 29/10/06 a 21:12
Argomento interessante; è un viaggio sempre più profondo nella mente delle persone... buona indagine :))
Scritto da: Genny.c | 29/10/06 a 21:47
Cara Irene, nella sindrome di Stoccolma la vittima percepisce il suo persecutore come un essere onnipotente che ha su di lei il diritto di vita e di morte. Cosi' l'ama perché vuole essere riamata, condizione indispensabile per partecipare alla sua onnipotenza e riacquistare almeno un po' del potere perduto. Con forme diverse, la stessa dinamica si replica fra gli uomini e Dio, oppure fra il bambino e i genitori. Vale a dire in tutte le situazioni dove la perdita di potere genera angoscia.
Lo vediamo spesso nelle donne musulmane che giustificano e difendono il loro aguzzino che le picchia, le lapida, le ustiona e le uccide. In questo rapporto c'è anche una componente sadomaso. Quando l'aguzzino è Dio, Allah o Jahvé, più il dio di turno maltratta gli uomini, più questi lo amano in quella che si puo' sicuramente definire una sindrome di Stoccolma di massa.
Ciao!
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 29/10/06 a 21:59
Grazie Genny, in effetti il viaggio è davvero appassionante !
Un abbraccio
Scritto da: irenespagnuolo | 29/10/06 a 22:32
Caro Dragor,
condivido in parte quello che esprimi. Francamente però è una posizione un pò estrema e forzata...In certe situazioni l'animo umano è sollecitato in tali e tanti modi e misure che è impossibile dare una spiegazione univoca e assoluta alla sindrome di Stoccolma. Considera anche che occorrerrebbe dare un peso rilevante alle condizioni psicologiche specifiche del carnefice e della vittima...
L'idea della sindrome di Stoccolma di massa è suggestiva ma non provata Dragor. Certo il richiamo al fascino del potere è degno di nota...anche le organizzazioni mafiose esercitano la loro influenza sul tessuto sociale proprio sfoggiando la loro forza. Ma la fede Dragor non credo sia proprio un meccanismo cieco di soggezione. O almeno non solo.
Ciao ciao
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 29/10/06 a 22:41
Cara Irene, hai perfettamente ragione. La mia interpretazione è forzata ed estrema, ma serve a richiamare l'attenzione su un certo rapporto con il potere. L'equazione amore-potere, la teoria freudiana provata questa si' dalla dinamica di gruppo e dai behaviouristi, costituisce la struttura portante della sindrome di Stoccolma e di tutti i rapporti con chiunque possa soddisfare i nostri bisogni nelle relazioni individuali come nel macrogruppo sociale.
Avevo già scritto questo commento ma sembra scomparso. L'ho riscritto sicuramente peggio, sigh...
Ciao
Scritto da: dragor | 29/10/06 a 23:42
Capisco, caro Dragor. In effetti richiamare l'attenzione su un certo rapporto con il potere è giusto...E in qualche modo può delineare alcuni aspetti sui quali tornerò in altri post proseguendo il cammino di trattazione della vittimologia !
E' scomparso un commento ?! Eh ogni tanto succede anche a me (o me ne pubblica due uguali)...le bizze di typepad !
Ciao ciao
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 30/10/06 a 09:02
ciao irene,
sono una studentessa di psicologia e ho deciso di fare la mia tesi di laurea proprio sulla vittimologia..volevo chiederti se hai qualche libro interessante da consigliarmi (o qualche sito) e qualche ulteriore spunto!
grazie!
cristina
Scritto da: cristina | 26/02/07 a 15:48