Non vi conosco. E quando vi vedo, vi ascolto alla tv, vi leggo tra le righe di un libro o sulle pagine dei giornali vorrei capire ma faccio fatica. Forse mi aiuterebbe farvi mille domande e sentire le vostre risposte, pensarci su, guardare come vivete, condividere momenti che mi facciano percepire i vostri pensieri, discutere di qualche argomento in modo diretto per respirare le vostre opinioni.
Quello che mi arriva talvolta è una posizione intransigente ed intoccabile della quale però non sapete trasmettere una difesa serena, gioiosa, appassionata.
Sarah “il velo è la mia identità”, comparsa sere fa a Porta a Porta, le giovani sue coetanee intervistate da Vanity Fair, altre ragazze delle quali ho trovato testimonianze su altri giornali o su internet o in diversi dibattiti televisivi…non sono quasi mai sorridenti, allegre, entusiaste. Non le trovo “convincenti”. Difendono il velo che <le protegge>, ripetono continuamente che è una scelta e un fatto culturale che condividono pienamente. Eppure le parole che usano, gli sguardi, il tono della voce, le espressioni un po’ stereotipate lasciano trapelare una sorta di rassegnazione, di ottusa accettazione, di timore.
Vorrei sbagliarmi. Vorrei fosse una mia impressione assolutamente non rispondente alla loro realtà. Ed è proprio per questo che mi ostino ad ascoltarle, a leggerle : desidero trovare qualcosa che smentisca le mie valutazioni, che mi faccia tirare un sospiro di sollievo. Vorrei convincermi che il velo non aggiunge e non toglie alcunché. Forse vorrei anche che una ragazza islamica non dovesse cercare sicurezza coprendosi.
Sarah alla reiterata, incalzante domanda di Vespa “è giusta la lapidazione delle adultere”…replicava con imbarazzo e difficoltà “non so, non sta a me stabilirlo…ma anche per il cristianesimo è così”. Ma il velo allora ha a che vedere con la libertà ? Anche con la libertà di esprimere il proprio parere ? E’ una resa, è totale obbedienza, è rinuncia a considerare qualcosa di diverso, a riflettere, a confrontarsi, a intravedere una possibile diversa realtà ?
Su Vanity Fair trovo le ragazze islamiche che interpretano il velo come tutela della morale e dell’anima, come fuga alla concupiscenza maschile…E il racconto di un uomo europeo affascinato dalla donna saudita che fa il bagno in mare indossando il niqab e ne esce bagnata e con la tunica incollata al corpo. Insomma è chiaro che la storia della vita e del mondo è sempre la stessa : uomini e donne sono fatti per incontrarsi, per piacersi, per amarsi. Resta oscuro dunque per me cosa possa celarsi dietro il velo e dietro la sua ostinata conservazione.
Avrei bisogno di una certezza o almeno di un’altissima probabilità di libertà. E gradirei rinvenirla negli occhi e nelle parole delle donne islamiche.
E’ un obbligo, no è solo una tradizione, ma no non è necessario per essere “buoni” musulmani…Così tra integralisti e “moderati” a me non arriva una risposta precisa. E non solo. Tocca anche a me usare il termine “moderati” sebbene non mi garbi. Mi piacerebbe individuare chi è di religione islamica e chi non lo è, punto. E non dovermi appellare ai moderati perché urlino la condanna della violenza e del fanatismo, perché manifestino con forza il rispetto e l’uguaglianza delle donne…
Invece non sento questi segnali puntuali e vigorosi che spazzino via la confusione. Ci sono alcuni intellettuali musulmani che vivono in occidente e che cercano con grande apertura mentale, impegno ed enfasi di smontare l’Islam dell’odio e dei kamikaze, di presentarci una fede, una storia, una civiltà dialoganti e di contribuire ad allentare tensioni ed incomprensioni per un futuro di integrazione. Ma non hanno dietro “masse” di seguaci che ne confermano il pensiero.
E le donne ? Ci sono. Lo so. Ci sono grandi, importanti donne musulmane che potrebbero illuminare il vicolo cieco…Ma le tante “anonime” musulmane con il velo che vivono qui, che non parlano, che lasciano che Hina muoia nell’atroce silenzio, cosa credono, cosa vogliono, cosa pensano davvero ?
E come intendere il velo come simbolo festoso, come atto d'amore se si accompagna ad una sostanziale mutilazione della propria essenza di esseri umani ? Sarebbe bello se il velo fosse come il paio di jeans che ci infiliamo perché si usano, vanno di moda, siamo abituate ad indossarli…ma non è così. Cela la chiave di un mondo. E mi inquieta l’idea dell’uomo capace di rispettare un velo come se la soggezione fosse sinonimo di dignità, di purezza, di moralità o di pudore e così selvaggio da non poter rispettare più naturalmente la persona. Non posso capacitarmi facilmente a questa ricostruzione. E continuo ad attendere cenni diversi.
A quelle donne chiedo : aiutatemi a capire. Per me il velo è mortificante. Per voi la mortificazione esiste ?
Parliamone.
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