Ho seguito Primo piano ieri sera su Rai3 : indulto, amnistia, situazione carceraria...C'erano esponenti dei diversi schieramenti politici e la mia impressione è sempre la stessa : sento qualcosa di corretto da uno, un'idea intelligente da un altro, una riflessione condivisibile da un altro ancora...Mai un approccio complessivo che io percepisca come profondamente serio.
Premetto che ho avuto modo di visitare molti carceri (fortunatamente non per soggiornarvi) e posso confermare che - specie in alcuni - le condizioni sono al limite della sopravvivenza per non dire spaventose per sovraffollamento, igiene e spazi, che è vero - come faceva notare la Rosa nel pugno - che ospitano in gran numero 1) tossicodipendenti 2)extracomunitari 3) sfigati e che - come ha sostenuto e ribadito l'Italia dei valori con Di Pietro - larga parte dei detenuti è costituita da imputati in attesa di giudizio (quindi presunti innocenti fino a condanna definitiva).
Ciò detto ritengo che prima di correre con il pensiero ad indulti o amnistie occorre passare per una compiuta disamina della situazione. Innanzi tutto credo si debba partire dai concetti fondamentali di giusto processo e giusta pena. Uno dei vecchi mali del nostro sistema risiede nella lunghezza dei processi e allora bisognerebbe discutere di questo, comprenderne a fondo le ragioni, studiare i rimedi. La macchina della giustizia necessita di persone e di mezzi. Se sono inadeguati o insufficienti occorre intervenire e urgentemente. Sulla giusta pena, altro infinito argomento per dissertazioni giuridiche, basta ricordare il sempre valido e attuale insegnamento di Cesare Beccaria : la pena deve essere certa. Se davvero pensiamo all'ordinamento penale come ad "manuale di valori" di un dato popolo in una data epoca è chiaro che il primo principio cui fare riferimento è una sorta di indice di gravità : l'elenco dei comportamenti riconosciuti come penalmente rilevanti e la sanzione penale individuata in proporzione alla gravità. Le norme prevedono poi attenuanti o aggravanti tolte o aggiunte le quali dovrebbe ricavarsi quasi matematicamente la pena da infliggere nel caso concreto. Assurdo che nel nostro Paese nel 2006 La Russa o qualsiasi altro politico possa e debba fare ancora in tv la conta di un caso di rapina a mano armata con il pallottoliere del nostro sgangherato sistema "9 anni ma se ne scontano 6...con l'indulto diventano 3..." poi uno può godere di questo o quel beneficio o finire agli arresti domiciliari e non scontare neanche un giorno in un penitenziario...
In tutto questo ci si accanisce su indulto si o no, amnistia si o no...
Ampi studi dimostrano che non una minaccia incerta ma la certezza della pena può avere anche un'efficacia deterrente...Il nostro codice prevede per alcuni reati sanzioni anche troppo elevate che in pratica, infatti, non sono mai applicate. Sarebbe auspicabile una previsione decisamente meno pesante ma certa.
Non dimentichiamo poi che la pena ha anche una funzione rieducativa : nel nostro ordinamento la pena non è solo retribuzione per il male commesso, deve anche tendere alla rieducazione del reo. Viene da sè che la condizione dei penitenziari è essenziale perchè sia effettivamente praticabile "la speranza rieducativa" con un'idoneo percorso durante la detenzione che getti le basi per la risocializzazione del reo al termine dei tempi di carcerazione.
E sta alla civiltà e alla cultura di un Paese stabilire se si avverte più grave, pericoloso o riprovevole il furtarello o il crimine dei colletti bianchi. Macchè. Siamo ancora alle prese con reati che hanno un'altissima <cifra nera> ovvero restano sommersi, non denunciati e quindi non perseguiti...dalle violenze ai maltrattamenti in famiglia a molti altri delitti. Sarebbe ora che la coscienza collettiva avesse ben chiaro cosa combattere e reprimere e con quale "graduatoria" di importanza...Ma ciò implica scelte forti, che colpiscono interessi troppo protetti...E dall'altra parte pochi si soffermano a pensare su quale devianza possa essere generata proprio dalla realtà carceraria. Altro che rieducazione.
Mi accorgo di aver scritto confusamente, di getto. L'argomento è molto complesso, richiederebbe un approfondimento e un linguaggio appropriati ma penso che finirei per tediare...Meglio termini impropri o grossolani ed espressioni comprensibili in questi casi, per una compiuta trattazione giuridica mi riservo altre sedi e altri tempi (ne verrebbe fuori un tomo enorme !). Resta il fatto chiave che la visione di "emergenza" dell'indulto o dell'amnistia diventa una prassi, non l'extrema ratio ma la normale risposta ad un problema...E continueremo a scornarci sui "privilegiati" che possono evitare le manette, le terribili celle, le agonie di anni in attesa di giudizio e godere di difese e coperture...Ma è una questione di mentalità, di cultura. E non solo di sporca politica.
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